venerdì 6 marzo 2015

I'm the witch ...3 anni dopo

Io sono una strega di quelle di vecchio stampo, di quelle prima dell'inquisizione, di quelle che amavano aiutare gli altri con le proprie conoscenze, forse non sempre ci riesco, ma non ho bisogno di ringraziamenti per ciò che faccio o per i consigli che do. E' il mio Essere a rendermi tale, non so fare altro... è la mia natura ed il mio Mestiere.
Sono come colei che faceva nascere i bambini, colei che curava il bestiame e i malati, colei che sapeva quando e dove raccogliere le erbe, solo in chiave moderna e se posso sono felice di aiutare il prossimo anche con la mia Arte, e la mia ancora incompleta conoscenza, mi scuso per questo piuttosto, ma non discendo da una famiglia che mi abbai insegnato queste cose.
Non sono nata a quel tempo dove era normale opera tramandare, non so come si fanno molte di quelle cose, se fossi nata al tempo però sarei stata una di loro già da tempo. Ho avuto una bisnonna un po' maga un po' curatrice, non ha tramandato questo potere di gesti e di parole, scorre forse solo nel sangue, e se lei curava con le mani e gesti strani, io uso il Reiki, mi sono dovuta arrangiare.
Se una volta si bussava alla porta della casa della "Saggia del Paese" oggi bussano su Facebook, su Youtube.. e a me sta bene.
Forse potrebbe sembrare io pecchi di presunzione nel dire questo, ma non è un elogio a me stessa, è solo un futile ragionamento su che tipo di strega sono.
Io rispondo anche alle cose più assurde, ci tengo a polemizzare per onor del vero se serve, anche quando c'è terra sterile ed è inutile.
Quando scopro qualcosa di nuovo, lo rendo disponibile agli altri. Non so altre lingue ma l'arte che bramo ancora di imparare pare avere le sue radici ed essere rimasta in queste terre a me sconosciute, le stesse poi da dove provengono le storie di queste donne che erano quello, che un po' diverso, son io oggi.
Mi cruccio, mi impegno, perdo tempo, levo tempo alle mie cose per imparare anche con gli ostacoli, mordo il sapere, lo cerco di afferrare con le unghie quando posso, ogni parola è una moneta d'oro, non solo per il mio personale bottino, con questo cerco di arricchire anche il prossimo.
Sono antica anche se vivo questo tempo che è diverso da allora, quelle storie mi premono il cuore, sono in un certo senso una pro, pro, pro, nipote delle Donne del Lupo, di Mary, di Deliverance Dane, ma aimè non sono neppure Haria. Io vivo qui tra il cemento, ho poche erbe fresche da raccogliere quando esco da casa, non ho i torrenti che parlano facilmente ai mie orecchi, io devo farmi quello che comunemente si definisce: "Farsi il culo" per ottenere qualcosa, qualsiasi cosa che arricchisca la mia saggezza, devo pagare devo penare, devo viaggiare, devo pregare.
E' sempre stato cosi, ho sempre trovato tanta ostilità soprattutto tra i miei colleghi, tanti se la tirano cosi tanto che poi non puoi nemmeno ben capire se sanno davvero più di te o è solo una recita, altri sono completamente sfasati dalla realtà, altri semplicemente non condividono ciò che imparano, come se pensassero che son in possesso di un tesoro che mai e poi mai anch'io potrò possedere, ed invece io ce la farò, magari piano, magari sbagliando, ma ci arriverò anche io, come sempre. Come quando nessuno conosceva il significato del Rede.
Ma non importa cosa gli altri fanno, ho imparato a caro prezzo che i Pagani non sono migliori delle persone comuni, la maggior parte predica e predica bene ma poi razzola male, "L' essere umano non si eleva.. è umano".
Mi dispiace quando non trovo, quando non c'è confronto, quando c'è cattiveria e non c'è aiuto se non si retribuisce adeguatamente prima e anche dopo,(paragonandole quasi a offerte divine) che sia perché leggi le carte o perché hai scritto un libro, o quando non hai fatto un cavolo, ma ti senti di saperne sempre di più tanto da poter giudicare gli altri, definire a che tipo di classe stregonica appartengono.
Noi pagani abbiamo coniato il termini poco carini per riferirci ai nostri colleghi, denigrando con questi tradizioni che magari sono portate avanti con serietà nel mondo (vedi la Wicca) e questo la dice lunga sulla guerra che solo noi ci facciamo da soli, cercando poi di farci riconoscere quando ancora non si è stabilito chi ha vinto la gara del "sentiero più antico e più vero".
Tanti si dimenticano che siamo tutti figli dello stesso Dio e che importa come lo preghi e quando, o come lo chiami e lo disegni. Molti si sono dimenticata cos’è il servizio verso gli Dei e pensano di fare il loro dovere con qualche Celebrazione o qualche rito? O troppo spesso con le sole parole?
Nessuna candela accesa sarà ardente quanto un cuore colmo di amore, di comprensione e comprensione; "conoscenza e riverenza" non è una cosa che diceva solo il trio di Streghe.
Io ritengo che noi Pagani siamo eletti in un certo senso e abbiamo tanta responsabilità in tanti ambiti, ma che spesso l'abito non fa il monaco come in tutte le cose della vita. C'è gente che non ha capito forse, o se persa per strada, tra nuovi idoli che a volte sono fatti di se stessi.
Io sono contenta di essere la moderna levatrice della porta accanto, nonostante definirmi tale per me sia troppo, sono felice di essere la donna saggia dagli antichi rimedi, quella che ti fa entrare e accomodare, che sà che saresti arrivato, quella che ti prepara il thè o la tisana, che da una fetta di torta o di focaccia calda quando le parli anche solo dei tuoi problemi, dei tuoi timori.
Sono colei che svela e che ispira, mi rendo conto di esserlo molto più di quanto mi ci senta realmente, ed ogni lavoro che vedo fatto da altri, anche sia una copia del mio è un grande ringraziamento come le parole di gratitudine espresse per piccole cose che ho donato.
Sono quella che interroga pietrine dipinte se me lo chiedi, senza voler nulla in cambio, ma che non ti dirà cosa vuoi sentirti dire, ma solo ciò che i miei simboli mi dicono.
Soprattutto con chi mi sta più vicino sono onesta e brutale quando serve, non riempio la testa degli altri di scuse o fesserie più di quanto non riempia la mia. Non sono un’illusione, sono più che altro una spina di una rosa. Spesso capita che qualcuno si punga e sangue esca, talvolta questo fiore da bellissimo che era, diventa come la pece. Mi importa poco, di delusioni ne ho avute e sempre ne avrò, sono pronta, fa parte del mettersi in gioco, essere fraintesa non capita, nonostante gli sforzi, e pagare pegno per ogni parola detta in un certo modo, o per non “essere stata all'altezza”. Non ha importanza non più, lascio andare, a volte con qualche fastidio, sono umana anche io, ma poi sinceramente quando dimentico, dimentico per sempre. Non credo che le cose rotte si possano aggiustare. La colla lo scotch sullo strappo si vedrà sempre anche quando sei la più brava delle rammendatrici.
Sono l'amica, la consigliera, l' aiutante, l'alunna e la maestra, e sono felice che sia cosi. Dico questo con grande umiltà perché in questo sentiero io mi sento umile al di la di cosa possa sembrare magari. Sempre pronta a tornare sui miei passi, sempre pronta a scoprire cose nuove, a confrontarmi con intelligenza e fermezza, sempre pronta a stupirmi di ciò che ancora non so e di camminare lungo questa lunghissima via.
Sono dispiaciuta per tutti coloro che invece hanno perso questi sentimenti. E' vero le streghe sono sempre state di tanti tipi, ed oggi non sarà diverso, c'è chi lo farà per vocazione, chi per denaro, chi per fama o potere. Cuori aridi non imparano l’amore nemmeno con piogge torrenziali.
Vorrei però che ci fosse più amore, più disponibilità, che ci fossero altre levatrici a cui bussare alla porta, perché a volete anche io ho bisogno di chiedere aiuto.
Insomma, mi auguro che nonostante tutto io resti sempre cosi almeno in questo, che io sia sempre la "donna di conoscenza" a cui ci si può rivolgere per una magia, per un consiglio, per imparare qualcosa o solo per sfogarsi..
Dicevo oggi il Paese non c'è più, il paese è il web, e alla fine cambiano i mezzi ma non i bisogni delle persone, vedo che la gente arriva a me anche senza conoscermi, quindi deduco che la mia funzione sia proprio un po' quella delle donne che una volta per quel che faccio io, vennero bruciate.
E come loro ribadisco, dopo aver donato una parte di me, se qualcosa non va vengo portata al patibolo additata in piazza. Chi era un “cliente o amico” oggi spiffera alle mie spalle, non so nemmeno a quale scopo, certamente vedermi bruciare farebbe piacere. Forse appianerebbe del tutto quella coscienza, dalla quale nasce il fastidio per me. Perché sono diversa, provate ad odiarmi ma una parte ricorderà sempre che tanto male non ero. Giratevi pure dall'altra parte io sono la Strega! Fingete pure di non avere colpe. Io non brucio!
La differenza sta nel fatto che io ancora ho le gonne tra le mani perché possa alzarle un po’ mentre percorro questa faticosa salita che gli Dei hanno voluto che fosse il mio sentiero, mentre per voi è terra sterile da cui non nascerà nulla.
Non lo so e non importa, serro i denti e vado avanti, non mi curo di coloro che non capiscono o che non hanno fiducia nella mia persona, ma mi riempie di felicità ricevere un grazie se cerco di essere d'aiuto o se ho aiutato, almeno ogni tanto visto che capitano anche i pugni in faccia come ringraziamento.
Grazie è un altissima ricompensa, e son io che ringrazio coloro che mi stimano che mi conoscono davvero, che si sforzano di capire la mia Essenza, che mi cercano e che chiedono il mio consiglio.
Io vado avanti chinando la testa davanti a ciò che ancora non so, sperando di poter accedere alla conoscenza sempre di più. Io ho votato la mia vita a questo quattordici anni fa, "la natura mi ha fatta strega", forse non darà da mangiare ma questo è il mio primo mestiere, che svolgo con amore, e non fraintendete questo termine per cortesia, la mia è vocazione.
Un giorno spero di conciliare questo mio modo di essere anche con un lavoro vero, un po’ ci sto riuscendo con ciò che oggi mi permette di vivere,  non è molto, ma la passione che ci metto e il risultato che ottengo non l’avrei mai sperato. Creare magia, anche in senso molto giocoso e di aiutare cosi le perone su molti piani, più di quelli nelle quali posso aiutarle ora.
A tutti voi che mi cercate e mi Trovate, perché mi stimate o credete in me come persona e come strega.. Grazie... a tutti coloro che mi hanno già Trovata e capita, ma soprattutto scelta come Sorella Grazie di più .

Avevo scritto questo pezzo anni fa su questo stesso blog dopo aver aiutata una persona che poi non ho mai più sentito, ma che ricordo sempre. Ho cambiato qualche frase, aggiunto qualcosina, ma in sostanza questo discorso con piacere è sempre attuale.
E in questa riflessione in questa notte di luna piena, dove invece che seminare vedo attraverso me stessa cosa ho raccolto, vi narro come tutto è nato, se avete piacere di continuare a leggere.
Anche questa parte la scrissi tempo addietro, ora la modifico con qualcosa di oggi, ma rileggendola ancora sono fiera di essere sempre sul percorso nel quale mi sono incamminata.

Nasco come strega nel 2001, sebbene l'interesse per la stregoneria fosse nato già qualche anno prima. Per molti anni sono stata Wiccan, fiera di esserlo e tutt'oggi non è qualcosa che rinnego.
Ho avuto durante i primi anni di pratica un piccolo coven formato da 4 persone, ma le cose non sono andate come uno sperava e oggi credo di essere l'unica a praticare ancora (o quasi). Anni da solitaria, anni in cui i forum a tema sono stati di rilevante importanza per la mia formazione almeno quanto i libri, ma anche lì i tempi son poi cambiati, e molte situazioni mi andavano strette, cosi ho cercato di fondare qualcosa di mio che ancora oggi vive: Sacerdotesse di Avalon, prima il blog poi il forum.
Ho avuto (e ho) alcuni "compagni" distanti da me, ma con i quali ho avuto piacevoli confronti e lezioni, qualche anno fa ho deciso di mettere su un associazione culturale pagana, ma anche li le cose sono andate piuttosto male, è difficile trovare persone compatibili vicino, questo sembra un ritornello costante per ogni aspetto della mia vita, anche al di fuori dell’ambito pagano. Ho sorelle saprese in ogni dove, trovate, perse e sicuramente ce ne ancora di nuove che mi aspettano.
Sono arrivata al dunque capendo di essere una strega solitaria prima di tutto e più passano gli anni, piu conosco certi ambienti dai quali preferisco star fuori, ma soprattutto il mio percorso ha preso una piega per cui a meno che non trovo persone strettamente affini, per me ora è impensabile formare una congrega con un culto generico del Dio e la Dea. Tutta via anche se mi definisco solitaria ho una compagna in questo viaggio da un annetto circa, (anche se ci conosciamo da molto tempo) la persona che ha saputo mostrami cosa sia sorellanza e amicizia più di chiunque altro, con la quale ogni tanto mi trovo.
Da wiccan quale ero, ho avuto un cambiamento di rotta ormai  7 anni fa circa , non mi vergogno nel dire che illuminate fù un blog di una ragazza straniera, Sarah Lewis, che ha aperto il mio percorso a nuove conoscenze, nuovi approcci e un nuovo modo di volermi vivere come strega.
Da lì è partita una continua ricerca e uno studio molto più intenso di quello avuto nei primi anni di pratica, o come wiccan, una ricerca di me stessa, attraverso testi e saperi lontani da quelli che per molti dovrebbe essere la "tradizione di una strega italiana ", ma che sono esattamente ciò che con ogni probabilità mi definisce una strega tradizionale!
Ho iniziato ad interessarmi a pratiche più sottili, a conoscere gli spiriti che abitano i luoghi, ho iniziato a vivere fuori e scoprire l'essenza del tutto, piuttosto che stare in casa a leggere soltanto, mi sono riscoperta in parte animista e in parte semplicemente me stessa nel modo giusto. Ho imparato a sentire un sabba davvero, a riconoscere fauna e flora autoctona, a servire gli spiriti che mi permettono di camminare in un parto o in un bosco, ad ascoltare le parole di maestri spirituali e ancestrali, a lavorare con i sogni, con gli alleati e scoprire tradizioni antiche.
Detto cosi potrebbe sembrare forzatamente poetico forse, ma è vero, benché io viva in città e non mi conceda quasi mai immersioni bucoliche, ho scoperto la mia pratica vivendola fuori soprattutto, e di questo devo ringraziare anche un altro compagno di viaggio, il mio cane.
Ho studiato, cercato e imparato molto sebbene io non sia soddisfatta e probabilmente non lo sarò mai, c’è sempre cosi tanto da sapere, cosi tanti mondi da vedere… ma la cosa più importante che ho interiorizzato in questo processo di crescita è che non esitino schemi nè definizioni certe, ti devi sentire, devi calzare a pennello un abito che il destino ha disegnato per te e davanti a questa forza non puoi combattere, non puoi opporti, nè indossare una maschera per darti un tono o per fuggire.
Non amo definirmi se non come eclettica e questo non per paura, ma perché altrimenti causerei dei torti soprattutto a me stessa, principalmente mi interessa il percorso dell' Hedgewitchcraft ovvero una combinazione di un percorso stregonico e sciamanico, il mio personalmente è per altro fortemente influenzato da tradizioni del Nord Europa, Stregoneria Scozzese, Cornica, Tradizionale e in fine Tradizioni Nordiche, e non posso definirmi se non altro che con questo nome straniero che più si avvicina a ciò che sono e a ciò che già ero prima di conoscerlo.
Non so perché io infine mi sia scoperta e sentita adatta e realizzata in queste tradizioni "lontane" e le vie che le influenzano, forse ha un sapore antico, forse trovo che faccia semplicemente vibrare la mia anima durante certi rituali o nel sentire i simboli di una saggezza popolare antica, come qualcosa che mi appartiene da sempre e a cui naturalmente vado incontro.
Non conoscendo l'inglese, faccio una gran fatica a studiare questo genere di tradizione e quelle che la influenzano, internet lo ammetto, è la prima fonte per lo studio perché al momento ancora leggo pochissimo in lingua originale.
Negli anni ho imparato che leggere e conoscere è importantissimo, ma che non deve comunque far venire meno il sentire e il farsi guidare dall'istinto. Non sono una tradizionalista e non lo sarò mai, forse perché vengo da molti luoghi, e benché abbia anche io i miei "paletti" entro i quali le persone devono stare secondo me per non fare pasticci o semplicemente quello che gli pare ( uno zoccolo e una scarpa), mi ripeto sempre che la religione la fanno gli uomini e non da dio, e per tanto si deve ricercare il giusto modo e mezzo per sentirsi completi in questo campo. Mischiare non è mai un bene, e lo dice una che di confusioncine ne ha fatte, ma non è giusto nemmeno limitarsi dopotutto, bisogna trovare un giusto equilibrio, una saggia guida interiore che scelga i giusti mattoncini da porre uno sull'altro nel palazzo della nostra spiritualità.
Sicuramente oggi è meno facile di ieri dove la tua tradizione era la sola cosa che conoscevi data dalla tua stessa famiglia, dalla società. In un mondo moderno le radici sono perdute e recuperate e veniamo continuamente a conoscenza di cose nuove di percorsi che forse sarebbero i più giusti per noi. Sperimentare non è un male, così come sbagliare, perdersi, sentirsi soli per poi ricominciare.
Altri elementi che fortemente influenzano oggi il mio percorso sono l'osservanza del culto degli antenati, con i quali lavoro in modo abbastanza costante ma meno di quanto dovrei/vorrei, il rapporto con l'animale guida e quello con gli alleati di potere, eccellenti maestri, compagni, guardiani con cui ci si può trovare a lavorare in determinati periodi della nostra vita, e da cui si impara tantissimo e ancora il rapporto con il proprio spirito guida, essenziale quando si resta confusi o si è incerti ma anche per capire determinate cose rilevanti di se e del proprio passato.
Non da meno e per questo l'ho tenuto per ultimo, è il legame e il mondo che si apre davanti quando inizi una "relazione" con una divinità patrona, nel mio caso sono ormai tre anni che vivo questa esperienza, che mi ha portato a fare scelte, a incontrare gente e attuare cambiamenti non solo nel modo di pensare e vedere certe cose, ma anche relativi a parte della mia pratica, della mia disciplina e del vivere la mia spiritualità. Sono stata "Chiamata" da una divinità che prima conoscevo a malapena e che sto scoprendo ogni giorno un po' di più sempre con emozione e assoluta meraviglia, una divinità che ad essere sinceri non amavo neppure particolarmente e che non avrei mai scelto se fosse stata una cosa di mia competenza, eppure ha rotto gli argini del mio sentimento finché non l'ho capito e accettato.
Ad oggi questa è l'esperienza più bella, emozionate e forgiante che ho avuto in tutta la mia vita, viene da se dire "se l'avessi saputo prima" ma questo genere di cose non accadono per nostra volontà, giunge semplicemente un momento in cui accade tutto e tu non puoi evitarlo, solo goderne.
Dunque è qui che mi trovo oggi, sono una Strega, figlia di un Dio Nordico, che cerca di imparare a camminare sopra e sotto, fuori e dentro la siepe, alla ricerca di se stessa, della conoscenza e della realizzazione del proprio spirito.

mercoledì 4 marzo 2015

Matrimonio Sacro con la Divinità, "Godspousery"

Si tratta della pratica di prendere i voti di Matrimonio Sacro con un Dio (o in alcuni casi con una Dea) nonostante sia un fenomeno ancora molto “piccolo” e inusuale, è molto presente nel paganesimo e gli aderenti sono sempre di più negli ultimi anni. Di solito si tratta di qualcosa che si verifica tra i pagani che intraprendono un percorso sciamanico unendolo alla loro tradizione di base o alla loro pratica magica, e che hanno una certa di abilità con pratiche di Hadgecrossing, trance, camminare tra i mondi e / o che parlano con gli spiriti direttamente o tramite intermediario, utilizzano per questo scopo: rune, la visione di presagi, lavorano con i sogni, utilizzano tavole ouija, la scrittura automatica, il pendolo ecc.. o addirittura hanno talenti naturali per pratiche di veggenza e di medianità. Queste abilità (oltre a molte altre) rientrano in quello che comunemente viene chiamato "lavoro dello/con lo spirito", nonostante queste facoltà non siano strettamente necessarie per un Matrimonio Sacro con il Divino è bene sottolinearle, ma tuttavia potrebbe essere possibile farlo in maniera strettamente devozionale, come un sacerdozio pari a una prete o una suora cristiana per intenderci, soprattutto se non si ha famigliarità con le pertiche sopra elencate.
"Godspousery" è un termine che si può vedere applicato al matrimonio tra il Dio e partner umani, tali rapporti popolarmente vengono chiamati "godspouses". Penso che sia importante notare, che per entrare nella condizione di questa “pratica” sia necessario essere assolutamente politeisti. Pertanto il termine coniato da Dion Fortune “tutte le Dee sono Una e tutti gli Dei sono Uno” tipico dell’ ideologia wiccan non permette di applicare una tale pratica se non adattandola. In parole povere: anche se si parte da questa concezione, bisognerebbe avere la propensione per una particolare divinità. Considerare semplicemente il Dio o la Dea potrebbe essere motivo di confusione e di smarrimento ad un certo punto del proprio cammino proprio per come questi rapporti- pratica son soliti evolversi.
Molte persone che scelgono di eseguire questa dedicazione, devozione ecc.. chiamiamola come volete sono spesso e sovente quelle che ritengono che gli dei siano reali ed unici come voi ed io in un'altra dimensione, in modo che quando dicono di essere sposati con un Dio specifico ( vi è grande propensione per gli Dei Nordici) non stanno parlando di metafisica o in termini figurativi , simbolici, ma stanno parlando di un vero matrimonio in cui interagiscono con questo Dio ( Dea) nello stesso modo che interagirebbero con un marito (moglie) umano. ( Ovviamente la mancanza di un corpo vero è proprio è tenuta in conto). Tuttavia, non posso parlare di godspouses gli altri che non partono da questa considerazione degli Dei anche se, può darsi che alcuni che hanno abbracciato questa strada la vedano in un modo più figurativo, con un sapore più morbido , più simbolico più da sacerdozio rispetto a questa teoria. Un altro dato di riscontro è quello di aver notato che molte più donne “sposerebbero un Dio” rispetto agli uomini una Dea.
Un po’ come tutti le “nuove scoperte” e le nuove sferzate di novità nel mondo pagano, anche questa cosa ha colpito e destato interesse in molti, diventando quasi una moda. Nonostante possa sembrare nuovo, il “matrimonio con un Dio” non è una pratica estremamente recente, per molti negli anni passati è stata forse una scelta fatta senza neppure sapere che esistesse un termine per definirla e che altri nello stesso modo avessero preso questa decisione.
Pare che i “privilegi” ottenuti da questi rapporti tuttavia non siano sempre positivi, come ho già detto se è da considerarsi alla stregua di un vero matrimonio è dunque facile intuire che non è una scelta che va fatta sull’onda dell’emozione o sull’onda della novità. E’ una decisione che cambia la vita e chi l’ha presa nonostante tutto non incoraggia il prossimo a fare altrettanto. Nel momento in cui si prendono i voti, non si sa a cosa si va incontro, ovviamente ne dipende dal Dio che avete scelto o che vi ha scelto, ma la strada di questa relazione non può essere altro che in salita. Molto lavoro, molto studio, doversi spingere oltre il limite e saper tornare indietro intatti, essere disposti talvolta a fare a pezzi la propria esistenza e ricostruirla, non in nome del Dio che avete sposato, ma semplicemente perché è giusto che cosi fosse, e lui ve lo avrà mostrato.
Solitamente si parte impreparati, ma anche se si presumesse di conoscere tutto o abbastanza su un dio, ciò non dovrebbe comunque incoraggiare tale scelta soprattutto se le motivazioni sono per sfizio, o per appartenere a una “comunità”( ovviamente qui non è cosa usuale, ma all’ estero ne esistono) ecc.. questo cambierà la vostra vita irrevocabilmente, e non avete idea di come potrebbe finire. Pensate a quanti amici sono rimasti lì con voi per sempre, anche se ve lo avevano giurato e spergiurato? Come spesso nella vita e soprattutto in amore le situazioni che avete idealizzato quante volte si sono verificate davvero? Quante volte soprattutto l’amore, procedere secondo una logica stabilita su cui noi abbiamo il controllo? Quante volte vi siete impegnati in qualcosa che poi vi ha fatti sentire svuotati, senza merito, scoraggiati e a pezzi? Questi sono domande semplici per pensare alla domanda essenziale: Un Matrimonio Sacro dove potrebbe portare? Quanto di bello, quanto di orribile può esserci? Sono disposta ad assumermi un tale impegno?

Vi è da sottolineare ancora qualcosa prima di entrare nel dettaglio di questo rapporto sacro ( cercherò di non dilungarmi ancora molto anche se è un argomento nuovo e in scoperta anche per me.): il matrimonio con un dio NON è sinonimo di lavoro con lo spirito nonostante la premessa fatta (anche se solitamente questo sopraggiunge comunque per vivere tale rapporto) , Avere un “Dio coniuge" non è sinonimo di lavoratore con lo spirito come strega, sacerdotessa, seidhrkona, volva, sciamana o qualsiasi altra varietà spirituale tipica di queste forme di lavoro, anche se è certamente possibile che queste figure intraprendano questo tipo di legame con il divino. Dire che si tratti soltanto di lavoro con lo spirito sarebbe inutile proprio perché non è solo questo. E’ importante mantenere la distinzione tra chi opera con lo Spirito e fa il lavoro, ( ha un lavoro da fare) dalla relazione che si ha con una divinità coniuge. Se si tratta di un matrimonio, il matrimonio deve essere al centro di ogni altra cosa, e deve essere mantenuto anche se e quando siamo costretti dalla vita (o gli dei) ad abbandonare altre cose.

1. Un godspouse è un ponte tra l'umano e il non umano, tra il mondo mortale e il non mortale. Per partecipare in questo tipo di rapporto si deve saper attraversare la soglia in qualche modo, avere una modalità d’accesso per interagire tra i due mondi. Sovente diventa cruciale per il rapporto con il Divino. Dal momento che capitare che lavorando con un Dio esso necessita di una porta per comunicare e agire nel mondo fisico direttamente e senza alcuno sforzo. Si potrebbe anche vedere questo come essere una specie di agente o ambasciatore per il dio in questione.

2. Dal punto di vista civile, un godspouse è una compagna, tanto quanto un coniuge mortale , almeno in teoria dovrebbe esserlo. Il termine medievale per questa funzione, applicata a mogli mortali, era "supplementarità." Non si tratta di fare del lavoro per il Dio, anche perché non essendo noi divini sarebbe inutile qualsiasi mezzo, ma da esso si impara, e in un certo senso si acquisisce la stessa modalità, modo di fare, rendendosi disponibili se Esso necessita di noi. Potrebbe essere necessario essere d’ aiuto per altri devoti, o persone che sono in cerca di Esso. Parlare ad altri per volere sua ecc..

3. Tuttavia, quanto detto sopra non significa che un godspouse è la portavoce di quel dio, o l'unica persona in comunicazione diretta a lui, o ha il diritto di fare dichiarazioni in nome del dio influenzando la vita degli altri fedeli, soprattutto, se “questi consigli o dichiarazioni” non sono nemmeno volute o cercate dagli altri, questo sarebbe solo un atteggiamento invadente e maleducato, che potrebbe mettere oltremodo in difficoltà altre persone non pronte o non disposte.
Anzi i Godspouses, come chiunque altro che cammina sul sentiero dell’ Arte dovrebbe essere una persona buona, con una grande dose di umiltà e disponibilità. Bisognerebbe lasciare i pregiudizi e le considerazioni personali da parte, per esempio detestare Tizio non vuol dire che questi non possa essere meritevole di avere il vostro stesso ruolo per lo stesso dio. Potrebbe essere che lo stesso Dio sia affezionato “o interessato” ad entrambi.

5. Un Godspouse, anche se idealmente ha molta dimestichezza con i miti sul suo dio, conosce leggende, simboli e modalità storiche e moderne del culto, o non è necessariamente l'esperto in quel dio, e può anche non essere molto più di uno studioso o simpatizzante sul “tema”. Amare una divinità è un bene, non vi è un livello di espressione che valga “l’ammissione” tra i protetti o gli eletti di quella divinità, non esistono esami da superare per essere accettati come coniugi o semplici devoti.

6. Come ogni agente o ambasciatore, un Godspouse dovrebbe idealmente essere un esempio di buon comportamento. Questo vuol dire ricercare della gentilezza, la compassione, la disponibilità, e in generale il comportamento degno di un regale consorte, poiché si è consorte umana di un dio o di una dea: che godspouse sarebbe senò?

7. Il ruolo di godspouse può variare, in termini di lavoro con lo spirito, anche se come ho già detto la maggior parte si definisce tale di un tipo piuttosto che un altro (strega, sacerdotessa, seidhrkona, volva, sciamana). Possiamo essere sacerdoti o sacerdotesse, sciamani, streghe, guaritori, maestri, indovini, o un qualsiasi altra cosa.

8. Tuttavia, eventuali ulteriori incarichi di lavoro con lo spirito sono subordinati al ruolo di godspouse si deve avere la capacità di tenere a mente in ogni momento che la priorità è la relazione coniugale. Essa potrebbe vacillare o avere bisogno di attenzione in più, e quindi viene spesso richiesto di lasciare da parte altri tipi di lavoro di secondaria importanza rispetto a questo rapporto. La ragione di questo è semplice: il rapporto è la nostra terra, le nostre fondamenta, la base di tutto ciò che facciamo.

9. Con ovvietà ci si può chiedere se quindi gli dei hanno molti coniugi mortali, e se questo è poligamia. Basta considerare che in ogni caso in concetto di “matrimonio”- “monogamia” -“fedeltà” sono del tutto nostri, mai nessuna divinità presentandosi potrebbe mai dirvi anche sono ipoteticamente: ” oh comunque sono anche sposato con quello, quella e quell’altro.” Perché non è un concetto che appartiene ad essi. Dall’altro lato abbiamo l’esempio di miti e leggende che parlano espressamente di Dei poligami, e che anche quando non sono cosi menzionati è presumibile che lo siano stati. Gli dei non “vivono” sotto regole umane, che hanno ovviamente influenzato tali testi a seconda della cultura e del tempo in cui sono state scritte, e se proprio vogliamo si possiamo definirli poligami.

10. Altra cosa ovvia è chiedersi se si può essere un godspouse e avere un coniuge mortale allo stesso tempo. Ciò per molti è assolutamente possibile, talvolta il proprio coniuge mortale non sa nemmeno che l’altro è sposato con un Dio/Dea, o lo scopre per caso e questo non compromette nulla, o non crea nessun problema essendo essenzialmente poi due cose abbastanza diverse ( soprattutto se si ha un approccio molto più devozionale ). Per altri non è cosi, e questo dipende dalla divinità a cui ci si è legati: Esso/a potrebbe non approvare il coniuge mortale che avete scelto e invitarvi a cambiarlo. Altri Dei non condividono proprio che non gli si dedichi totalmente. In caso di dubbio, chiedete al vostro Dio cosa lui o lei vorrebbe. Se siete particolarmente legati a un amore mortale, molti saranno disposti a tenerne conto, a condizione che il coniuge mortale sia un bene per voi.
Potrebbe inoltre capitare di domandasi dunque se anche noi stessi siamo quindi poligami, a volte un Dio che accetta un essere umano al vostro fianco potrebbe indurvi a dichiarare questa cosa al vostro compagno/a , quindi cercate di capire che cosa la situazione richiede. Purtroppo, l'apertura completa è quasi impossibile, accade solo in alcune di queste situazioni. Si può avere un rapporto poligamo senza considerarsi tali. O considerarsi monogami con un rapporto speciale in più.

Se sapete di più scrivete o commentate, se riuscirò a reperire altre informazioni ve le metterò qui sotto.


Strega del Nord e altre fonti

lunedì 2 marzo 2015

Pomi d’oro e d’immortalità. Da Iðunn ad Era.

Tantissimo tempo fa avevo scritto questo Post, per il giornale di Sacerdotesse di Avalo "Il Tempio" quel numero non è mai uscito e così rendo pubblica questa ricerchina qui. Buona Lettura

Gli Elleni e i Troiani, avevano incontrato il melo in ogni dove durante le loro migrazioni, prima di stabilirsi in Grecia, in Asia Minore o in Italia. Secondo quanto attestato da Plinio, i Romani del primo secolo già conoscevano questo albero in ben trenta delle sue specie, differenti sia nell’impiego sia nell’alimentazione, ma anche nella medicina.
Le parole per indicare Mela, in latino Melum, e in greco Mḗlon, avevano in origine un senso più generico, indicavano infatti, tutti i frutti esotici che più o meno si assomigliavano, accompagnati allora da un aggettivo che ne indicava la provenienza. Mḗlon kydōnion, era la mela cotogna, da Kidōnia, Mḗlon persikòn la pesca, Mḗlon armeniakòn, l’albicocco perché, sebbene provenisse dalla Cina come il pesco, i greci l’avevano visto crescere in Armenia nel primo secolo d.C. e ancora Mḗlon kìtrion che era il limone, il Mḗlon mēdicòn il cedro e così via.
Il mito delle mele ha numerosi corrispettivi in molte tradizioni, dove si trovano spesso frutti dai poteri miracolosi, sorvegliati da guardiani, o oggetto di contesa. Dalla leggenda irlandese dei figli di Tuirenn, che rubarono le mele dal giardino di Hisberna, al ben noto racconto biblico dell'albero della conoscenza del bene e del male, sino a quella greca del giardino delle Esperidi simili alle leggendarie mele dell’immortalità degli dei nordici, custodite nel giardino della dea Iðunn. E sarà proprio di questi ultimi due racconti che parleremo.

Iðunn è ricordata nel mito del suo rapimento da parte del gigante Þjazi. La vicenda ha inizio con un viaggio di Odino, Hœnir e Loki, durante il quale le tre divinità desiderano cucinarsi un arrosto, ciò però viene impedito dai poteri magici di un'aquila, sotto il cui aspetto si cela il gigante trasformato. Loki tenta di colpire l'aquila con un bastone, ma questo rimane incastrato nel corpo del rapace, che spicca il volo trascinandosi dietro il dio. Loki, per salvarsi, stringe un patto con Þjazi, promettendog di consegnargli Iðunn e le sue mele.
In seguito Loki riesce a convincere Iðunn a uscire da Ásgarðr e a recarsi in un bosco, dove Þjazi, sempre in forma d'aquila, la rapisce, portandola nella sua dimora montana di Þrymheimr. Privi delle mele di Iðunn gli dèi cominciano a invecchiare e, saputo dell'intrigo di Loki, lo mandano a chiamare per costringerlo a rimediare.
Loki ottiene quindi dalla dea Freyja un travestimento da falco, tramite il quale raggiungere la dimora del gigante, dove trova Iðunn, sola, mentre il padrone di casa si trova momentaneamente sul mare. Loki trasforma Iðunn in una noce, portandola via con sé, ma Þjazi, che si è ben presto accorto dell'incursione, muta di nuovo in aquila volando all'inseguimento. Gli dèi, allora, una volta che Loki ha fatto ritorno ad Ásgarðr con Iðunn, creano una barriera di fuoco tra le cui fiamme Þjazi perisce. In seguito Odino dovrà affrontare la figlia di Þjazi, Skaði, decisa a vendicare il padre: ad ella verrà offerto, in riparazione, il matrimonio con uno degli dèi.
Alcuni studiosi hanno affermato che la presenza delle mele nel mito di Iðunn ha provenienza straniera. Difatti, nei testi più antichi che lo riportano, le mele non sono nominate, e di Iðunn si dice solo genericamente che possiede la medicina per impedire agli dèi di invecchiare. Inoltre, le coltivazioni di mele non furono note in Scandinavia almeno sino al tardo Medioevo. C'è tuttavia, chi fa notare che il termine con cui vengono chiamate le mele di Iðunn (epli) si può riferire in senso generico a qualsiasi tipo di frutto tondeggiante, non necessariamente alle mele proprio come Melum, e Mḗlon. Il suo nome è anche riconducibile forse nel toponimo danese Enø (>Jthænø) e in altri, di origine scandinava.
Si fa riferimento alle sue preziose mele anche laddove Skirnir, per indurre Gerdr (figlia di un gigante) a cedere all'amore di Freyr, le offre “undici mele"(epli ellidu/ epli, ellilyf "le mele medicina” contro la vecchiaia), di tali mele fu detto che erano tutte d'oro (algullin) e se ne sottolinea il simbolo di fecondità; queste ricordano il mito di Afrodite, dove Paride le fece omaggio di una mela, sebbene in questo caso si tratti di un “pomo della discordia”.
Nei pomi delle Esperidi invece, si sono voluti riconoscere le arance, o i limoni, invece che le mele, perché nel quinto secolo a.C. Sofocle aveva chiamato questi frutti “pomi d’oro”, sebbene questo termine non si riferisca a una specie in particolare, ma indica frutti mitici “frutti d’immortalità”, e il “risultato non cambi”.
Il mito narra che Eracle aveva già compiuto le sue dieci fatiche, inflitte da Euristeo, sotto consiglio dell’oracolo di Delfi per purificarsi dai delitti perpetrati durante la sua follia e per così ottenere l’immortalità. L’undicesima fatica doveva essere decisiva sotto questo aspetto, poiché nella dodicesima e ultima fatica, l’eroe sarebbe sceso negli Inferi ponendo fine alla sua servitù.
L’albero da cui Euristeo pretese che Eracle gli portasse i frutti d’oro apparteneva ad Era, la quale l’aveva avuto in dono dalla Terra Madre e l’aveva piantato in un giardino divino situato alle pendici del monte Atlante, dove il dio omonimo vegliava con grande orgoglio i frutti d’oro. Ma poiché Egli era impegnato a tenere sulle proprie spalle le “colonne del cielo”, Era aveva affidato alle figlie dello stesso la custodia dell’albero. La loro madre era Esperide, figlia del dio Espero, dio del sole calante, che altri non era che Ade che regnava sui morti, perché le anime di questi, seguendo il sole nella sua corsa, scomparivano con lui a occidente.
Le Esperidi erano tre: Esperia, Egle “lucentissima” ed Eritea, “terra rossa”; belle e spensierate cantavano con “voce sonora”, ma Era si accorse che le rubavano le mele d’oro. Perciò ordinò a Ladon, il drago, di chiudere nelle sue spire il tronco dell’albero e vietarne l’accesso a ogni straniero.
Tale immagine evoca immediatamente la forte similitudine con il serpente di Adamo ed Eva.
La fatica di Eracle, era un’impresa doppiamente difficile se si pensa che Era lo perseguitava fin dalla nascita, ed egli ignorava dove si trovasse l’albero dai frutti d’oro, di cui con certezza sapeva solo che sicuramente si trovava a occidente.
L’eroe si impadronì di Nereo, il dio marino oracolare, con l’aiuto delle ninfe del fiume, e malgrado le diverse forme che il dio cerò di assumere per sfuggirgli, infine, Eracle carpì il suo segreto: come impadronirsi delle mele d’oro. Tuttavia, secondo altri autori invece fu Prometeo ad aiutare Eracle: non doveva cogliere le mele direttamente, poiché troppo ben protette da Ladon, ma farsi aiutare da Atlante promettendogli un aiuto nel sostenere il suo gravoso fardello.
Nonostante Atlante fosse stato avvisato da un oracolo, “La Fatidica”, l’idea di un attimo di tregua ebbe la meglio sulla diffidenza che avrebbe dovuto mantenere. Atlante però temeva il drago, che venne abbattuto dalle frecce di Eracle il quale sostituì il dio, mentre Egli raccoglieva tre mele. Tale avvenimento venne commemorato con le famose “colonne di Eracle o Ercole”.
Apprezzata la libertà, però Atlante cerò di approfittarne, ma l’astuzia di Eracle ebbe nuovamente la meglio sul dio.
Portate le mele a Euristeo, queste le offrì ad Atena, ma Ella le restituì ad Era “perché sarebbe stato illecito che a Era venisse tolta la sua proprietà”. La dea deplorò la morte del suo protetto Ladon e lo mise in mezzo alle stelle, dove è diventato la costellazione del Dragone.

Con questo secondo racconto mitologico è possibile non solo trovare corrispondenza in culture e tempi diversi sui “frutti d’oro dell’immortalità” ma l’albero appare anche come Albero Cosmico che sostiene la volta celeste, impedendo di schiacciare gli uomini, come succede presso i Celti e i Germani. Forse è proprio grazie a questo compito, sostenere i celi, che i suoi frutti  permettono di arrivare all’immortalità .


Fonti:
Jacques Brosse, Mitologia degli alberi. Dal giardino dell’Eden al legnod ella Croce, Bur Rizzoli, 2010
Chiesa Isnardi Gianna, I miti nordici, Longanesi, 2008.
Teogonia di Esiodo.
Pseudo-Apollodoro, Biblioteca.
Igino, Fabulae.
www.skayler-ulver.blogspot.it - Modern Witch League