mercoledì 26 settembre 2012

Modern Witch League 5#: Alfabeto di strega: F come Filare


Modern Witch League 5#: 
Alfabeto di strega: F come Filare


Kemba, spinna, tæja, tvinna 
trogið þæfa í.
Mala, skakam mín er vinna,
mykrið veldur því.

Comb, spin, tease, twine
stamp wool in a trough.
Mill, churn, that's my work
Darkness is the reason.

Filere, cardare, intrecciare 
il gomitolo in un solco. 
Tessere, agitare, questo è il mio lavoro. 
L'oscurità è la ragione


Questo è un canto islandese (tradotto in canadese e italiano), una poesia popolare antica, da recitare mentre si fila la la lana. Molto utile per scopi magici- Le parole sono tradizionali.
La filatura della lana, nei tempi antichi non era semplicemente un modo per procurarsi il filo necessario per confezionare abiti e coperte, era una vera attività magica di cui praticamente se ne è persa ogni traccia.
Non immaginate quanto sia stato difficile scrivere queste poche righe che vi proporrò al riguardo.
La canocchia innanzitutto è lo strumento utilizzato in filatura. È stata progettata per raccogliere le fibre e i fili di lana arrotolandoli su se stessa, in modo da mantenerle ben districate e pronte all'uso. Oltre che per la lana questo strumento raccoglie anche fibre di lino, canapa, cotone ecc..
In tedesco la canocchia è conosciuta come  d ɪ s t ɑ ː f /  distaff, ed è detta anche pietra - e rocca, in quest'ultimo senso viene intesa come un vero aggettivo che descrive la discendenza femminile della famiglia. Questo termine in lingua inglese è stato utilizzato per simboleggiare la vita domestica e ovviamente a tutti gli elementi collegati alla filatura, essendo un arte femminile che le donne svolgevano in casa.
In Europa Occidentale, ci sono due forme comuni di rocche, a seconda del metodo di filatura. La forma tradizionale è quella di un'asta, che si tiene sotto il proprio braccio durante la filatura. Una rocca può essere montata anche come allegato a una ruota che gira, come fù evidente durante la rivoluzione industriale in Europa nel 13° secolo, ma se si guarda ancor più nell'antichità le canocchie erano bastoni biforcuti o con più estensioni, che svolgevano la medesima funzione delle rocche d'oggi.

In età romana, come già nel mondo greco ed etrusco, la filatura della lana, effettuata con rocche di varia tipologia, era una delle attività per eccellenza della domina tanto da essere citata nelle epigrafi funerarie oppure da essere raffigurata sulle tombe, spesso nelle mani della defunta, a indicarne le virtù domestiche. In alcuni casi rocche e fusi erano anche inseriti nei corredi funerari.
Sulla base dei rinvenimenti archeologici le rocche antiche possono essere divise in tre grandi categorie: quelle da dito, di dimensioni ridotte e dotate di un anello in cui veniva inserito un dito per impugnarle; quelle da mano, più lunghe, che venivano tenute nella mano sinistra; quelle da braccio, di grandi dimensioni, che potevano essere tenute in mano o sotto il braccio o infilate nella cintura. Se è presumibile che la maggior parte di questi strumenti fosse in legno, difficilmente conservabile, sono note rocche in ambra, osso, giaietto, avorio.
Pure i fusi, oltre che in osso, erano spesso realizzati in legno, in ambra, osso, vetro, pietra e ceramica.
L'accoppiata rocca e fuso era compresa nella dote di una sposa, da attrezzo utile diventava, con decorazioni e intagli, opera d'arte.
Venne usata nelle campagne fino all'inizio del XX secolo, anche se preesistevano, fin dal medioevo, macchinari (arcolaio) per filare in maniera più veloce, soprattutto dalle donne che pascolavano le greggi o si spostavano (e intanto filavano), questa conocchia da viaggio era di formato ridotto, più corta e leggera, si infilava in tasca e si attaccava al vestito per reggerla diritta.
In Russia la conocchia era spesso riccamente intagliata e dipinta, poiché era un elemento importante di arte popolare.
Se la connotazione magica e stregonica del filare la lana e degli strumenti impiegati per farlo non è ancora evidente, probabilmente la colpa è da imputare a trascrizioni sbrigative e sbagliate, che non hanno mai annoverato tra gli strumenti magici le canocchie. Avremmo dovuto trovarlo scritto tra i bastoni, le bacchette e gli Stang, ma Robert Cochrane l'unico che ha  accennato all'utilizzo in stregoneria, ha lasciato scritti incompleti al riguardo di questo strumento. La cosa non è certo migliorta grazie alla mancanza di ricerche da parte delle moderne tradizioni e dei loro esponenti, o da parte di autori impegnati nello scrivere testi sulla stregoneria, che non ne hanno mai fatto menzione. Il bastone, lo Stang in un temine vecchio inglese indica che nella sua forma più antica era semplicemente un ramo di albero biforcuto con due o più denti, quindi uguale alla rocca. Essa era uno strumento per la filatura a mano, utilizzato ogni giorno dalle donne, il suo utilizzo risale almeno a 2000 anni prima delle industrie di tessitura -dal neolitico alla rivoluzione industriale-.

"La cosiddetta 'rocca’ è un oggetto sacro' tenuto in venerazione da alcune streghe, ed era in realtà una conocchia tessitrice, e potrebbe facilmente essere scambiato per un simbolo fallico. La conocchia tessitrice legata con canne o paglia, appare spesso in sculture rurali e altrove.  Con essa ci si riferisce a attività artigianali ma anche a divinità supreme. Sembrerebbe che le streghe non erano affatto influenzate da concetti freudiani ".
-– Robert Cochrane, On Cords

Nella mitologia, la rocca rappresenta l'albero universale del mondo e il mandrino (il tondino in basso) è l'axis mundi della Terra. La rocca è stata anche vista da alcune culture pagane, come l'incarnazione del potere creativo dell'universo, per una donna o un uomo rappresentava il "creare qualcosa dal nulla, proprio come l'Universo stesso è stato creato". In alcuni miti antichi della creazione, la dea della terra ha usato solo la sua conocchia e le fibre prima del caos, per creare l’universo. Nella mitologia greca era Cloto, una delle tre Parche che teneva la conocchia e girava il filo della vita.
In molte raffigurazioni medievali di streghe che volano al sabba, sono in volo sulle loro rocche, le fibre filate alle estremità, vennero spesso confuse con i manici di scopa pur avendo un uso totalmente diverso. Così la strega volava al sabba, questa è in realtà una metafora, ma non solo perche oggi giorno sappiamo che questo non era vero, ma essa rivela che per la strega, la sua rocca era lo strumento che le permetteva di viaggiare tra i mondi, come gli sciamani delle culture animistiche volavano verso l'alto o verso il basso sull'albero, del mondo utilizzando il loro personale bastone scolpito come un cavallo o cervo .
Gli stregoni sono di solito associati a un bastone piuttosto che una conocchia essendo questa prettamente femminile, e anche perché per esempio, una punizione nel Medioevo britannico fu chiamata "in sella allo Stang"; era ustata per un uomo che aveva abusato di sua moglie o della madre. egli veniva seduto al contrario su un asino, mentre era costretto a tenere la conocchia della donna e veniva fatto sfilare attraverso il villaggio. Per l'uomo, questo era considerata umiliazione pubblica.

Nella mitologia norrena, la dea Frigg fila nubi con la rocca ingioiellata dalla costellazione nota in norreno come Spinning Wheel Frigg ( Friggerock , la cintura di Orione). Tra le molte similitudini che la mettono a confronto e la confondono con Freyja c'è in particolare la dote del "divinare" si dice che Frigg conosca ogni cosa ma tuttavia ella non profeteggia, mentre Freyja è una dea la cui profezia è espressa attraverso la pratica del seidhr, quindi attraverso la trance e la comunicazione con lo spirito, proprio come un oracolo Greco. Tale pratica è riconducibile anche al lavoro di Filare la lana, infatti oltre alla simbologia della rocca, filare la lana, a coloro dotati di "vista" permetteva e permette con facilità di entrare in uno stato di trance.
Tra i racconti ricordiamo Morgana nelle Nebbie di Avalon che nel filare la lana "vede" la morte del padre e la salita al trono di Uther Pendragon.
Tornando alle tradizioni nordiche non dimentichiamo le Norne, simili alla Parche Greche, che vivono tra le radici di Yggdrasil, dove tessono l'arazzo del destino. La vita di ogni persona è una corda nel loro telaio e la lunghezza della corda è la lunghezza della vita dell'individuo. Poiché tutto è preordinato nel complesso universo norreno, anche le divinità hanno i loro fili nel telaio, benché le Norne non permettano loro di vederli. Il Wyrd, la trama del destino è configurato come Pozzo o Albero del Mondo e quindi continua l'inesorabile legame con la filatura.

Nelle leggende Alpine, ma anche in molte parti d'Europa con nomi diversi, troviamo Frau Berta - Holda nel folklore germanico, patrona di tutti i lavori domestici delle donne, ma nessuno tanto come la filatura, un'attività con forti connotazioni magiche e l'accesso ad un altro mondo. Filare, tradizionalmente era compito di una donna, e uno dei pochi da cui avrebbero potuto guadagnare denaro. Holda prima di tutto insegnò l'arte di fare biancheria dal lino. Lei governa la coltivazione e la filatura del lino, e per molti aspetti è simile a alla dea Frigg, che governava la filatura della lana.
Holda insegna, ispira e premia le lavoratrici infaticabili, a volte finisce bobine di una lavoratrice operosa per conto di essa durante la notte, ma punisce le pigre, disfando il loro lavoro. Molte festività sono osservate per Holda in alcune parti della Germania, in generale intorno alla vigilia di Natale  o dodicesima notte, o per tutti e dodici giorni di Natale, in questo periodo ci sono spesso divieti in materia di filatura. In Svevia tutti i filati devono essere ultimati entro la vigilia di Natale, e nessun nuovo lavoro deve essere iniziato fino al termine della dodicesima notte. Vicino alla Hörselberg è l'opposto: il lino viene caricato sul mandrini la vigilia di Natale, quando inizia il suo giro Holda promettente molti fili, come molti anni buoni, e tutti devono essere terminati entro il tempo in cui ritornerà all'Epifania.

Nel "Le Gospelles di Dystaues" o Vangeli rocca, un manoscritto medievale scritto intorno al 1470 che sembra avere molti partecipanti, fù tradotto nel 1507 in inglese e pubblicato dall'editore Wynkyn de Worde. E 'pieno di superstizioni, pratiche, credenze e folklore che rasentano la stregoneria e sicuramente rientrano nel regno della magia. Un manoscritto prima  dell'isterica caccia alle streghe, prima della persecuzione e della paura - in cui le donne apertamente praticavano la propria saggezza e la magia, mentre (la) filavano con le loro rocche, riunite insieme - "Condividono consigli su questioni così importanti come controllare mariti erranti, come prevedere il sesso della prole futura, come curare le malattie comuni, e il modo di affrontare gli spiriti maligni, queste pratiche forniscono uno sguardo raro nella vita intima delle donne contadine medievali"
Questo non sembra nulla di che, ma continua così: "Le donne la cui saggezza fornisce il contenuto di questi vangeli, affermano che la conoscenza che intendono trasmettere proviene dall'antichità antica, dal Hermofrodita, la moglie del grande mago Zoroastro. La presente scoperta, si basa sull'Ermafrodito bisessuale che per un certo periodo sembrava una donna, w una volta scoperti i segreti delle donne ha rivelato la conoscenza ginecologica che ha imparato da loro."
Ora Zoroastro può suonare familiare, il culto di Zoroastro è antico, pre-cristiano, si crede esso sia figlio o nipote di Noè, ma ovviamente questo non è il punto e nemmeno quante altre cose sul libro ci sarebbero da dire.
Il punto è che la filatura, era utilizzata dalle donne ordinariamente per scrutare il futuro, per indurre stati di trance e per procedere con pratiche stregoniche e magiche e questo accadeva dalla notte dei tempi, dal momento in cui le donne non hanno iniziato questo mestiere. Forse oramai visto che in pochissimi lo praticano ancora, e noi generazioni future lo stiamo lasciando cadere nel dimenticatoio definitivamente, quest'arte si porterà via un pezzo della nostra storia e del nostro potenziale-potere. In questo modo sicuramente qualcuno gioirà di questa dimenticanza che in tutti i modi non si è voluta far ricordare, bhè... nel frattempo forse possiamo trovare ancora in qualche cesto della nonna qualche canocchia, qualche gomitolo avvolto in una rocca e potremmo iniziare, riniziare a scoprire quest'arte.
Solo "vedendo" il nostro passato potremmo scorgere il futuro ;).




2 commenti:

  1. Veramente una bella ricerca! E complimenti Per il blog e le idee da realizzare che proponi, sempre belle nella loro semplicità.
    Agrifoglio

    RispondiElimina