lunedì 11 febbraio 2013

Giorno Pagano della Memoria 2013 «Luci tra Passato e Presente»



Questo sarà il mio contributo per il Giorno Pagano della Memoria 2013, non si tratta di un vero concorso, ma semplicemente qualcosa per rendere omaggio a Coloro che sono morti durante i roghi, durante la caccia alle streghe. Spero di poterne fare anche un video come feci nel 2011, ma per ora mi limiterò a questo.

Quest'anno ciò che ho proposto era  parlare di noi del nostro essere strega oggi e poi lasciare una qualche storia popolare o inventata di qualche strega condannata.
Cosa vuol dire essere per me strega oggi... sembra facile ma non lo è potrei parlare di molte cose e non so bene dove finirò con questo scritto.
Per me è inevitabile essere una strega a dispetto di tutto e tutti è ciò che sono sopra ogni cosa, l'unica vera certezza che ho nella mia vita, il mio orgoglio, il mio pensiero quotidiano, il senso che mi accompagna in tutte le cose.
Essere strega è molto più che la semplice definizione che ancora oggi fa ridere qualcuno, e spaventa altri, effettivamente è raro che la usi per dire chi sono, solitamente mi pongo come una pagana, come una religiosa perche poi di questo si tratta.
Sono una delle persone più credenti che conosco, la mia fede, il mio credo vive forte dentro di me da undici anni, sebbene la mia "formazione" sia iniziata molto prima e non è mai venuto meno, nemmeno nei momenti più difficili, ho avuto anche io dei momenti in cui ho praticato e studiato meno, ma alla fine è una spinta naturale è qualcosa che mi completa e mi fa esistere e ogni giorno mi fa crescere un po di più.
"Henbane, grows like a weed, but you need to plant it every year. And is as the witchcraft" è una frase che si addice al mio percorso, a quello che cerco di fare e come mi sento.
Ogni giorno cerco di migliorarmi, di saper di più sul mono al quale sento di appartenere è una ricerca che conduce a me stessa e quindi è naturale farla. Sono una strega eclettica e i mie piedi mi hanno condotta sempre un po' dove volevo io, che sia giusto o no le definizioni mi vanno strette e sebbene abbia voglia di "appartenere" sò perfettamente di trovarmi ancora per strada, certa che una meta vera forse non esiste neppure, ci si può spingere sempre un po' più in la, si può scoprire sempre qualcosa di nuovo, sopratutto se si pensa che non c'è solo il sapere di questo mondo da scovare.
Se guardo indietro, vedo lontano il punto in cui sono partita sebbene lo ricordo bene, le mie impronte sono ben solcate, procedo poco a poco, con fatica ma affondo bene i piedi dove li metto, diramo le mie radici sempre un po' di più in alto e in basso e senza fermarmi procedo ancora.
Durante questo cammino a volte sono stata in compagnia e a volte lo sono ancora o mi piacerebbe esserlo molto di più, sono una che si da da fare, che crede in quello che fa e lo fa con caparbia anche quando ne esco frustrata, non cedo ho una motivazione abbastanza prepotente che alla fine trova il suo giusto equilibrio solo con l'istinto e la solitudine.
Faccio i conti molto spesso con questo, sebbene sia una persona che ama condividere il proprio sapere e il proprio percorso, mi definisco un animale da branco, lo cerco, ci vivo e poi ogni tanto mi rendo conto che il modo migliore per me invece è quello di andare in dispersione.
Forse sto parlando un po per metafore ma comunque volevo arrivare al punto in cui dire che essere una strega non è mai stato difficile per me, è sempre stato naturale, l'ho trovato, l'ho scelto e lo sono diventata, dico questo senza auto nominarmi sacerdotessa, ma solo per dire che non ho mai trovato ostacoli all'esterno. Forse sono atta fortunata o forse ho saputo spiegarmi e farmi rispettare a valere.
Io sostengo fortemente l'uscire dall'armadio delle scope senza paura, non c'è nulla di male, bisogna fare solo attenzione a sapersi spiegare "padroneggiare la questione" e anche riconoscere quando non se ne può cavare un ragno dal buco, la mia esperienza in ogni caso mi dice che bastano poche parole senza fronzoli, per trovare quantomeno rispetto anche dai più cocciuti e restii. Come può essere contestato duramente l'amor e il rispetto per dio e ciò che ha creato?In questo io credo che ogni credente è uguale.
Oggi io mi occupo di divulgazione oltre che di studi personali che non troppo spesso coincidono con ciò che cerco di trasmettere agli altri, lo faccio perche credo nella conoscenza come "arma" per mettere a tacere i cattivi pensieri, le dicerie, le bugie, oggi io ho il potere di poterne parlare liberamente. Non mi piace essere presa da esempio perche ho ancora troppo da fare perche possa essere un vero riferimento per qualcuno, ma mi piace dare uno spazio a chi ha domande, mi piace portare alla conoscenza di altri qualche cosa che  ho imparato, mi piace creare un posto se pur virtuale dove la gente puo fidarsi e confidarsi.
 Spero di apparire abbastanza umile perche è cosi che cerco di essere, e mi fa sempre molto piacere quando la gente mi chiede consiglio per qualcosa, mi piacer pensare a me come una strega di un tempo nella casa al confine con il paese, impegnata a intrecciare erbe e fare focacce per aiutare le persone a guarire nel cuore nella testa e nel corpo, aiutarle a trovare la serenità la prosperità e all'occasione anche Dio.
Ecco cosa vuol dire per me essere una strega oggi, non so bene se sia stato facile capirmi, ma non volevo dilungarmi più di quanto ho fatto. Sono una strega moderna con strumenti moderni sia per imparare che per aiutare e con grande origlio occupo questo posto nel mondo.
Non potrei essere nient'altro che questo, piaccia oppure no.


Siccome ho raccontato già qualche tempo fa alcune leggende Piemontesi ho cercato qualcosa di "nuovo" per questo progetto:


La storia della Sabrota la Longia
In un piccolo paese dell’astigiano, si ricorda ancora la famosa Sabrota, una strega del luogo che per la sua statura era detta “la Longia”. Brutta come solo le streghe sanno essere brutte, Sabrota la Longia è ancora viva nella tradizione del paese, anche se, naturalmente, nessuno sa dire in quale epoca sia vissuta. Dedita ai sabba, pratica di erbe e di filtri, esperta di ogni diavoleria, Sabrota si reca spesso su una radura dove convergono anche le altre masche della valle. I montanari sostengono che sotto quegli alberi avvengano feste infernali e ricordano d’aver trovato molte volte alcuni ciuffi di capelli, un segno evidente delle streghe. Anche Sabrota la Longia si trasforma in gatto: un soldato, di chissà quale epoca, mentre attraversa i boschi del paese in una notte buia viene assalito da un gattaccio dal pelo irto e dagli occhi di brace. L’uomo non si lascia vincere dalla paura e, sfoderata la spada, colpisce il felino a una zampa. Un miagolio straziante e l’ animale scompare. Il giorno dopo il medico del paese deve andare a curare Sabrota la Longia d’una ferita da taglio al braccio.

Naturalmente ognuno la detesta, anche se la teme e pensa che tutti i mali del paese siano da incolparsi alla sua presenza. La strega getta il malocchio: un uomo, venuto a lite con lei per questioni di interesse, la trascina in giudizio e riesce a farla condannare; qualche giorno dopo il primo dei suoi tre figli muore d’un male misterioso e nel giro di poche ore lo seguono i fratelli. Il padre, disperato e armato d’ un falcetto, si reca da Sabrota per vendicarsi, ma nell’atto stesso in cui cerca di colpirla cade a terra tramortito. Quando riprende i sensi è fuori di sé, dà in smanie, è stralunato: si crede un cane e corre per la campagna abbaiando, si crede un vitello e muggisce. Soltanto il prete con i suoi esorcismi riesce a salvarlo. Quando la strega muore gli uomini del paese rifiutano di portare la bara al cimitero. Nessuno osa avvicinarsi; infine tre uomini, decisi a liberarsi da quella dannazione, provvedono al trasporto, ma durante il tragitto che la bara è stranamente leggera. Giunti al cimitero la schiodano: è vuota!
[da Il fenomeno della caccia alle streghe]



Ed un saluto anche a La Marchesa, Clerionessa, Micillina Micaela Angiolina Damasius,



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