giovedì 28 maggio 2015

Tasseomanzia



La prima tazza inumidisce le labbra e la gola
La seconda frantuma la mia solitudine
La terza fa svanire dolcemente i torti della vita, dal mio ricordo
La quarta Purifica la mia anima
La quinta per accedere al regno degli Dei veggenti.
                                                     - Mistico Cinese, Dinastia Tang


Mi sono presa la liberà di copiare questa frase introduttiva dal post di Sarah traducendola, mentre mi preparo a scrivere questo Post di cui già avevo praticamente detto tutto in un video. Accontento uno di voi che qualche sera fa mi ha scritto in pv.
Mentre il mio tea, si raffredda un po inizio a dirvi che: Cio che scriverò sono le cose che personalmente so e metto in pratica, non è molto poiché l'arte di leggere le foglie del tea è del tutto nuova anche per me.
La Tasseomanzia di basa sull'intuizione psichica. E' una delle arti divinatorie più antiche al mondo, e spesso dimenticata e trascurata dalle nuove generazioni di streghe, ma è più antica di tarocchi e carte da gioco..
Tasseomanzia, praticata in modo particolare in Inghilterra a partire dal XVI secolo quando i portoghesi, di ritorno dall'India, fecero conoscere il thè in Europa, ma si ritiene che questa pratica sia molto più antica. Pare che leggere le foglie di thè fosse conosciuto un po' in tutta l'Asia, lo scopo è quello di individuare figure apparentemente casuali e a configurazioni simboliche. Qualcosa di simile era effettuato dagli indovini romani che leggevano la feccia del vino rimasto sulle brocche oppure da altri indovini che interpretavano i resti del cibo in un convivio.

Leggere le foglie del tea è semplice e diretto, si collega ai simboli dell'inconscio, non comporta spese eccessive, spostamenti o difficoltà.  Sono i dettagli e l'esperienza a fare la differenza in quest' arte.
Può essere considerata un arte sociale poichè per essere un buon lettore di foglie da te, dovete avere una forte empatia verso il vostro "cliente" capire lo stato d'animo in cui si trova, e sopratutto partire dal concetto che mai nessuna lettura sarà uguale ad un altra.

Innanzitutto tenete bene a mente che si tratta di un vero e proprio rituale, e vanno poste le giuste condizioni e utilizzati i giusti strumenti. Non pensate che una bustina classica di tea possa essere tagliata e il suo interno utilizzato a questo scopo. Le misture di te che vendono già confezionate non si adattano a questo scopo perche troppo fini. Dovete compare foglie da thè  di quelle che vanno messe nei filtrini metallici.
Un altra nota importante è che diversi tipi di dea daranno letture differenti, potete individuare col tempo l mistura che meglio s'addice a voi, ma  un misto di tea cinese e indiano cosi come un semplice earl grey sembrano prestarsi bene a questo scopo.
Anche la tazza è importante, sono preferibili quelle classiche da servizio da tea, piuttosto che i tazzoni mug, proprio per via della loro forma a semi sfera, con i secondi sfido ad ottenere qualsiasi risultato.

Rituale:- E' importante imparare quale sia la quantità giusta di foglie da utilizzare per una lettura.
-Mettere in infusione il Tea, mentre l 'acqua si colora usate questo tempo per entrare in concentrazione, in uno stato meditativo, per sgombrare la mente.
-Le letture delle foglie di tè difficilmente riguardano tempi molto lunghi, riferendovi a tempi brevi le letture possono essere più semplici e sopratutto aiutavi nel fare esperienza. Quindi potreste concentrarvi in questo momento sulla prossima settimana.
-Bevete il tea senza mangiare le foglie, lasciando che i denti filtrino le foglie. Anche questa è una tecnica che apprenderete con l'esperienza.
-rilassandovi bevete il tea, e lasciate un po di liquido sul fondo. anche qui imparerete quanto lasciarne perché non sia ne poco ne troppo.
- Tenete la tazza con la mano sinistra e respirate profondamente chiudendo gli occhi.
-Pensate alla vostra domanda, in merito alla settimana o al mese a venire.
- Quando vi sentite pronti ruotate la tazza in senso antiorario tre volte contando i tre giri. 1...2...3.
- E' importante saper capovolgere la tazza, ed è bene farlo su un piattino. Dal vostro capovolgimento dipenderà l'intera creazione dei simboli. Restate in silenzio durante il processo di formazione dei depositi di tea.
- Quando ritenete che sia occorso un tempo sufficiente, voltate la tazza e osservate il suo interno. Prendetevi il tempo necessario per  individuare i simboli nelle loro angolazioni, Sopratutto quelli più rilevanti.

La tazza:
Il manico della tazza corrisponde al consultante e al momento presente,m quindi potete rivolgerlo verso di voi durante la lettura
- La tazza viene poi divisa in parti, potete scegliere se optare per immaginarvi sette segmenti che rappresentino i sette giorni della settimana, o 12 segmenti per i mesi dell anno a venire. Magari potete anche dipingere diverse tazze per diverse letture a seconda delle esigenze.
- La lettura di effettua in senso orario, così che il primo segmento sia Lunedi/ Gennaio, il secondo Martedi/Febbraio etc.
-I simboli che si formeranno vicino al bordo sono le cose più vicine a voi, quelle più ovvie che potreste già conoscere, e che molto presto verranno fuori. Mentre quelle al fondo della tazza sono le cose più inaspettate, più ignote, segreti e sorprese, o ciò che cela il vostro subconscio.
-Un altra suddivisione possibile sarebbe quella in orizzontale ovvero, dividerà la coppa in 3 parti, la prima più alta sono le cose che accadranno immediatamente, o che addirittura il consultatene può già conoscere, la riga di mezzo, un futuro più prossimo, per esempio tra una settimana, la tersa, ovvero il fondo della tazza può riguardare anche il futuro che si svelerà tra mesi.
-Se appare un numero questo potrebbe indicare una data, i giorni o i mesi entro i quali si svelerà un evento importante e significativo.
-Non sforzatevi mai di trovare simboli, a volte può capitare che questi non appaiano, che la tazza non risponda. Questo potrebbe capitare sopratutto se effettuate letture assidue, magari in quel momento non vi sarà nulla di rilevante da dirvi, o in quella settimana nulla di speciale vi attende.

Interpretazione:
Io ho comprato la Cup of Destiny di Jane Lyle, non solo perché essa ha un design meraviglioso, con quel suo aspetto antico e tutti i simbolini all'interno, ma anche perché appunto essa forniva un breve manuale per iniziare a riconoscere simboli e avere la corrispondenza del loro significato.
Se non disponete di manuali specifici sulla Tasseomazia, potreste semplicemente utilizzare un libro dei simboli, un libro dei sogni. O anche solo i siti internet preposti a svelare il significato di alcuni simboli che appartengono all'inconscio collettivo. Potete adattare la vostra ricerca scrivendo " Cosa vuol dire sognare pesci?" (è un esempio a caso) e vedere cosa viene fuori, ricordandovi che si tratta di una divinazione e quindi adeguando il significato.
Spesso io credo che non sia neppure necessario ricorrere a testi o internet. Osservate bene il simbolo, disegnatevelo su un foglio così come è apparso, e meditateci sopra, scavate dentro di voi quale significato questo possa avere per voi. Ovviamente questo vale per le letture personali, non potete certo chiedere a un cliente cosa gli evochi un determinato simbolo, altrimenti la tazza se la leggerebbe da solo.
Ad ogni modo, usate l'intuizione,e  create un codice personale con i vostri simboli e significati. per farvi una latro esempio, magari la comparsa di una casa, potrebbe subito farvi venire in mente che effettivamente state cercando casa, e magari quindi, la troverete, oppure che avete problemi in famiglia... ecc.. adeguate la vostra intuizione anche al momento che vivete. Le onde possono per empio riguardare sia l'acqua, che un viaggio per mare, una chiave, una nuova possibilità o un qualcosa che vi viene celato etc..

Se trovate una tazza da tea bianca, e sentite la necessita di dividerla in sezione e renderla simile al design della Cup of destiny, sappiate che spesso da tiger vendono a pochissimo colori per dipingere la ceramica, questi potrebbero fare al caso vostro per personalizzare le vostre tazze.


Se vuoi guardare anche il mio video:



Fonti:
The Cuo od Destiny - Jane Lyle. Shelter Harbor Press.
Appunti personali.
www.sacerdotessediavalon.formcommunity.net
Acritti di Sarah Lawless
Foto e immagini Skayler Ulver.
I tarocchi presenti nella prima foto sono L'oracolo della Strega di Amanda Pitto
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mercoledì 27 maggio 2015

13 Rune della Strega - Parte 2#

Il vostro set di 13 Rune

Il miglior strumento divinatorio che potete avere è quello confezionato dalle vostre mani, poiché nel momento stesso in cui lo realizzate imprimete in esso il vostro potere, questi conserverà la vostra energia. Pietre che trovate in natura sono una base ideale per costituire il vostro set delle 13 Rune della strega, poiché il materiale naturale agevola l'armonia dello strumento.
Per fare questo set non dovete essere artisti straordinari, dovete solo uscire a cercare le vostre pietre, sceglietene 13 di dimensione simile con una superficie piatta che si adatti al poterle dipingere.
Il materiale che decidete di usare potrebbe essere trovato lungo una strada, un po alla volta, nel bosco, e qui io aggiungo che potreste anche decidere di farle su dischetti di legno. Tuttavia le pietre dei torrenti spesso sono le migliori adatte a questo scopo, bellissime chiare e levigate. Potete in ogni caso cercarle ovunque, sulle sponde di un lago, sui sentieri, o anche in un cimitero!
Il colore con cui dipingere i simboli dipenderà dal colore delle pietre che avete scelto che in linea di massima dovrebbero superare la grandezza di un Euro.
Per la scelta delle pietre io vi consiglio di leggere questo pezzo di Scott Cunningham sulla magia delle pietre:

La magia delle pietre è una magia che conoscono quasi tutti, perché piu o meno tutti conoscono l'esistenza dei cristalli e del loro legame con i segni zodiacali. [...]
Sebbene la tradizione delle pietre preziose e semi- preziose, sia apparsa abbastanza contraddittoria, la cosa non è importante perchè si stratta di una pratica costosa, che solo pochi possono permettersi.
Mentre le pietre comuni quelle che troviamo ogni giorno sulla strada nel cortile di casa, ammassate sulle rive dei mari e dei fiumi, queste pietre hanno in se delle energie e possono essere impiegate nella magia allo stesso modo delle pietre che hanno un valore commerciale.
Il solo fatto che una pietra sia preziosa non garantisce alcun potere particolare. E' vero che piu la pietra è rara maggiore è l' alone di fascino misterioso che la circonda. I diamanti sono un ottimo esempio. Tuttavia, essi non sono necessari alla magia.
Avete mai raccolto pigramente delle pietre o ritrovarvi un sassolino in tasca senza una ragione apparente? O magari avete acquistato un pezzo luccicante di agata o di onice. Vi siete chiesti perche?
Centinai o migliaia di anni fa, le rocce venivano usate come utensili. Esse insieme alle ossa, erano alcuni utensili disponibili ai popoli antichi, li usavano per raccogliere le piante per cacciate, per cucire, e per tutto ciò che non era fattibile a mani nude.
Oggi non si pensa spesso alle pietre, ma nella magia possono essere strumenti preziosi, facili ed economici.[...]
Per entrare in contatto con le energie che risiedono nelle rocce, prendete una pietra che vi attiri. Dovrebbe essere abbastanza piccola da tenerla in mano, ma quello è l'unico criterio. Stringetela nella mano dell'energia e state seduti in silenzio.
Chiudete gli occhi e indirizzate la coscienza verso la mano. Sentite la pietra. Esploratela con la vostra mente, notandone la struttura e la temperatura, la durezza, tracce di terra attaccata.
Dopo questo, tenete la pietra passivamente lasciate che vi "parli". Lo farà con vibrazioni, l'essenza della magia. Le vibrazioni partono da dentro di essa, e voi le avvertirete con la mano, dove batteranno!
Se le vibrazioni hanno un ritmo accelerato sopo intense, si tratta di una pietra ad alata vibrazione che diffonde rapidamente il suo potere e agisce in fretta in ogni impiego.
Se le vibrazioni sono lente, tranquille, si tratta di una pietra a "bassa vibrazione", e verrà usata in modo differente.
Dovete farlo per ogni pietra che intendete usare, sebbene sembri una procedura lunga e noiosa, in realtà e breve. Una volta che riconoscete le vibrazioni, sarete in grado di farlo in pochi secondi.

Adottando il criterio spiegato dall'autore potrete formare il vostro set di 13 pietre, ovviamente la scelta indicata è quella di pietre ad alta vibrazione, con un forte ronzio energetico, che trasmettano uno shock elettrico.
Una volta che le raccogliete ponetele in un sacchetto e portatele a casa, versatele in una ciotola (calderone, recipiente) con dell acqua fredda, potete aggiungere un pizzico di sale per aggiungere un maggior effetto purificante e anche qualche pizzico delle vostre erbe preferite o lavanda, o camomilla. Scialacquatele un po di volte.
Esponete le pietre alla luce lunare per almeno un paio di giorni, la Luna infonderà ad esse un maggior potere mistico. Il momento della luna piena è il momento ideale.
In ogni caso accertatevi che siano perfettamente pulite.


Per decorare le pietre scelte usare il colore acrilico nero, bianco, un colore a scelta, oro e argento. Se le fate su legno è possibile dipingerle pirografarle o inciderle. L'autrice utilizza specificatamente tutti questi colori  in diverse fasi: nero per il Background, il simbolo in bianco e il resto della pietra con il colore a vostra scelta. oro e argento aggiungono dettagli unici e magici "incantati". Utilizzate colori come il turchese o l'indaco per conferire una atmosfera magica, navy, cobalto, blu cielo, o verde bosco e colori metallici per un maggiore effetto! Il viola è un ottima scelta per via delle sue vibrazioni e lo stretto legame con la divinazione etc.
Io vi consiglio di procedere a vostro gusto, a mio parere così sono un po pacchiane.
Utilizzate un buon pennello con una punta adeguata a poter tracciare i simboli.
Il libro consiglia addirittura l'utilizzo di 3 misure di pennello, 0, 1 e 10 Flat. Nonché l'utilizzo di strumenti di precisione per tracciare per esempio cerchi e line al fine di evitare la frustrazione di un lavoro imperfetto.
Proteggete il piano da lavoro e aspettate alcuni minuti tra un passaggio e l'altro mentre create la vostra pietra in modo che il lavoro alla fine sia impeccabile.
Il libro si dilunga in una serie di descrizioni secondo me davvero superflue , quindi passo a postarvi il modo in cui i simboli vanno tracciati, pezzetto per pezzetto.




Questo articolo e tratto e riattato, integrato e cambiato da:
Witch's Runes -How to Make and Use You Own Magick Stones di Susan Sheppard.
Magia naturale di Scott Cunningham
Immagine di: http://moongoddessgarden.com/
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Cosmologia nordica e Ruota dell'Anno

Voglio iniziare a fare un lavoro sul mio BoS, sui sabba, cambiando definitivamente parte dei miei vecchi rituali che ho adottata per tanti anni (a stampo wicca) e improntarli un po' di più sulla tradizione che mi accompagna da ormai diversi anni. In realtà è ciò che gia faccio da tempo, ho gia rielaborato le celebrazioni dei sabba, ma le ho trascritte su fogli volanti, su file spariti e non ho un ordine. Questa cosa mi sta dando fastidio. Fastidio, anche perché non ho nemmeno su questo blog delle schede chiare e improntate su ciò che faccio.
Un po di fastidio deriva anche dal fatto che dopo aver tradotto mallopponi di schede dei sabba generici ora non li senta più andare bene per me. Da questo nasce persino l'idea di aprire un nuovo libro delle ombre!
Questa necessità si è fatta ancora più viva ieri notte, quando parlando con un amico che ha appena abbracciato una tradizione specifica, si parlava appunto della difficoltà che, non solo c'è nel dover quasi riniziare da capo,(questa è la sensazione comune che si ha quando si accoglie una tradizione) ma anche nel reperire informazioni specifiche.
Come vi ho già detto io sono una strega tradizionale a impronta nordica, con pantheon norreno; le tre cose sono correlate tra loro ma non sono evidentemente sinonimo l'un dell'altra. Pertanto ciò che vado a scrivere ha impronta nordica-norrena e non puramente norrena.
Questo accade per diversi motivi, uno perché le festività norrene sono leggermente sviluppate in modo diverso rispetto i Sabba conosciuti nel pagenasimo e neopaganesimo, sia anche perché il contesto moderno in cui opero è totalmente diverso da quello norreno. Non solo per un fatto di tempo (anni), ma anche climatico e di necessità sostanziali. Non celebrerò mai un vero blòt, neppure volendo, poichè non avrei nemmeno la necessità, ne avrebbe senso che io sacrificassi un capo di bestiame che ovviamente non toglierei al mio bestiame, non avendone uno. Di questo probabilmente avevo già parlato in qualche post, quindi non vado oltre.
Ho cercato di dare nomi alle festività più opportuni, mantenendone sempre otto, collazionandoli con la tradizione nordica e quindi con rituali più contadini, più semplici e anche più antichi rispetto ai sempre ben accetti suggerimenti wiccan, perché così mi sembra di sentirli maggiormente, relazionandomi meglio con il tema stagionale. E' un lavoro per me, semplicemente più profondo. Attraverso poi ricerche varie e letture, relaziono i sabba anche con le divinità del pantheon che seguo.
Non è un lavoro semplicissimo, ma mi fa piacere condividerlo con voi nella maniera in cui sto cercando di avviarlo, con le conoscenze che ho ora, che forse saranno minime, ma con l'amore e la devozione di sempre.

Iniziamo da qui.

Cosmologia nordica e  Ruota dell'Anno 


All'interno della mitologia nordica ci sono 9 regni, e 8 giorni sacri come in molte altre tradizioni (più anche altre festività). Dall'Edda sappiamo che nel mondo nordico è possibile raggiungere i diversi regni viaggiando in diverse direzioni.
Ma quali sono queste direzioni?
Su un ipotetico asse trasversale possiamo immaginare che :
A Nord, Niflheim - regno di ghiaccio.
A Est, Jotunheim - il regno dei giganti.
A Sud, Muspellheim - regno di fuoco.
A Overst, Vanaheim - regno dei Vanir, le divinità della fertilità. 

Procedendo invece in verticale:
Helheim è il regno che si trova più in basso di tutti.
Poco più sopra troviamo Svartalfheim - regno dei nani.
Al centro dell'asse che collega ogni direzione c'è Midgard, il nostro regno.

Tra Helheim e Midgard, troviamo Alfheim - regno degli Elfi. 
Asgard invece, è il piu altro dei regni - il regno degli Dei.

Come questa mappa sopra tracciata collega la ruota dell anno, quindi un ciclo progressivo che sia coerente con i regni del mondo nordico?
E' semplice, si collegano bene perché quando sono state decise le direzioni a cui corrispondevano gli equinozi e i solstizi, le stagioni sono state collegate ai punti cardinali (Inverno- nord; Primavera est; Estate - sud; Autunno - ovest) ed anche perché Ghiaccio e Fuoco sono paradigmi delle rispettive stagioni. In questo modo le altezze, o punti centrali delle stagioni sono caratterizzate dall'influenza dei rispettivi regni orizzontali.


Dises (Samhain) corrisponde all'Helheim. 
Midwinter (Yule) corrisponde al Niflheim
Disting (Imbolc) corrisponde a Svartalfheim
Ostara (Eostre) corrisponde a Jotunheim
Maitag/Valpurgisnacht (Bealtane) corrisponde a Alfheim 
Midsummer (Litha) Assoicato a Muspellheim
Loaf-fest (Lughnasadh) coincide con Asgard 
Winterfinding (Mabon) corrisponde a Vanaheim 


Dises (Samhain) è ovviamente il momento in cui i veli tra i mondi sono più sottili, soprattutto i veli tra Midgard e l'Helheim. E 'il momento di onorare gli antenati e placare i morti. Con l'inizio dell'inverno, non solo sono le colture sono oramai tutte raccolte e la terra è messa a l riposo, ma questo è anche il momento per la divinazione, dove la connessione con Hel ci permette di parlare con i morti. In oltre, tutte le indicazioni tradizionali come l'Edda, dicono a proposito di Helheim " a nord verso il basso"questo sottolina ancora meglio la corrispondenza nord-est del regno.

Midwinter (Yule) arriva nel momento più buio e più freddo dell'anno. Naturalmente il ghiaccio è il tema principale, ma un ulteriore collegamento con Niflheim, associa questo momento con l'oscurità e gli inizi. Prima che ci fosse il sole o la luna o la terra, c'era vita solo in Niflheim e Muspelheim. Una mucca leccò il ghiaccio, creando il primo gigante del gelo, Ymir, e continuò a leccare il ghiaccio per creare il nonno di Odino, Hoenir e Lodur, i primi dèi Asi. Sono stati loro che alla fine uccisero Ymir e usato il suo corpo per fare Midgard, il mondo in cui viviamo. Così Niflheim ha il potenziale per generare la vita all'interno di esso, ed è buio, pieno di nebbia, impenetrabile che precede il sole. Quale migliore regno di associare con la notte più lunga dell'anno?
                         

Segue Disting, (Imbolc) noto anche come il "Charming del Plough."  Corrisponde al regno di Svartalfheim dove vivono i nani, famosi sia per la loro metallurgia che per le loro dimore sotto terra, Questa è quindi, l'associazione più naturale con questa festa che celebra le prime"nascite" dalla terra, nonché l'uscita di animali simbolo di questo momento, capaci di determinare il clima futuro (serpente e marmotta) Disting è anche associato con smithcraft, ovvero i nani, fabbri famosi, che modellarono gli strumenti magici per tutti gli dei, dal martello di Thor, la barca di Frey, etc.

Ostara, l'equinozio di primavera è il momento in cui si consumano le uova per trasmettere fertilità e forza per il resto dell'anno. la gente mangia le uova per la forza per durare l'anno. Questa festa è legata a Jotunheim, terra dei giganti, noti sia per la loro forza e la loro fecondità, e, inoltre, nella mitologia, è dal ghiaccio che nacque il primo gigante. Così la progressione dall'inverno alla primavera è naturalmente una progressione da ghiaccio ai giganti. È interessante notare che le uova tradizionalmente venissero nascoste in luoghi spinosi. Chi è più strettamente associato con il pericolo e il dolore che i Giganti, coloro che sono antagonisti degli dei?

Il simbolo centrale per Maitag/Walpurgisnacht nella tradizione nordica non è l'albero di maggio, come lo è per i Celti, ma i fuochi fatati. In questo momento di festa, dopo l'accensione dei falò e le celebrazioni è il momento in cui sulle colline potrebbero apparire gli elfi.  Ecco perche questa festa è collegata a Alfheim. Gli scherzi di solitofatti ad Halloween con la domandina "trick-or-treat", pare abbiano avuto origine in questa festa. Frey, il Dio della fertilità, è anche il principe degli Elfi, quindi non sorprende se il Popolo di Frey si fà piu presente in questo periodo dove la vita è subisce una forte accelerazione.

Midsummer (Litha) Solstizio d'estate non è solo la festa della dea Sunna, o un'associazione evidente con il fuoco, ma rappresenta anche il momento della morte di Balder. La sua morte segna l'inizio della fine, è il primo passo sulla strada per il Ragnarok. È allora quando i giganti del fuoco escono da Muspelheim a combattere gli dei. Questo è un passo necessario, perché è attraverso il fuoco di Muspelheim che Balder rinasce a stabilire il nuovo ordine mondiale. Il solstizio è quindi sia il funerale di Balder che la prefigurazione della sua rinascita sciamanica, come la Fenice dal fuoco.

Loaf-fest (Lammas) è la celebrazione del matrimonio di Thor e Sif. E 'anche il momento delle riunioni delle tribù, quando i capi si siedono in consiglio per disquisire sul prossimo anno. Queste attività, i giuramenti e le leggi cadono sotto il patrocinio degli dei Aesir e sotto nessun altro. Mentre in alcune feste vengono onorati solo alcune divinità, durante il matrimonio sacro a Pan-fest essi vengono celebrati tutti insieme. Questa festa celebra il dono dell'ordinamento sociale che permette agli esseri umani di prosperare. Siamo in grado di competere in giochi piuttosto che nella guerra sul campo di battaglia, spezzare il pane insieme, ed eseguire gli altri riti  necessari per mantenere la società stabile e continua. In questo momento cade forse la più impegnativa di tutte le attività, siamo in grado di offrire in sacrificio i nostri primi frutti del raccolto agli alti dèi.

Infine arriviamo a Winterfinding (Mabon), la raccolta, l'Equinozio d'Autunno. E' una festa di abbondanza, sembra il momento più appropriato per onorare e ringraziare il Vanir, gli dei della fertilità, coloro che producono. Ora è il momento in cui la fertilità della terra è più evidente, e ora il tempo per fare le nostre offerte ai Vanir, per assicurare un altro buon raccolto nel prossimo anno.


La mappa delle festività, che per ora sono state appena accennate, delinea anche se vogliamo il nostro spazio rituale. Il fuoco sarà a sud, spesso simboleggiato da un falò. Potrebbe essere situata anche un altra fiamma a sud est, per gli Elfi della luce e per usare questo fuoco per bruciare.
Ci sono nella tradizione nordica tre pozzi, uno a nord, uno a est e uno a sud ovest, quest' ultimo rappresenta anche la saggezza delle norme
A Nord-ovest è situata anche la dimora dei morti, qui è possibile porre un santuario in loro onore.
L'ovest corrisponde al raccolto ed è un buon posto dove porre le offerte di cibo.
A Nord- est potete porre le offerte e i doni rituali, anche un fuoco di fucina potrebbe esser posto in questa direzione.
Al centro cresce Yggdrasil l'albero del mondo e vi siete voi, in Midgard che collegate tutto.




                                                                                                                                                                                                 



                     

sabato 23 maggio 2015

Specie Chiave -Lavorare con il Genius Loci

Oramai scrivo un articolo al giorno anche se i commenti sotto non ci sono mai, vabbè per me è importante continuare. Sopratutto perche il mio precedente articolo fuori tema forse *incrocia le dita* sarà davvero pubblicato da Bossy.it. E' piaciuto e mi hanno anche chiesto se per caso non penso di entrare in redazione....
Comunque non è questo quello di cui volevo parlare. Torno sulle mie orme, con questo articolo più che mai.

"Non lo puoi conquistare né sconfiggere perché non ha brame di vittoria!
Il lupo è vagabondo e scorre dovunque, tutte le direzioni gli appartengono.
Non rifiuta mai niente. La sua via è un "cammino senza cammino."

Sono passata per caso (esiste il caso?) per blog stranieri e ho trovato un interessantissimo articolo che parlava delle Specie Chiave.
Il video che vi sto per lasciare, è un esempio del lavoro che queste specie facciano. In particolare qui potete vedere come i Lupi cambiano il percorso dei fiumi.
Questo video per me è un vero inno al Lupo, ma anche a Madre Natura, a quando tutto era semplicemente nelle sue mani e si governava con leggi che noi abbiamo piegato alla nostra volontà, ottenendo solo la sterilità della terra.


Questo video è l'esempio di come la reintroduzione di alcune specie possa cambiare un intero ecosistema. Questi lupi nel 1999 sono stati reintrodotti nel parco di Yelloston e la loro presenza ha iniziato il cambiamento ripristinando un equilibrio unico. Sono diminuiti gli erbivori, permettendo solo attraverso una selezione naturale, ai più forti di vivere, sono diminuiti i piccoli predatori, che erano liberi di figliare senza alcuna minaccia, diventando in soprannumero. La terra ha tratto giovamento, nuovi alberi nuove praterie hanno preso il largo in una vera e propria rinascita. Solo grazie a questo piccolo passo, un intero ecosistema è stato ripristinato, portando con sè nuove specie di uccelli, nuovi colori nuovi percorsi.

Questo video è l'esempio di come le Specie Chiave siano fondamentali e di quale sia il loro effetto. Questo mi riempie di speranza, qualcuno potrebbe pensare che tutto ciò è permesso solo in parchi con la reintroduzione dell uomo. Non dubitate, Madre Terra non è sciocca, ogni cosa al suo tempo, tutto torna, tutto è un ciclo che cerca equilibrio e lo trova. Pensate, solo il 12 Maggio a Sauxr D'oulx, è stato avvisato un lupo. Gli Appennini le Alpi si ripopolano, senza andare lontani come a Yellostone.
L'uomo capirà l'importanza delle Specie Chiave, e si inchinerà perché esse sono portatrici di salute, di rigenerazione, di vita.
Ed è cosi che un animale come il Lupo, denigrato per secoli come animale infernale, un demonio, un portatore di morte, appare nella sua vera e maestosa luce.
Ma non dimentichiamo che esistono moltissime varietà di Specie Chiave a prescindere dal Lupo, ed esistono ovunque, anche negli ecosistemi vicino a casa nostra.
In ogni Ecosistema le Specie Chiave hanno il potere di plasmare e sostenere l'equilibrio, la salute la vitalità della terra.
E' importantissimo conoscere le Specie Chiave per poterle ricercare anche nel nostro quotidiano, esse fungono come animali totem, come spiriti guida, poiché insegnano un senso di appartenenza e di rispetto, spingono i membri della comunità umana ad agire, rendendoci un po' più selvatici e vicini alla Grande Madre.
Le Specie Chiave possono divenire potenti alleati per il nostro lavoro spirituale, collegandoci alla Terra e al suo potere. Ci insegnano lezioni universali su come possiamo essere individui migliori, riconoscendo il nostro potere e ciò che possiamo fare.
Non è nulla di nuovo, è anni che vado avanti propinandovi l'importanza che ha per me conoscere il Genius Loci della mia piccolissima fetta di terra, racchiusa tra un parco nazionale e la città, e questo, le Specie Chiave, non sono altro che parte di questo percorso che già seguo da anni.
Se state cercando un modo per iniziare, fatelo da questo, osservate, ascoltate, restate in silenzio. Molti parchi hanno dei tabelloni che non solo propongono i percorsi, ma segnalano anche le specie che vivono in quella zona, piante e animali. Partite da questo per impostare un lavoro spirituale con alleati animali che si palesano nella vostra vita. attraverso loro cercate i messaggi di Madre Terra.

Vi consiglio di leggere questo articolo Keystone of sacred Land se avete la possibilità, per approfondire il tema; proverò per voi a tradurne un piccolo scorcio:
Un cerchio non ha inizio né fine; simboleggia l'integrità e l'interconnessione infinita. All'interno del cerchio, quattro direzioni nord, sud, est e ovest ci forniscono la guida e la direzione, come i punti di una bussola. La "quadratura del cerchio" stabilisce i punti di contatto che rendono più facile per noi trovare il nostro posto nel cerchio. Le quattro direzioni sono porte in cui possiamo entrare in relazione con il tutto e iniziare la danza a spirale.In questo stesso modo, le Specie Chiave possono agire come guide e guardiani nella nostra esplorazione del paesaggio locale. L'ecosistema in cui si vive è vasto e freme di vita. Cercare di coltivare un rapporto con la terra può essere schiacciante e intimidatorio se non abbiamo un punto di partenza. Ecco come le Specie Chiave possono aiutare. In molti modi,  già agiscono come custodi dell'ecosistema, alimentando la sua salute e vitalità, assicurando che tutti i suoi esseri rimangono in equilibrio. Se vogliamo imparare a vivere in armonia con la terra, e per assicurarsi che il nostro lavoro spirituale e la parte salutare di noi stessi sia in armonia con la terra, le Specie Chiave hanno alcune lezioni molto importanti da insegnarci.

Spero che questo articolo ispiri esattamente come l'originale e che vi ispiri ora, che è bella stagione, ad uscire fuori e cercare un contatto con piante e animali del vostro luogo, non importa dove vivete, non dovete avere una bellissima casa in mezzo ai boschi per farlo. Anzi più gli scorci di natura vi sembreranno rari, più ci sarà bisogno di voi e probabilmente più lezioni avrete da apprendere, la dove nessuno ascolta.
Ricordate: Le Specie Chiave fungono da guardiani di diversi e complessi paesaggi, alimentando la salute e la vitalità di tutto, facendo in modo che i tanti esseri che condividono questi luoghi rimangono in equilibrio dinamico con i cicli della vita, della morte, della decomposizione e della rigenerazione.
A causa del loro ruolo speciale, possiamo lavorare con essi come guide e messaggeri del mondo naturale, che ci propongono spunti preziosi per trasformare la nostra vita e la nostra pratica con la terra sacra. Il più piccolo insetto ha molto da insegnarvi, pensate solo all'importanza delle api...
In ogni caso, la natura è piena di complessità e ogni paesaggio è diverso. Come cerchiamo e incontriamo questi potenti alleati nei luoghi in cui viviamo?
La prima e più importante cosa da capire è che il nominativo 'Specie Chiave' non è attestabile a qualsiasi pianta o animale, non è una specie di per se, non è una qualità intrinseca, ne la sua magnificenza o le sue dimensioni, ma  Specie Chiave è quella che ha un aspetto particolare nella sua relazione con la comunità ecologica in cui vive. In altre parole, una specie potrebbe essere una Specie Chiave in un luogo, ma non in un altro.  Mi viene in mente per esempio l'introduzione delle Nutrie e delle Cornacchie, forse finché questi animali hanno creato equilibrio, tagliando una fetta di sovrappopolazione alle specie antagoniste, esse sono divenute Specie Chiave; oggi giorno la situazione è un po' ribaltata e necessiterebbe di nuovo equilibrio, questo perché ne una, ne l'altra sono specie autoctone italiane, dunque esse non dovrebbero figure in questo luogo come Specie chiave anche se, come esseri viventi, con un ruolo possono insegnare molto.
Scoprire le piante e gli animali che sono Specie Chiave, richiede quindi, discernimento. Abbiamo bisogno di una più sottile comprensione di come tutti gli esseri viventi della nostra zona formano un'unica comunità complessa, e come dicevo poc'anzi di capirne gli equilibri e gli squilibri.




venerdì 22 maggio 2015

Game of Thornes e spose bambine

Post del tutto fuori tema rispetto al mio blog. Ma mi sentivo di doverne parlare. Ho provato a inviare l'articolo anche a Bossy.it, ma non ho idea ne se riuscirò a inviarlo, ne se verrà preso in considerazione, visto che non credo sia scritto bene. in ogni caso è una pura riflessione su notizie di questi giorni:


Mentre il mondo femminista ancora s’indigna per l’ultima puntata di Game of Thrones, trasmessa sul canale via cavo HBO, dove si intuisce una scena di stupro da parte di Ramsay Bolton, nei confronti di Sansa Stark, io mi chiedo dove siano tutte queste presunte femministe oggi, davanti a una notizia come quella di Kheda costretta a sposarsi a 17 anni con un uomo di 50.
La giovane Kheda ha dovuto dire sì a un uomo di 30 anni piu grande di lei, è accaduto in Cecenia, dove il leader locale Ramzan Kadyrov ha concesso le controverse nozze poligame di un suo capo della polizia con una ragazzina. Lei si chiama Kheda Goilabieva oggi sposa di Nazhud Gucigov, di età presunta tra i 46 e i 57 anni.
Un matrimonio forzato, denunciano i telegiornali, ma nonostante questo, nozze benedette da da Kadyrov, che continua a sfidare gli scandali e la legge russa per rafforzare il suo ruolo di leader anche nel mondo islamico. L'unione, infatti, sarebbe stata registrata anche sul passaporto, nonostante la legislazione federale. Kadyrov ha assicurato che sono state rispettate tutte le norme legali, le prassi religiose e le tradizioni locali. La poligamia viene tollerata nel mondo islamico, ma è vietata dalla legge russa, che tuttavia non prevede punizioni dal 1996.
Precedentemente alle nozze il poliziotto a cui si è dovuta congiungere Kheda, aveva minacciato la famiglia della giovane imponendo di consegnargliela una volta compiuti i 17 anni.
I video pervenuti in rete e ai telegiornali, nonché quello diffuso via instagram dallo stesso  “dolce maritino”, mostrano la giovane sposina vestita di bianco con lo sguardo triste, il capo chino, tra sospiri di rassegnazione per una vita che non ha scelto.
Dopotutto ” Le bambine si possono sposare dall'età di nove anni, le ragazze dovrebbero comunque arrivare al matrimonio entro i 16 o 17 anni e non devono andare a lavorare, le ragazze devono restare chiuse in casa e uscire solo in circostanze eccezionali. Si devono dedicare agli studi religiosi legati al Corano e alla comprensione delle norme che regolano il matrimonio e il divorzio. Inoltre devono imparare i lavori di cucina, saper tessere e cucire. Dai 13 ai 15 anni devono concentrarsi sulla sharia, ma anche sulle attività manuali, in particolare quelle legate a crescere e allevare i figli. Inoltre devono studiare la storia dell'Islam, la vita del profeta e dei suoi seguaci.”
E’ questo che si legge in un documento realizzato da un gruppo di donne combattenti dell'Isis in Iraq e in Siria, solo qualche mese fa (Febbraio 2015). Il testo, un vero e proprio "Manifesto delle donne dello Stato islamico", detta una serie di regole e comportamenti che devono scandire la vita della "perfetta musulmana".
Sebbene questo sia per il momento un documento non ufficialmente adottato dall'Isis, resta comunque un testo utile a "chiarire il ruolo delle donne musulmane e la vita che si desidera per loro". Il documento boccia quindi, il modello della donna occidentale, la donna che esce e che lavora, venendo a contatto con "idee corrotte e scadenti e non con il credo religioso".
Se qualcuno potrebbe pensare che siano “pratiche” appartenenti solo al mondo mussulmano e portate avanti da gruppi estremisti come l’Isis (che di religioso hanno ben poco) si sbaglia. Le spose bambine sono incredibilmente diffuse nei paesi in via di sviluppo. Secondo le Nazioni Unite una bambina su nove è già sposata a 15 anni, stimando circa 14,2 milioni di nuove spose bambine ogni anno da qui al 2020.
Questo accade in gran parte per colpa della povertà e tradizioni culturali e come avveniva un tempo, anche per convenienza. I matrimoni infatti, sono combinati dalle famiglie, annientando totalmente il parere della donna/bambina in questione.
Le ripercussioni fisiche ed emotive di questi matrimoni a volte risultano anche mortali. Queste ragazze, private di una vita normale, dei giochi dell’infanzia, vengono svestite della loro innocenza prima ancora di entrare nella fase della pubertà tipica dell’adolescenza. Ne conseguono altre problematiche di non poco conto come: la pedofilia, la mortalità materna ed infantile e ovviamente, la violenza contro le donne.
Come ha detto qualcuno durante il convegno CSW: cerchiamo di essere onesti, quando una bambina di otto anni fa sesso con un ventenne, è stupro. È stupro di minori. È qualcosa che non possiamo accettare!
Nonostante gli sforzi e le campagne di sensibilizzazione di vari enti, associazione, giornali ecc… I progressi in questo senso sono minimi. La notizia di spose bambine o spose obbligate come Kheda, ci fa capire quanto ancora c’è da fare.
Concludo proponendovi solo di riflettere su questo, che non vuole assolutamente essere un attacco raziale nei confronti di nessuna religione o nessuna etnia.  Sansa Stark è solo un personaggio di un libro, ambientato in un universo Fantasy medievale, se volete indignarvi e urlare per qualcosa, fatelo per le bambine, ragazze e donne reali, che oggi, nel 2015, sono costrette a subire esattamente ciò che avete visto attraverso un telefilm. Questa non è finzione, le nozze di Kheda non si concluderanno con un applauso perché la scena è andata a buon fine! Ricordate circa 14,2 milioni di nuove spose bambine ogni anno.


Aggiungo una nota che non è presente nell'articolo redatto per Bossy, queste femministe cosi scandalizzate per Sansa-maiunagioia-Stark dove erano quando Kal Drogo Violentava durante la prima notte di nozze Daenerys Targaryen? Piu che femministe mi sembrano delle gran furbacchione. Capisco che Jhason Momoa abbia talmente tanto sexapill da far sparire Iwan Rheon, ma date una possibilità anche a lui, apprezzatelo in Mistfit, Saimon è davvero un personaggio delizioso!

Fonte della notizia: http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/grozny-kheda-sposa-per-forza-a-17-anni-costretta-alle-nozze-con-un-uomo-di-50_2112548-201502a.shtml
Dati sulle spose bambine: Nationalgeographic.it

giovedì 21 maggio 2015

Il Rospo


Ho appena terminato "Il famiglio della strega. Sangue e stregoneria nell'Inghiletrra moderna." di Matteoni, Francesca. E' stata una lettura un po' pesante che non so se avrò modo di recensire, ad ogni modo, prima di guardarmi la puntata di Salem di sta sera, mi è venuta voglia di parlavi di questo animaletto, che nel mio immaginario corrisponde come il Gatto nero, all'assoluta figura del Famiglio.
 Vi presenterò un Estratto da "Acquario. Simboli, miti, credenze e curiosità sugli esseri delle acque: dalle conchiglie alle sirene, dai delfini ai coccodrilli, dagli dei agli animali fantastici."
di Alfredo Cattabiani - Libro ormai introvabile, spero possiate apprezzare e farne tesoro.



Il rospo della Grande Madre e il rospo delle streghe

A sua volta il rospo (genere Bufo, che in Europa ha tre specie: Bufo bufo, Bufo viridis e Bufo calamita) ha evocato nel nostro immaginario occidentale, dal Medioevo a oggi, simboli in prevalenza negativi fi­no alla sua demonizzazione. All'origine di questa avversione vi è forse il senso di ribrezzo e di repulsione provocato dal suo aspetto, ma anche il veleno contenuto in alcune ghiandole che lo rendono una difficile preda, tranne che per la biscia dal collare che ne è im­mune: si tratta della bufotenina, un alcaloide contenuto nel liquido lattiginoso secreto dalle ghiandole, che può procurare irritazione al­ le mucose; ed essendo anche un allucinogeno permette di capire perché le fattucchiere medievali usassero i rospi nelle loro cerimo­nie, come si dirà più avanti.
Per tutti questi motivi, ma anche perché è un animale notturno come il gufo e la civetta, lo si è considerato sede di una potenza ne­fasta. Pure è uno degli agenti più preziosi nella lotta biologica contro i parassiti delle piante coltivate; ed essendo un animale notturno ha la stessa funzione degli uccelli insettivori, distruggendo larve di ar­tropodi e lumache.
In epoca arcaica, invece, non aveva una valenza negativa, anzi lo si considerava manifestazione di una benefica forza tellurica, con qualità terapeutiche straordinarie. Era, come la rana, un attributo
delle Grandi Madri: lo dimostrano per esempio i rilievi di Montmorillon (Vienne), che raffigurano la dea Iside nuda con due rospi at­taccati ai seni.140 E non casualmente l'epiteto di Ecate, nell'antica
Grecia, era frynìtis, ovvero «rospica» (da frxjne, rospo, che era pure detto fusalos).
L'animale era sacro anche a Ragana, la dea lituana della morte e della rigenerazione di cui era la manifestazione sensibile. Anche Baba Yaga, l'antica dea della morte e della rinascita della mitologia sla­va, che si è preservata nei racconti popolari in una forma degradata, come strega, poteva trasformarsi in rospo.
Ancora agli inizi del XX secolo si credeva che se non lo si fosse trattato con rispetto, sarebbe divenuto pericoloso quanto la stessa dea. Chi avesse sputato su un rospo sarebbe morto. Se qualcuno lo avesse irritato, l'animale si sarebbe gonfiato e sarebbe esploso schiz­zando un veleno mortale. «Incarnazione dei poteri della dea della morte e della rigenerazione» osserva Marija Gimbutas, «il rospo po­teva dare sia la morte sia la vita.»142 La scrittrice riporta nel suo saggio anche due immagini stilizzate di rospi, l'una risalente al 6000 a.C., l'altra al XIX secolo, le cui teste sono gigli ermoglianti, simbo­li di rigenerazione.
Come attributo della Grande Madre dai molti nomi, ma anche co­me anfibio, era collegato sia alle acque sia alla terra. Ancora nel Rinascimento, come testimonia Ripa, era un attributo della terra, così
descritta: Donna d'età matura, non molto grande, con una veste berrettina del co­lor della terra, nella quale vi saranno alcuni rospi, e sopra la detta veste ha vera un manto verde cor diverse herbette, fiori, e spighe di grano e uve bianche e negre, con una mano terrà un fanciullo che poppa, e con l'altra
abbracciato un uomo morto, dall'altra poppa scaturirà una fonte, quale anderà sotto li piedi, nel quale vi saranno diversi serpenti, sopra la testa terrà una città, hauerà al collo dell'oro, e delle gioie, alle mani e ai piedi ancora.
Anche nel Messico antico simboleggiava la terra, mentre il suo le­ game con l'acqua era testimoniato dalle immagini di Chac, il dio maya della pioggia, che nelle tradizioni popolari era spesso accompagnato da rane e rospi. Quanto alla sua «lunarità», è testimoniata dalla credenza secondo la quale Ixchel, la dea maya dell'acqua maanche della luna, era accompagnata da attendenti nelle sembianze di rane e rospi. Si veneravano anche un dio delle rane e uno dei rospi, rispettivamente Uè e Ampò.
Siccome dopo un violento acquazzone gli stagni pullulano più del consueto di minuscoli rospi, anticamente si sosteneva che esso nascesse dalle nuvole; perciò i Greci lo chiamavano diopetés, «caduto dal cielo». Se dunque l'anfibio presentava tante affinità con l'ele­mento acqua, non c'è da meravigliarsi, come osserva Giuseppe Faggin, se nelle congreghe sataniche si adoprava la polvere ottenuta da rospi bruciati e tritati nell'intento di suscitare temporali e tempeste.
Questo legame con l'acqua lo rendeva un barometro vivente, tant'è vero che quando si tuffava spesso in acqua e le rane aumentavano l'intensità dei gracidii, si riteneva che avrebbe piovuto presto.145
Appartenendo all'elemento umido, il rospo è particolarmente importante nella mitologia cinese, dove rappresenta il principio yin, la longevità, la ricchezza e la capacità di accumulare denaro. Si favo­
aleggiava anche che sulla luna vivesse un rospo a tre zampe; le quali si possono interpretare come le «tre facce della luna»: crescente, calante, nera.
È presente anche nell'alchimia medievale e rinascimentale dov'è simbolo della partecipazione acquatico-terrestre alla purificazione della materia primordiale, partecipazione che deve essere collegata a quella dell'elemento volatile. Con questo significato compare nelle figurazioni del manoscritto Egerton 845 del British Museum (XY-XVI secolo).
Un particolare significato simbolico assume all'interno dell'alle­goria alchemica quando lo si rappresenta sul seno di una donna. Co­sì la scena allegorica veniva spiegata da Michael Maier: «Metti il rospo sul seno della donna perché questa lo allatti e muoia, e il rospo sia gonfio di latte». L'allegoria rappresenta il processo che costituisce una delle fasi per produrre la pietra filosofale. La materia primordiale dev'essere impregnata con latte di vergine (cioè latte filo­sofico, succo lunare) per essere così «nutrita». Il «figlio» che deve crescere viene allattato dalla madre, la quale nel far ciò muore. Tale procedimento è detto ablactatio ovvero «svezzamento».

Il rospo velenoso
Già in epoca classica il rospo aveva suscitato credenze terrificanti.
«Vi sono addirittura degli animali» scriveva Eliano «che uccidono con un rutto chi li abbia anche solo toccati, come la dipsade e il ro­spo.»
A sua volta Plinio il Vecchio riferiva:
Ho appreso che esiste una specie di rospo che rende mortali le pozioni e produce soltanto guai a vederlo. Può preparare infatti una pozione fatale chi dopo avere triturato il rospo offre da bere a un'altra persona il sangue di quell'animale versandolo perfidamente nel vino o nelle bevande che si pre­stino a tale mistura, secondo il giudizio dei detestabili individui esperti in queste cose. E la morte non avviene dopo un certo intervallo di tempo, ma è istantanea. Anche soltanto la vista di questo rospo produce guai. Ed ecco co me. Se uno gli si pone davanti e lo guarda fissamente, esso, obbedendo al suo istinto, ricambia arditamente lo sguardo ed emette un soffio che per lui è naturale e innocuo, ma per l'uomo è dannoso alla pelle; gliela tinge infatti di un giallo così intenso che chi ne è colpito, se incontra qualcuno che non lo ha visto prima, può sembrare affetto da qualche malattia. Questo colore, do po non molti giorni, sparisce.
Sul potere del suo sguardo fiorì nel Medioevo la credenza secon­ do la quale l'uomo che avesse osato fissare troppo a lungo un rospo negli occhi, sarebbe impallidito, avrebbe cominciato a tremare e tal­
volta sarebbe svenuto. Ma il rospo a sua volta non aveva la forza di vincere la spirituale potenza dello sguardo umano, se si riusciva a fissarlo a lungo resistendo al suo influsso. L'abate Rousseau, un cap­puccino medico alla corte di Luigi XIV, racconta che un giorno, passeggiando in campagna, s'imbatté in un rospo gigantesco. Ricordano dosi della credenza sul potere dello sguardo umano, provò a fissarlo
con insistenza finché la sua curiosità fu soddisfatta: il rospo si gonfiò enormemente e, senza distogliere lo sguardo dall'abate, cominciò a soffiargli con rabbia sul viso quasi per cancellarlo; poi, come un pal­lone che si affloscia, rese l'anima a Dio. Fu tale lo spavento del Rous­ seau che si sentì sul punto di svenire per poi cadere in uno stato di prostrazione dal quale sarebbe guarito lentamente, curandosi per ot­to giorni di seguito con una pozione di polvere viperina.
Dei terribili effetti del suo veleno era convinto ancora nel XVI se­colo Ambroise Paré, che pure impresse alla chirurgia un rapido e de­cisivo progresso:
Benché i rospi non abbiamo denti, tuttavia non mancano di avvelenare la parte che mordono con le loro labbra cascanti e le gengive, che sono aspre e ruvide al tatto, facendo passare il veleno attraverso i condotti della parte rosicata Inoltre gettano veleno mediante l'urina, la bava, e vomitano sulle
erbe, e specialmente sulle fragole, di cui sono molto golosi. Non ci si deve meravigliare perciò se le persone, dopo avere assorbito questo veleno, muoiono di morte istantanea.
La fantasia popolare aggiungeva nuovi particolari: si diceva che fosse coperto da una pelle grossa e resistente perché gonfiandosi e riempiendosi di aria potesse resistere meglio ai colpi. Schizzava uri­na e un alito velenoso verso gli imprudenti che lo odoravano. Si fa­voleggiava che persino il suo sudore, quando lo si stuzzicava, potesse accecare; e che fosse addirittura capace di sputare negli occhi di coloro che lo infastidivano.
Poteva strisciare su una persona addormentata e berne il respiro, provocandone la morte. Negli Stati Uniti sopravvive una credenza popolare secondo la quale i rospi possono suscitare verruche con il
solo apparire. Fino al secolo scorso nelle Alpi bavaresi si pensava invece che i rospi avessero un potere terapeutico se fossero stati uccisi nei giorni della Madonna, il 15 agosto e l'8 settembre. Erano invece causa di morte negli altri giorni. Catturati nei giorni di festa, venivano in­ chiodati sulle porte delle case e delle stalle per proteggere esseri umani e animali dalla malattia e dalla morte.

Il rospo come farmaco
Ogni veleno, come si sa, può essere usato come farmaco. Anche il rospo velenoso lo diventò: si credeva che fosse un centro di attrazione di tutte le sostanze velenose, come sottolineava Athanasius Kircher sostenendo che, grazie alla facoltà di attirare tutti i veleni che inquinavano il suo habitat, compiva una funzione disinfestante e, pur appartenendo alla zona della diabolicità, rientrava nel piano provvidenziale di Dio; perciò veniva posto sotto il letto dei malati, dove si gonfiava fino a scoppiare, impregnato dell'aria mefitica che circondava i febbricitanti. Si diceva che aspirasse il veleno a distanza e in particolare quello della febbre tifoide; ma fino a un certo limite, perché poi tornava a diffondere ad altri esseri il miasma accumulato; sicché occorreva ucciderlo al momento giusto.
In Provenza veniva rinchiuso in una trottola di terracotta con del­l'olio di oliva e poi cotto nel forno del panettiere. L'olio così ottenuto veniva usato per curare le febbri maligne. Se lo si essiccava e poi lo si appendeva al soffitto della casa, proteggeva dalla paura e dall'an­goscia.
A sua volta Plinio il Vecchio riferiva le tante virtù terapeutiche del rospo, che chiamava rana rubeta perché «viveva tra i rovi»: Gli autori fanno a gara nel raccontare meraviglie di queste rane. Se vengono portate in assemblea si fa silenzio; se si getta nell'acqua bollente un os­sicino che si trova nella parte destra, il recipiente si raffredda e non bolle più finché non si toglie l'osso; questo si trova buttando la rana alle formiche, che ne rosicchiano la carne, e gettando le ossa, a uno a uno, nell'olio; nel lato si­nistro vi sarebbe l'osso che, buttato dentro il recipiente, pare lo faccia bolli­re; si chiama apó-kunon (anticani) e ferma l'assalto dei cani, stimola gli amo­ri e i litigi se messo nelle bevande; come amuleto eccita la libidine, mentre al contrario l'ossicino del lato destro raffredda i bollori; guarisce anche le quartane e altre febbri; se lo si porta addosso come amuleto in un pezzo di fresca pelle di agnello, frena l'amore. La milza è d'aiuto contro i veleni che sono da essa stessa prodotti; il fegato è tuttavia più efficace.
E aggiungeva: Timeo, Eraclide e il medico Diocle dicono che i rospi hanno due fegati; uno è apportatore di morte, invece l'altro, suo rivale naturale, di salvezza.
Anche i suoi occhi avevano una doppia funzione risanatrice: il destro, sospeso al collo in un pezzo di stoffa non tinta, serviva a guarire l'oftalmia dell'occhio destro, il sinistro dell'occhio sinistro.
Secondo Dioscoride la cenere di tre rospi bruciati vivi, mescolata a miele, o meglio a pece liquida, curava l'alopecia.
Nella medicina rinascimentale e barocca i rimedi offerti dall'ani­male si moltiplicarono. Le zampe di un grosso rospo, recise mentre era ancora vivo e applicate al collo di una persona affetta da scrofo­
la, la guarivano; il fegato, essiccato all'ombra, applicato sulla natta (cisti sebacea del cuoio capelluto o tumore benigno detto ateroma), la eliminava a poco a poco; la cenere o polvere di rospo, sospesa al
collo di una donna dai flussi mestruali irregolari, ne avrebbe ristabi­lita la regolarità. La stessa polvere avrebbe guarito dall'incontinenza urinaria; assunta per uso interno, avrebbe curato l'idropisia; posta
sui reni, avrebbe sbloccato l'anuresi; cosparsa sopra una parte offesa da un morso velenoso, avrebbe attratto a sé il veleno; applicata sulle piante dei piedi, sarebbe stata un rimedio efficace contro le febbri e i disturbi cardiaci. Le ossa delle sue cosce, accostate ai denti, li avrebbero guariti da ogni dolore.
Claude Lévi-Strauss descrive uno strano rituale amazzonico in uso presso i Tubi Kawahib, al quale potè assistere:Ecco ora, ai confini della magia nera, la Oraqao do sapo seco, orazione del rospo secco, che si trova in un libro in commercio, il Livro de Sào Cipriano. Ci si procura un grosso rospo curucu o sapo leiteiro, lo si sotterra fino al collo un venerdì, gli si fanno inghiottire delle braci accese. Dopo otto giorni si può andare a cercarlo, esso è scomparso. Ma nello stesso luogo nasce un «arbu­sto a tre rami», di tre colori. Il ramo bianco è per l'amore, il nero per il lutto, il rosso per la disperazione. Il nome della preghiera deriva dal fatto che il rospo si dissecca e quindi neanche l'avvoltoio può mangiarlo. Si coglie il ra­mo che corrisponde all'intenzione dell'offiriante e lo si tiene nascosto a tut­
ti. La preghiera si pronuncia al seppellimento dell'animale.
Veniva anche adoperato come farmaco contro la peste. Presso le popolazioni della Germania settentrionale se ne essiccava la pelle che, applicata sulle parti malate (così si sosteneva), attraeva il veleno pestilenziale sino a gonfiarsi sensibilmente.Vi fu anche chi, come Giovanni Battista Van der Helmont, fabbricò pillole composte di ro­spi morti e appesi per tre giorni a testa in giù accanto a un gran fuo­co, della loro materia mucosa e infine dei vermiciattoli trovati nei lo­ro occhi: il tutto veniva impastato con cera e gomma arabica. Le pillole, poste sopra la mammella sinistra dell'appestato, avrebbero allontanato il contagio; collocate sopra la parte infetta, avrebbero ad­dirittura estratto il veleno. Furono chiamate xenechtum, xenechdon, zeneton, ovvero amuleto.



La bufonius lapis o pietra respina
Si favoleggiava che il rospo possedesse una pietra portentosa, il bufonius lapis o pietra rospina: crapaudine in francese, Krotenstein o Krottenstein in tedesco. Questa credenza, diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento, risaliva all'antichità: i Greci la chiamavano batrakités e i latini bora. Auguri e indovini la consultavano. Si diceva che si co­prisse di sudore al contatto di una coppa dove fosse stata versata an­che una sola goccia di veleno.
I principi la ricercavano come amuleto e rarità di valore: lo testi­monia per esempio l'inventario dei gioielli del duca d'Angiò, re di Na­poli, di Sicilia e di Gerusalemme, del 1360, che menziona una coppa di cristallo tempestata di smalti, il cui coperchio conteneva nel po­mello una pietra rospina. Le più ricercate erano quelle che presenta­ vano sulla superficie un disegno a forma di croce stellata o di rospo.
Il bufonius lapis, della grandezza di una nocciola, si sarebbe trovato nella testa del rospo e più esattamente nella fronte, oppure, secondo un'altra credenza, nel cervello; ma soltanto nei rospi grossi e vecchi.
Si credeva che l'animale sputasse o vomitasse la pietra rospina incer­te circostanze: per esempio, con un panno rosso lo si spingeva a entra­re in una buca, dove lo si teneva esposto al sole finché, tormentato dalla calura e dall'arsura, non fosse indotto a vomitarla; poi, con un recipiente opportunamente disposto, la si raccoglieva con la massima sollecitudine affinché non se la riprendesse. Un altro metodo di estra­zione consisteva nell'imprigionare il povero animaletto in un vaso di terracotta forato qua e là per poi depositarlo in un formicaio: le formi­che lo avrebbero spolpato lasciando la pietra insieme con le ossa.
L'estrazione, la confezione e la vendita della portentosa pietra erano monopolio delle fattucchiere,161 mentre gli orafi, dato il suo valore commerciale, confezionavano anelli d'oro e d'argento dov'era incastonata in modo da poter essere in diretto contatto con la pel­le e trasmettere così a tutto il corpo le sue virtù.
Oltre a svelare e neutralizzare ogni veleno il bufonius lapis sedava le infiammazioni prodotte da animali velenosi: bastava porlo a con­tatto con la parte lesa o strofinarvelo sopra leggermente.
In realtà le pietre rospine sono concrezioni di animali di varia na­tura. Le più celebri sono piccoli ricci fossili più o meno traslucidi per cristallizzazione, varietà di Coxàia conica, un echinoide di piccola di­
mensione. «Circa cinquantanni fa» scriveva nel 1940 Charbonneau Lassay «si raccoglievano ancora; venivano montate in pendenti co­me preziosi talismani contro molte malattie e avversità.»
Secondo De Gubematis, che attribuiva spesso un simbolismo so­lare o lunare agli animali, sarebbe facile capire perché dal corpo di un animale che suscitava ribrezzo si potesse estrarre una pietra così
miracolosa. Secondo lo studioso torinese quella pietra era simbolo del sole che all'alba è destinato a uscire dalle tenebre della notte o, in primavera, da quelle deH'invemo. Ma ci pare un'interpretazione arzigogolata.


Il rospo e i suoi avversari: la donnola, il serpente e il ragno
Nel Medioevo si credeva che il rospo, con il suo sguardo fascina­tore, riuscisse a spingere la donnola a gettarsi nelle sue fauci. «Il ro­spo» scriveva Ripa descrivendo l'emblema dell'istinto naturale «ha
tale istinto e tale proprietà della sua forma che per virtù occulta tira a sé la donnola come la calamita il ferro e l'ambra la paglia, la quale attrattione si fa per mezzo di quelle spetie, le quali provengono dal­la propria forma e si moltiplicano nell'aria sino a che arrivano a fare l'effetto dell'attione.» Su questa supposta capacità i moralisti idearono un'allegoria per mostrare come l'essere più astuto, la don­nola, potesse diventare preda della lussuria, simboleggiata, come si spiegherà più avanti, dal rospo. Così scriveva Camillo Camilli nel XVI secolo:
Coetera qui vincis, Ubi curdominata uoluptas Te haud improvisum mergit in exitium?
Tu che ogni essere vinci, perché la voluttà che sai dominareti trascina improvvisamente alla morte che pur hai presagito?
Ma Athanasius Kircher spiegava questa facoltà magnetica soste­nendo che la morte della donnola fosse dovuta all'alito velenoso dell'animale.
Un'altra naturale inimicizia era quella con il serpente. Si favoleg­giava che i rettili velenosi divorassero i rospi per potere attingervi una maggiore riserva di veleno.167 Ma, contraddicendo questa cre­denza, si narravano anche mostruosi accoppiamenti del batrace con serpi velenose da cui nascevano rospi con code serpentine. Persino Ulisse Aldrovandi, che pur contestava la possibilità di quegli accop­piamenti, riferiva senz'ombra di dubbio che nel 1555, in un paese della Turingia, un rospo con una lunga coda di serpente era nato ad­dirittura da una donna...
Quanto ha inimicizia fra rospo e ragno, era addirittura proverbia­le. Il ragno sospeso alla ragnatela, si diceva, piombava sul rospo pungendone il cervello; e il rospo furibondo e assetato di vendetta si
gonfiava fino a scoppiare.
Si narrava a questo proposito che un giorno un uomo si era di­steso su alcuni arbusti verdi che aveva ammassato per riposarsi. Mentre dormiva, un rospaccio gli si era posato sulla bocca aperta minacciando di soffocarlo. Nessuno osava toccarlo per timore del suo veleno. Fortunatamente alla finestra di una vicina capanna c'e­ ra un ragno. Si decise di trasportarlo sopra il poveretto. Quando
l'animaletto si accorse del rospo si scagliò su di esso pungendolo due o tre volte e costringendolo così ad abbandonare la pericolosa posizione.


Il rospo demoniaco.
Nello zoroastrismo era un attributo di Ahriman, la potenza del male, ma nello stesso tempo emblema della fertilità, come nelle tra­dizioni arcaiche.
Charbonneau-Lassay ricorda che l'accostamento fra il rospo e lo spirito «immondo» si ritrova ancora nel secolo scorso nell'Annam, dove il rospo-bufalo, che al crepuscolo getta una specie di latrato si­
nistro, viene talvolta interpretato come veicolo di Macu!lo spirito del male. E aggiunge anche: «In Africa gli indigeni della regione meridionale del lago Ciad colano in rame e cesellano l'immagine di
un rospo feticcio e malefico; con lo stesso metallo e allo stesso modo fanno anche dei serpenti che divorano il suddetto rospo, e queste immagini neutralizzano le cattive influenze del batrace malfama­
to».
Anche la cristianità lo demonizzò considerandolo simbolo di molti vizi: della lussuria perché i suoi amplessi erano considerati li­bidinosi e schifosamente aggressivi; dell'accidia perché il suo passo
è lento, incerto, indolente; dell'avarizia perché scava nel terreno per nascondervi chissà quali tesori; della gola perché mangerebbe la ter­ra con disgustosa avidità; della collera perché quando è toccato e ir­ritato si adira e secerne un liquido velenoso; della superbia perché quando si trova di fronte a un piccolo animale si gonfia con alterigia per dimostrare la sua superiorità; dell'invidiosa maldicenza perché il suo verso è rauco, sordo, inafferrabile.
Partecipava all'emblema dell'ingiustizia, impersonata da una donna con un vestito bianco pieno di macchie, che teneva nella ma­no destra una spada e nella sinistra un rospo, mentre per terra giace­
vano le tavole della Legge spezzate insieme con un libro, e sotto i suoi piedi delle bilance. Cesare Ripa sosteneva che fosse emblema dell'ingiustizia che ha l'origine nell'avarizia ovvero «ne gli interessi e nel desiderio delle comodità terrene, e però non è un vitio solo particolare nella parte del vitio, ma una malvagità, nella quale tuttele scelleraggini si contengono, e tutti i vitij si raccolgono».
Cecco d'Ascoli, invece, lo vide come il peccatore che fugge la luce del Creatore:
Aspro veneno dico ch'è nel botro
che, per freddezza, fa le membra morte.
Ha li occhi ardenti e '1 corpo ha sì com'otro;
se tu mai cerchi, nel suo lato dextro,
dell'osso che le genti non so' accorte,
ha gran virtude: di ciò t'amaestro.
La fervente acqua subito la fredda,
vale ad amor et a molte altre cose,
e anche la quartana febre sedda;
fugge la ruta e mangia le dolci erbe
e le radice lor fa velenose;
la salvia li par che lui conserve.
Fugge l'aspetto, quanto può, del Sole;
nel bruno tempo lassa le caverne,
per più salute sempre l'ombra cole.
Così disdegna, fuggendo, la luce
la mente che '1 peccato non disceme
e sempre nella pena si conduce:
purché '1 Fattore tema criatura
a cui celar no può la sua figura.
Grazie al suo polivalente simbolismo fu spesso utilizzato dagli scultori delle cattedrali. A Bourges, per esempio, un rospo, quale sim­bolo della lussuria, è raffigurato neiratto di mordere i seni di una don­na; e un altro, simbolo della maldicenza, nell'atto di mordere la linguadi un monaco. Fu soprattutto utilizzato come simbolo della lussuria, come mostrano per esempio i dipinti che rappresentano le tentazioni di sant'Antonio abate, o molte altre opere di pittori, da Bruegel il Vec­chio a Hieronymus Bosch. A simboleggiare la lussuria furono scolpiti sul portale della chiesa romanica di Foussais, in Vandea, una sirena che afferrava un pesce e un enorme rospo. Nel Medioevo scultori, pit­tori e incisori lo mostrano insieme con un serpente e alcune lucertole a divorare gli organi sessuali dei dannati, rappresentati nudi o intenti atastare bramosamente dei seni gonfi di lussuria.
Ancora più eloquente è, nell'arte romanica, la rappresentazione della peccatrice divorata dal rospo: è nuda con il batrace che le divora i seni, si arrampica sulle cosce e addirittura penetra nella vagina. La
dissolutezza sessuale viene così punita dalla maledizione infernale.
Il Tentatole del Musée de l'Oeuvre de Notre-Dame, a Strasburgo, si presenta nelle sembianze di un bel giovane che offre la mela; sulla schiena e fra le pieghe dell'abito si arrampicano rospi e serpenti, ini­zialmente invisibili allo sguardo dei fedeli.
Il rospo veniva anche considerato uno strumento per punire, nel­l'inferno, il peccato di ingordigia, come testimonia il cinquecentesco Le grand Kalendrier et Compost des bergiers, facendo raccontare a Lazza­ro, dopo la sua resurrezione, che nel mondo dei dannati aveva visto un fiume sulle cui rive i diavoli infilavano degli orribili rospi e altre bestie velenose nelle bocche smisuratamente aperte dei crapuloni.
Divenne persino una delie possibili incarnazioni del diavolo. Nel­la scultura romanica rappresenta infatti il demonio che l'esorcizzato rivomita, come per esempio sul portico della chiesa di Saint-Légier di Montbrillais (Vienne) o in una miniatura del XVI secolo riportata da Barbier de Montault;176 oppure sgorga dalla bocca dei demoni raffigurando la sozzura delle loro parole. «Si potrebbe opinare, ma è un'ipotesi non sempre convalidabile» scrive Giuseppe Faggin, «che
esso abbia condiviso la sorte del "dio delle streghe": come costui da originario nume della fertilità (il caprone) si è poi trasformato in Sa­tana, il principe del male, così il rospo, da figura ctonia, si è poi tra­mutato in animale nefasto e diabolico.»
Forse da queste immagini è nata l'espressione «ingoiare il rospo», cioè subire una situazione spiacevole, oppure «sputare un rospo», ov­vero liberarsi di uno stato di sofferenza confessandolo liberamente. Sulla cappa di papa Clemente V, del XIV secolo, custodita a Saint-Bertrand de Comminges, il Salvatore comunica Giuda non con il pa­ne ma con un rospo, gesto ispirato dalle parole di Luca: «E Satana entrò in Giuda», e di san Giovanni: «E allora, dopo il boccone, Sata­
na entrò in lui».
Alla biblioteca Ambrosiana di Milano si vede san Michele che con la lancia trafigge non un drago ma un enorme rospo.


Il rospo e le streghe
Il rospo accompagnava le streghe nei loro sabba ovvero favoriva le estasi sciamaniche di quelle donne dotate di particolari poteri.
Siccome il veleno che contengono le sue ghiandole, la bufotenina, può provocare turbe allucinatorie, la carne di rospo veniva usata per preparare intrugli che permettevano loro di volare. «È sintomati­
co che in certe ricette occulte» osserva Luciano Pirrotta «l'intruglio stregonesco annoveri come ingrediente alternativo al rospo l'amanita muscaria, il fungo picchiettato di bianco che molti studiosi riten­gono la più antica, diffusa e utilizzata pianta fra le droghe allucinogene. Oltre a produrre effetti analoghi per l'azione dei rispettivi principi attivi, bufotenina nell'uno, acido ibotenico nell'altro, esiste­rebbe un ulteriore punto di contatto fra il rospo "diabolico" e l'aga­rico muscario: il primo infatti vive spesso in una simbiosi parassitistica col secondo, appostandosi all'ombra del fungo per divorare gli insetti che, incautamente avvicinatisi, rimangono storditi dalle sue proprietà tossico-inebrianti.»
Secondo una credenza medievale quei rospi venivano allevati in branchi in riva alle paludi: li sorvegliavano bambini votati al novizia­ to diabolico. Essi venivano rivestiti di tuniche di velluto rosso o nero per partecipare el battesimo del diavolo. Le streghe procedevano al­la cerimonia raccogliendo l'urina emessa dal demonio in un buco e versandola sul capo dei bambini con un aspersorio nero. Il satanico rito era accompagnato da segni della croce fatti a rovescio e con la
mano sinistra, e da formule incantatorie.
Il diavolo a sua volta segnava le streghe col suo marchio, unazampa di rospo in un angolo bianco dell'occhio: grazie a questo se­gno gli inquisitori - si favoleggiava - potevano riconoscere i seguaci
di Satana. I loro sbirri avevano l'ordine di perquisire, prima del pro­cesso, il domicilio degli accusati e di cercare diligentemente in tutti i luoghi dell'abitazione se non vi fosse per caso un rospo nudo o ve­
stito con una livrea. Pierre de Lancre compendiava in una frase sin­tetica quanto si faceva durante il sabba: «Garder, baiser, alicter, escorcer et manger les crapauds».
Si sosteneva che il rospo svolgesse nei confronti della strega la stessa funzione dell'angelo custode per gli uomini.Nella vita quotidiana era il suo famiglio accanto al gatto, di cui condivideva le
mansioni: avvertiva la padrona degli eventuali pericoli, le procaccia­ va cibo e denaro, procurava, se inviato da lei, morte e disgrazie ai suoi nemici e spesso l'appagava sessualmente. Alla cerimonia sabbatica la strega si recava assistita dal rospo, il suo «spirito familiare» come s'è detto, portandolo sulla spalla sini­stra. Ma nessuno lo poteva vedere se non streghe e stregoni. Era ve­stito di seta scarlatta e ricoperto di una leggiadra cappa verde-nera; inoltre, aveva una coppia di sonagli fissati al collo e alla zampa.
«Nel 1686» scrive Jean-Paul Clébert «una strana opera di Paullini,La storia naturale del rospo, racconta che le streghe assumevano in realtà la forma della bestia malefica, e Boguet si spinge ancora oltre raccontando che il diavolo stesso amava apparire sotto quell'aspet­to. Non c'è da stupirsi perciò che i signori facessero schiacciare tutti i rospi che potessero trovarsi nei dintorni del loro castello.»
Nella bolla Vox in Rama dei 13 giugno 1233 papa Gregorio IX de­scriveva i riti di iniziazione satanica che si praticavano nella regione renana fra i cosiddetti luciferiani. Il diavolo compariva sotto le spo­glie di un rospo che l'iniziando baciava appassionatamente fino a quando l'animale si trasformava in un uomo dal pallore straordina­rio: al Bel Tenebroso il novizio dava un altro bacio che lo spingeva a dimenticare la fede cristiana. Qualche secolo più tardi Pierre de Lan­ cre raccontava che alla cerimonia iniziatica seguiva una danza osce­na alla quale dovevano partecipare tutti i presenti: immancabili i ro­spi che, assumendo di volta in volta forme e volti diversi, ballavano con movimenti lascivi spingendo le streghe più belle alla lussuria.Spesso, nelle cerimonie sataniche, si portavano delle ostie consa­crate che erano state trafugate: le si faceva trangugiare al rospo pre­viamente benedetto. Immagini cinque-secentesche del sabba che raf­figurano queste orge mostrano corpi nudi avvinghiati in copule contro natura cui si frammischiano i rospi. Nelle confessioni rese agli inquisitori molti imputati sostengono, convintissimi, di avere danzato tenendo due rospi sui palmi delle mani o di avere parteci­pato, alternati al diabolico animale, al girotondo controsole eseguito
schiena contro schiena.
Dopo la danza orgiastica si giungeva al banchetto, momento cul­ minante delia cerimonia satanica. La strega, afferrato un rospo con i denti, lo scorticava vivo gettandolo poi nel calderone tra altri ingre­
dienti infernali. Oppure gli troncava la testa con un coltello e, alzan­do gli occhi al cielo, pronunciava bestemmie contro Dio. Il rito era evidentemente una parodia dell'eucaristia e il povero rospo la vitti­
ma sacra che si doveva uccidere e smembrare come l'ostia è spezza­ta e mangiata.
Il veleno di rospo era ancora usato nel secolo scorso in alcune re­gioni della Francia, come testimonia una condanna comminata nel 1932, dal tribunale di Metz, a una veggente che aveva composto una
mistura di carne di rospo per aver ragione di un cuore recalcitran­te.1»
Il rospo in alcune tradizioni popolari e in gastronomia Ma il rospo, nonostante questa paranoica demonizzazione, haconservato in alcune tradizioni popolari un aspetto positivo, pur li­
mitato a qualche sua funzione spirituale. Si favoleggiava, per esem­pio, che dopo la morte un uomo, che non avesse adempiuto un voto poteva farlo nelle sembianze di un rospo e arrivare finalmente in
cielo strisciando sull'altare di una chiesa della Pietà: sicché se di not­te si incontrava un rospo che stava goffamente camminando lo si ri­spettava.
Si raccontava anche che potesse essere l'incarnazione degli spiriti materni, protettori della casa, i quali la colmavano di tanti doni se li si venerava nell'animale...
Esistono anche ex voto tedeschi, detti «rospi di matrice» o Gebàrmutter-Kròten; di ferro argentato, erano offerti dalle donne in alcunisantuari della Baviera o dell'Alsazia-Lorena: sono custoditi nei mu­
sei di Strasburgo e di Nancy. «Un tempo» commenta Jean-Paul Clébert «si credeva che la vagina di una donna avesse la forma di un ro­spo rovesciato come un guanto.»185 In questa, come nella credenza precedente, sembra riaffiorare l'arcaico rapporto del rospo con laGrande Madre.
Due secoli fa il Pitré raccontava a De Gubernatis che in Sicilia portava fortuna; chi era sfortunato doveva procurarsene uno e nu­trirlo a casa propria con pane e vino e cibo consacrato, perché si so­
steneva che essi erano originariamente «signori» o «donne forestie­re» costretti a una metamorfosi a causa di qualche maledizione;sicché non soltanto non li si uccideva, ma non si doveva nemmeno
inquietarli per timore che, causando loro del male, venissero di not­te a sputare dell'acqua negli occhi di chi li aveva maltrattati, i quali non sarebbero mai guariti nemmeno se si fossero raccomandati a
santa Lucia.
Lo stesso De Gubernatis riportava anche una favola che gli aveva narrato una contadina di Cavour, racconto che sembra una variante msia della Bella e la bestia sia dell'apuleiano mito di Amore e Psiche.Un paralitico aveva tre figlie, Caterina, Clorinda e Margherita. Un.giorno, mettendosi in viaggio per consultare un medico celebre, do­mandò loro che cosa desideravano come regalo. Margherita rispose che avrebbe desiderato un fiore, soltanto un fiore.
L'uomo giunse infine nel castello dove avrebbe dovuto incontrare il medico: ma di costui non c'era nemmeno l'ombra.
Deluso, se ne ripartì per il proprio paese ma, cammin facendo, si rammentò del fiore che aveva dimenticato. Ritornò allora nel giardi­no del castello e si chinò per cogliere una margherita; proprio in
quel momento apparve un rospo, il quale con una voce sorprendentemente umana lo avvertì che sarebbe morto entro tre giorni se non gli avesse concesso una delle figlie come sposa.
Tornato a casa, il padre si confidò con le tre ragazze; le due più grandi si rifiutarono di sposare il rospo, la terza acconsentì per sal­vare il padre.
Dopo le nozze l'animaletto si trasformò in un bellissimo giovane raccomandando però a Margherita di non rivelare il segreto a nessu­no perché, se lei avesse parlato, sarebbe stato costretto a riassumere
le vecchie sembianze. Poi le donò un magico anello che le avrebbe permesso di ottenere tutto quanto avesse desiderato. Ma le sorelle, visitandola ogni tanto nel castello, cominciarono a sospettare che celasse qualche mistero; e presero a interrogarla connsistenza finché la sciagurata rivelò il segreto. Subito il giovane si ammalò e riprese le sembianze del batrace. Disperata, la giovane cercò di servirsi del magico anello per restituirgli l'aspetto umano; ma non riusciva a ottenere proprio nulla. Allora, delusa e sconsola­ta, andò a gettarlo in una vicina palude. Mai decisione fu tanto feli­ce: il giovane riapparve e da quel momento non riprese più la forma del rospo; sicché i due sposi, dopo tante vicissitudini, poterono vive­re per sempre «felici e contenti».
I rospi appaiono anche in gastronomia tant'è vero che un gour­met come Alexandre Dumas spiegava che si potevano anche man­giare. «I rospi delle Antille hanno la carne così buona e delicata co­me quella delle rane, e siccome sono molto grossi, due sono sufficienti per fare un buon piatto che si serve in fricassea e di cuigli indigeni sono ghiotti.» E soggiungeva che quando i negri africa­
ni erano afflitti da emicrania si sfregavano sulla fronte dei rospi vi­vi, ottenendo sollievo.

Visione dualista o Panteista?

Yeah un altro Post Office... Grazie per tutti i commenti al precedente.
Questa volta la domanda è molto più difficile da affrontare e per questo motivo dopo i miei sproloqui senza senso e confusionari,  da pazza analfabeta che prova a spiegare qualcosa di davvero semplice,  ma difficile. Vi lascio un post stupendo che reputo una punta di diamante del mio Forum, scritto tempo fa da un amica.


Skayler - Post Office


....Ciò che più mi interessa nella pratica pagana e il rapporto con le divinità, il ciclo delle stagioni e quindi il contatto con la natura, e ho un dubbio che nonostante cerchi di colmare con ricerche e quant'altro non mi è del tutto chiaro.
Io ho una visione prettamente dualistica, quindi vedo appunto il divino sotto l'espressione del Dio e della Dea, ma ultimamente sto cercando di avvicinarmi al pantheon greco-romano, perché è quello che più sento affine alla mia personalità. La domanda è come conciliare la visione dualistica con l'adottare un pantheon? So che tutti gli Dei sono un Dio e tutte le Dee una sola Dea, ma a volte questa teoria mi stona un po'...so che magari potrà sembrarti una domanda stupida, ma sono ancora agli inizi e questo è un dubbio che mi tormenta abbastanza, potresti aiutarmi a chiarire? Come è realmente vista la divinità? Non mi è nemmeno molto chiara la questione degli archetipi, insomma se io invoco il Dio Apollo per esempio è come invocare il Dio in generale, o qualche altro Dio? Scusa per il disturbo, spero potrai aiutarmi, te ne sarei infinitamente grato. Spero di essere stato abbastanza chiaro...
-A. 

Cercherò di rispondere meglio di quanto abbia fatto di getto via privata con l'interessato, toccando anche punti ben oltre la domanda ed essendo più generica. Mi scuso se i "puristi" "perfezionisti" (o qualsiasi categoria di cagacazzo, voi facciate parte) troveranno alcuni esempi forzati o addirittura assurdi. Appunto per questo motivo alla fine citerò l'articolo di Elena, io cercherò di essere il più semplice e terra terra possibile, mettendomi nei panni di un neofita che legge e magari si ritrova più confuso di prima. Sappiate che non è facile ed io sto scrivendo all'una di notte.

Iniziamo con dire che la visone dualistica è puramente neopagana e Wiccan, ed è a mio parere, una visone troppo semplicistica della concezione divina, ma purtroppo capisco la difficoltà ad abbandonarla e a comprendere tutto in discorso Dio-Dea, rispetto al pantheon. Cercherò di aiutarvi, spero, ma è per lo più, ve lo dico per esperienza personale, è solamente una questione di cultura e abitudine, di ciò che avete imparato e preso per vero, ciò che avete interiorizzato, rispetto a ciò che magari non sapete.
Ho visto, sopratutto la mia generazione, ma anche gli ultimi di voi che si approcciano a questo cammino, esser continuamente imboccati dalla wicca e dai testi neopagani, i più diffusi e quelli con più facile accesso (nonché portati avanti da seminaristi e co) e questa confusione è il risultato di anni e anni (da Gardner a oggi) di informazioni "errate" o filtrate in modo sbagliato.
Ancora mi chiedo cosa abbia spinto ai tempi, gli illustri precursori del neopaganesimo, a decidere deliberatamente cosa portare e cosa nò dal paganesimo. Se per alcuni versi, alcune cose le capisco, come per esempio tutta la parte di pratica oscura (un esempio banale, la Luna Nera) altre cose meno e questa è una di quelle che proprio non capisco, poiché ha influenzato me per prima, per molto tempo. La spiegazione unica e plausibile che mi dò e l'aver voluto rendere semplice la comprensione di una realtà diversa da quella a cui si era abituati, dopo le persecuzioni delle streghe e che volessero eliminare del tutto figure mitologiche simili a personaggi delle fiabe, come potevano forse, sembrare gli Dei per rendere tutto più legittimo, ma non so... In ogni caso, è andata così, non voglio sindacare nulla, ne screditare la Wicca, poiché se mi seguite, sapete che arrivo anche io da lì.
Pertanto, anche per me è stato difficile abbandonare l'idea della dualità divina e il concetto che negli anni si era insinuato dentro di me ovvero: « tutti gli dei sono un Dio e tutte le dee sono una Dea » 
Sono forse stata fortunata, perche ho abbandonato questo "falso" concetto, attraverso l'esperienza di una divinità patrona e il lavoro con essa. Lavorare con una divinità specifica ti fa capire quanto parlare genericamente di Dio e Dea voglia dire poco, è come fermarsi alla superficie, è far perdere la parte più succosa della nostra vita!
In oltre, parlare di dualità e di « tutti gli dei sono un Dio e tutte le dee sono una Dea »  esclude automaticamente il lavoro con un pantheon specifico. Potrei addirittura, quasi azzardarmi a dire che è quasi parlare di due religiosità diverse. Insomma per fare il primo esempio, è come parlare di Grande Spirito per gli sciamani e di Divinità per i pagani.

Nel paganesimo parlare di divinità patrone, o comunque di divinità specifiche che compongono un Pantheon, equivale a parlare esattamente di quella divinità specifica e non di un archetipo funzionale a tutte quelle racchiudibili sotto un genere, sia questo maschio, femmina (come appunto nel neopaganesiomo con il Dio e la Dea) o sia più specifico con forze/poteri/domini ( come: amore, guerra, inferi, bellezza ecc...)
Quindi possiamo dire che nella visone panteistica, anche la realtà dell'archetipo diventa meramente superficiale; per definizione:
"Archetipo deriva dal greco archè - governo, principio e tupos - primitivo, originario. Gli archetipi sono dei principi primitivi che vanno al di là delle culture, dei simboli, sono delle forme senza contenuto. 
Gli archetipi sono più che simboli: sono l'essenza che dà vita al simbolo e sono la potenza che permette al simbolo di esistere nel tempo. Gli archetipi si manifestano in ogni cultura, prendendo voce nei miti, nelle favole, nelle leggende che racchiudono in sé i principali temi dell'uomo dall'origine dei tempi. I sogni ci permettono di entrare in contatto con gli archetipi: se sappiamo leggerli ci aiutano nel processo di costruzione di una coscienza individuale. Ma anche le emozioni, con la loro espressione, ci mostrano un aspetto più superficiale degli archetipi. "
Questo già potrebbe bastarci a capire, poiché si  evidenzia come questo concetto racchiuda un insieme di elementi e non qualcosa di specifico. Si parla di un "idea" che prende forma, e assume potere grazie all'idea umana, non a una realtà a se stante, indipendente dall'uomo.
In parole povere e spicciole, sarebbe come dire che attraverso l'archetipo esiste una Divinità, quindi attraverso noi che creiamo l'archetipo Ella esiste, altrimenti no. Questo è un disocrono che può essere fatto da una persona non credente... e non è il nostro caso.
Tuttavia, il neopaganesimo ci insegna che i pantheon non sono altro che archetipi di un unico spirito divino, appunto espresso al massimo nella dualità Dio e Dea. Da questa figura unica (inteso come solo questa) e doppia, otteniamo gli archetipi, definiti come forze/poteri/domini Divini e quindi  per deduzione i vari Dei dell'amore, della guerra, della bellezza, degli inferi, ecc...
E' come se queste caratteristiche che definiscono la divinità in poco, fossero solo le sfaccettature dello stesso diamante e ancora, da questo ne deduciamo che pregare un Dio equivale a pregare una totalità di archetipi divini; fate attenzione, archetipi divini, non Divinità a se stanti. Equivale quindi a pregare e venerare un energia, non un qualcosa che vive indipendentemente da noi su qualche piano dell'esistenza.
In questo modo, in oltre, si raggruppano tutte le divinità, di qualsiasi cultura, sotto una stessa dicitura, il che è sbagliato, anche se forse voi ancora non lo vedete.
Per farvi un esempio un po' forzato, sarebbe come dire che le donne umane sono tutte uguali, senza nessuna specificità e ancora se si guarda all'archetipo femminile, ogni femmina è uguale, invece sappiamo bene che non è così. Io non sono uguale a voi, al mondo esistono le specie, animali, vegetali, esseri umani che a loro volta si distinguono in razze, etnie, culture e lingue diverse, ed è inconcepibile dire che io sono uguale a una donna che vive in Africa, si lo siamo, ma solo superficialmente, solo perché siamo entrambe donne. Se parliamo di caratteristiche specifiche di una persona, anche qui possiamo evidenziare ulteriori differenze sostanziali, se io sono un artista perché creo statue, non sono uguale a un artista che suona e compone musica, capite?
A chi di voi farebbe piacere essere considerato solo superficialmente?
Quindi, per quale motivo dovrebbe essere così per gli Dei? Gli Dei! Ciò che noi consideriamo quanto di piu  superiore esista. Perché ridurlo a una visione semplice?
Quando voi fate magia, non usate erbe e pietre a caso, le scegliete nello specifico, più conoscete un ingrediente meglio lo potete utilizzare, questi sono strumenti che una strega usa, perché mai allora se non buttiamo erbe a caso in un calderone, dobbiamo riferirci alle Divinità in modo casuale?
Io, data la mia esperienza, non mi sognerei mai di pensare che parlando con Odino mi stia riferendo automaticamente a tutti gli dei maschili di tutti i pantheon e purtroppo questo è l'altro grave errore in cui si incorre attraverso la dualità.
In oltre, Odino che figura anche come padre degli Dei, non è comunque uguale a un Dio come Zeus, anch'esso padre degli Dei. Sarebbe come dire (esempio forzato) che mio padre è come vostro padre, se parlo ad un padre generico, può ascoltarmi il vostro come il mio, poco importa, ma questo non accadrebbe mai.
Eliminare la specificità delle divinità equivale a eliminare la divinità stessa.
Capisco che sia difficile da capire per chi non ha esperienza diretta con una divinità, perché questo aiuta molto a capire la loro unicità, così come esattamente la conoscevano gli antichi prima del neopaganesimo; ma nella visone pagana panteistica, pregare e invocare una specifica divinità vuol dire esattamente pregare quella divinità, che esiste cosmologicamente in qualche piano dell'esistenza, con le sue caratteristiche specifiche e con il suo linguaggio.
Ed è importante conoscere queste caratteristiche e questo linguaggio, perché non si può parlare lingue differenti, o fare esperienze approssimative o a casaccio, guidati dalla nostra curiosità.
Qui sia apre un altro problema, il mischiare divinità di pantheon diversi. 

Alcuni, ormai lo vedo di frequente, lo fanno abitualmente con un alzata di spalle definendosi eclettici. Essere Eclettico non vuol dire niente! Questo è un altro errore "del libero arbitrio neopagano". Non si può essere qualsiasi cosa si voglia solo perché ci piace, non si può adottare una divinità solo perché ci affascina.
Si, se volete siete liberi di farlo, gli unici a perderci siete voi, perché il vostro lavoro sarà un estenuante ricerca, una fatica immane nel adattare linguaggi diversi, o l'errore di adottarne uno proprio pensando che basti, con nessun vero risultato.
Non dico questo da maestrina, lo dico per esperienza. Una divinità non è un famiglio e come ho già detto ampiamente, è unica e specifica. Non rispettare questa unicità equivale a non rispettare la Divinità.
Fare offerte ad un altare dove presenziano Dei di diversi pantheon, è se ci pensate, sciocco. Come potete credere che Cernunnos e Freya si possano trovare l'uno ad accettare l'offerta dell'altro, l'uno nel modo di pregare dell'altro, l'uno le credenze della tradizione dell'altro.
Sono concetti semplici, pensateci, riflettete. Capirete!
Questa che potrebbe sembrare una sottile differenza tra pantheon che si assomigliano, resta comunque un enorme differenza specifica.
Sappiamo tutti che esistono Dei simili in culture diverse, ma se gli analizzate ognuno nello specifico, la loro essenza non può essere minimizzata ad un unico aspetto. Come dicevo prima, Odino e Zeus sono entrambi padri degli Dei, ma a parte questo appellativo, in comune non hanno niente.
A cosa servirebbero libri scritti e culture tramandate, se tutto potesse essere una accozzaglia di similitudini?
Ripeto, capisco la difficoltà, era difficile anche per me capire e cambiare il modo di pensare da dualista a panteista, ma è stato obbligato, così come è stato di obbligo prendere una direzione unica (di tradizione) e smetterla di pasticciare. Ciò non toglie che nella vita si possa avere a che fare con Divinità differenti, provenienti da pantheon diversi. Questo accade proprio perché Essi esistono, e non sono un unica cosa.
Con questo non voglio nemmeno arrestare la vostra crescita chiedendovi di buttarvi subito su un pantheon specifico, anzi, conoscere tutto ciò che vi stimola è importante. Come potete vedere dai mie video e dal mio blog, ho spesso parlato di Tradizione Nordica, come di woo-doo, di Santeria, di sciamanesimo, di Curanderos, di stregoneria Cornica, scozzese ecc...
Sono tutte cose che mi hanno attratta o mi attraggono, le studio, ve le faccio conoscere quando reputo che sia qualcosa di meritevole, ma non fanno tutte parte della mia tradizione. In passato cercando la mia strada son passata in tanti contesti, fatto tanti studi e ancora oggi è così, è naturale. Un tempo sicuramente non circolavano le informazioni di cui disponiamo oggi e la propria tradizione si apprendeva dal contesto in cui si nasceva. Mi vien da dire che si faceva molta meno fatica, ma è comunque un dono grande quello di cui noi disponiamo, dobbiamo solo farne buon uso.
Toccherò un ultimo punto prima di lasciarvi all'articolo di Elena.
Scegliere tradizione e pantheon. Molto brevemente, alcuni storcono il naso a vedere per esempio, nel mio caso, un'italiana senza alcun retaggio culturale o discendenza, seguire una tradizione così lontana come quella nordica, lo stesso per l'indirizzo da Hedgewitch di cui mi appello per definirmi più concretamente, poiché non sono una strega norrena ma nordica, tradizionale, con pantheon norreno.
Dovrei, per alcuni, sicuramente seguire qualcosa di più vicino alla mia terra di origine e ai mie antenati (che si dal il caso non fossero vichinghi ma nemmeno streghe italiane, pertanto, se così fosse, dovrei essere cattolica). Non mi sento cosi tradizionalista da trovarmi in accordo. Non credo sarebbe nemmeno più semplice. Per onor di cronaca, sono passata anche dalle tradizioni Italiche, semplicemente non erano per me, semplicemente non sono stata chiamata da queste.
Questo è il punto essenziale, io sono stata chiamata dal pantheon Norreno, sorprendentemente, visto che all'epoca ne ero particolarmente ignorante, non so i motivi, non so se ce una spiegazione riconducibile ad un altra vita, o a discendenze cosi antiche da essersi perse nella mia linea famigliare, so solo che così è! Quindi ascoltate al di fuori delle vostre preferenze, cercate, studiate, ma tenete teso l'orecchio. Quasi tutto quello che vi ho detto sta notte, sarà da voi meglio compreso quando verrete chiamati da una Divinità. Ci potrebbero volere molti anni, i mie non sono molti ma nemmeno pochi, l'importante e che voi continuiate, in modo da essere preparati a poter sostenere un simile e meraviglioso rapporto!


Detto questo vi saluto lasciandovi questo bellissimo articolo di Elena, scritto in maniera assolutamente piu accademica del mio, e sicuramente vi aiuterà a capire meglio tutto il mio sproloquio.
Mi piacerebbe sapere la vostra opinione qui sotto! Vi aspetto. Grazie!



Divinità e Numen, si è scelti o si sceglie?
12 febbraio 2013 alle ore 14.03
Questa riflessione nasce da un confronto  costruttivo avvenuto all’interno di un gruppo di Facebook, e per l’occasione ringrazio vivamente Skayler di avermi dato l’opportunità di scrivere al riguardo.
Devo inoltre annotarvi che io personalmente non seguo la Wicca, ma la tradizione di Paganesimo legata al mio territorio, pertanto qui vi parlerò dalla mia formazione storica con la passione grande dell’onorare gli Antichi Dei sempre Beati . (il testo è mio vi prego di non copia-incollarlo)
Vorrei partire da una differenziazione importante che un neopagano in quanto “nuovo pagano” ovvero “dei nostri giorni” dovrebbe conoscere , ovvero la differenza fra il concetto religioso e storico-mitologico di Divinità, Numen, Deità e dualismo archetipico. La Religione Romana, ovvero Religio, secondo Cicerone è .
Solitamente la Wicca è la corrente spirituale maggiormente diffusa e molti neofiti si lamentano della mancanza di libri adeguati che possano spiegare loro alcuni concetti, anche teologici se vogliamo, riguardo l’entità degli Dei, pertanto si ritrovano con un buco nero informativo che tentano di riempire come meglio possono e con buona volontà. Il problema sorge dal momento in cui questo buco viene riempito con accozzaglia di informazioni non sempre corrette ed il più delle volte errate. Non voglio ergermi nella cattedra dell’insegnamento “pagano” (sebbene ci siano diversi personaggi di dubbia reputazione che continuano a farlo) ma voglio unicamente dare qualche buon consiglio valido alle persone che avranno la pazienza di leggere le mie parole. Ritornando alla Wicca, essa  in generale concepisce le divinità in modo dualistico, ovvero racchiude tutte le divinità di tutte le culture mondiali in due unici archetipi di “maschile” e “femminile” , la complementarietà fra i due principi cosmici rappresentati dal Dio e dalla Dea in modo generico e senza una caratterizzazione specifica. Questa concezione è stata illustrata dal padre della Wicca moderna, Gerald Gardner  e dalla correnti seguenti come l’Alexandriana, mentre  un’altra concezione è ben espressa dal concetto di Dryghten, come definito da Patricia Crowther, ovvero il Monismo che vede i due principi cosmici del Dio e della Dea come le due forze di un unico principio universale.  Pertanto il Dio e la Dea sono forze cosmiche ed armoniche che permettono la costruzione e l’equilibrio del Mondo, ovvero « Tutti gli dèi sono un Dio; tutte le dee sono una Dea. » Il Dualismo monistico invece si applica alla dualità polare del Dio-Dea sintetizzando nella frase « tutti gli dei sono un Dio e tutte le dee sono una Dea » la sua concezione, ovvero che nelle grandi categorie Dio-Dea si ritrovano all’interno tutti i nomi di tutte le divinità di tutte le mitologie mondiali e pertanto le varie divinità sono dunque forze archetipali, attraverso cui si manifestano il Dio e la Dea. Questo può creare qualche problema sincretistico, in quanto sarebbe ridicolo associare  ad una divinità greca il suo “corrispettivo” per affinità di attributi, di altre culture. Non mi cimenterò nell’analisi critica della teologia Wicca perché non mi compete, ne tantomeno penderò in esame le varie correnti Wicca e le  loro differenze. Gli Dei Antichi erano  unici, sui generis. Erano concepiti a livello immanente nel mondo e nella Natura delle cose, degli uomini, della Vita stessa. La concezione del divino era solitamente panteistica, ovvero tendeva ad identificare la Divinità  come quell’ ente che permea e costituisce la natura del cosmo, degli uomini, del mondo al quale si associa l’enoteismo ovvero la capacità del Divino  di manifestarsi nel mondo fisico nei vari suoi aspetti, le divinità sebbene gli dèi non venissero concepiti come una pluralità di principi, ma piuttosto come pluralità di esseri divini, mai assoluti. Gli Dei sono allegorie dell’Essere e dell’Esistenza, e sono particolari, non generali o generici, ovvero ogni territorio, ogni società, ogni cultura aveva sviluppato una Cultus alle Forze della Natura che erano proprie di quei territori. Un esempio esplicativo valido è il concetto di Numen nel mondo latino. Il Numen esprime la Potenza Divina , ovvero la Forza Vivificatrice e portentosa che è alla base di ogni manifestazione naturale ed anche della natura umana. Non era associata ad un dio o dea precisi, ma era legata ai fenomeni naturali nei quali si vedeva la Potenza in se. Il Numen era nei laghi, nelle grotte oscure, nei Luci Sacri (Boschi), nel mare tormentoso ma anche fonte di vita , nei lampi, dei tuoni, nella neve gelida e nel sole cocente. Il Numen era, ed è, lo Spirito che anima il Mondo vivente, la natura, che anima il territorio, ovvero QUEL territorio specifico.
A questo punto molti si chiedono se sia possibile avere una divinità “patrona”. Ma cosa vuol dire avere una Divinità Patrona? Per gli antichi popoli , soprattutto dell’area mediterranea, le divinità patrone erano specifiche di alcuni aspetti della vita quotidiana ovvero di arti e mestieri, della politica, di un evento naturale o una caratteristica umana. L’uomo antico non aveva una divinità unica che vegliasse unicamente su di lui, questo è un concetto monoteistico, ma aveva più entità, più Numen ai quali poteva rivolgersi attraverso rituali ben specifici e sacrifici che fossero graditi. Un esempio sono i Lares ed i Penates (gli spiriti protettori della casa, gli spiriti degli Antenati), il Genius Loci (ovvero il Numen  che presiedeva la protezione di quello specifico territorio o zona) per citare solo alcune entità del culto romano, oppure l’Agathòsdaimon, il “Buon serpente” che propiziava la casa greca. Altri “Numen” possono essere identificati con il kami shintoist, il maban degli australiani aborigeni,  il mana dei Polinesiani, il silap inua degli Inuit,
il maban degli aborigeni, il seid nella mitologia  della cultura nordica…
I Sacerdoti e le Sacerdotesse invece votavano la loro intera esistenza al Culto di tutti gli Dei ed in special modo di un’unica divinità, della quale dovevano quotidianamente occuparsi eseguendo la ritualistica e l’offertoria specifica, ed era un Voto alla Divinità che legava in modo indissolubile, pertanto non tutti i pagani antichi erano sacerdoti, ma solamente alcuni, mentre tutti i pagani antichi potevano rivolgersi direttamente alle Divinità, in quanto esse erano manifeste nella Vita quotidiana e nella Terra dove essi vivevano.
Quando ci si chiede se si ha o meno una divinità patrona, si dovrebbe riflettere sul significato di questo termine in un culto pagano politeista (Wiccan o meno). Gli antichi associarono ad ogni singolo aspetto della natura e della loro vita ad una Divinità specifica preposta a regolarlo, esistevano dunque numerosi Dei e numerose Dee, tuttavia se si ritiene opportuno avere una divinità patrona alla quale consacrarsi si deve aver ben chiaro in mente che un Voto non è un gioco. Molte persone chiedono come fare per trovare la divinità patrona, e l’unico consiglio che posso dare, in modo esterno e senza condizionamento ideologico personale, è di studiare molto ed ampliare  le proprie conoscenze in modo continuo ed evitando la macchina del pregiudizio ma soprattutto della moda e dell’autoconvincimento che possono trarre in inganno le persone anche in modo grave. E’ mia personale opinione maturata in anni di studio, ricerca e pratica religiosa, che spesso siano le Divinità, o meglio le Deità (in quanto principi divini) a manifestarsi nei nostri riguardi, a manifestare il loro desiderio di essere onorate , e per farlo, è necessario FARLO IN MODO CORRETTO, ovvero eseguire quelle pratiche e quei sistemi di ritualistica che siano adatti a quella precisa divinità. È necessario fare le giuste offerte gradite, non inventarsele di sana pianta, perché ciò che molte persone purtroppo non hanno ancora capito è che gli Dei sono Potenze antiche quanto il mondo, codificate da quando l’uomo ha avuto coscienza di se e del Mondo, pertanto basarsi solamente sull’istinto o sul “faccio da me” può essere corretto se viene associato ad una conoscenza (anche frammentaria per mancanza di fonti storiche) della ritualistica corretta, ma è profondamente controproducente se il “fai da te” viene applicato in modo pedissequo e continuo per volontaria pigrizia nel RICERCARE  e nello studiare.   Il percorso spirituale pagano, wiccan, tradizionalista, neopagano che sia è molto difficile e soprattutto lungo. Non si è mai “arrivati” poiché ogni giorno è una nuova scoperta e nuova consapevolezza di noi stessi e del Mondo. Infine, per citare Dragon Rouge “La differenza sostanziale con il monoteismo è che nonostante si scelga di rendere il Culto interamente o principalmente ad UNA Divinità Patrono, ciò non implica disconoscere e denigrare o demonizzare le Divinità Patrono venerate da altri.”
Con questo concludo, e spero di essere stata d’aiuto a qualcuno, in caso contrario rimedio subito elencandovi qualche libro interessante sul paganesimo greco-romano in quanto ricade negli studi della mia specializzazione anche a livello universitario.

Vi ringrazio Elena

Paganesimo Romano
G. Dumezil, La religione romana arcaica, Rizzoli
R. Bloch, La religione romana, in Le religioni del mondo classico, Laterza
J. Champeaux, La religione dei romani, Il Mulino
R. Del Ponte, La religione dei romani, Rusconi
R. Del Ponte, Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica, ECIG
Paganesimo Greco
Mircea Eliade Storia delle credenze e delle idee religiose
Robert Graves, I Miti greci
Le Garzantine
Ugo Bianchi. Religione greca ed ellenistica in Storia delle religioni (a cura di Giuseppe Castellani) vol.III. Ileana Chirassi-Colombo. La religione in Grecia. Laterza
Walter Burkert. La religione greca. Milano, Jaca Book
Mircea Eliade. Zeus e la religione greca in Storia delle credenze e delle idee religiose, vol. 1., Rizzoli
Paolo Scarpi. La religione greca in Storia delle religioni. 1. Le religioni antiche (a cura di Giovanni Filoramo). Laterza


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