mercoledì 18 aprile 2012

Rúnatal


Rúnatal
Dissertazione sulle rune


Lo so io, fui appeso

al tronco sferzato dal vento

per nove intere notti,

ferito di lancia
e consegnato a Óðinn,
io stesso a me stesso,
su quell'albero
che nessuno sa
dove dalle radici s'innalzi.



Con pane non mi saziarono

né con corni [mi dissetarono].

Guardai in basso,

feci salire le rune,
chiamandole lo feci,
e caddi di là.



Nove terribili incantesimi

ricevetti dall'illustre figlio

di Bölþorn, padre di Bestla, 

e un sorso ottenni
del prezioso idromele
attinto da Óðrørir.



Ecco io presi a fiorire

e diventai saggio,

a crescere e farmi possente.

Parola per me da parola
trassi con la parola,
opera per me da opera 
trassi con l'opera.



Rune tu troverai

lettere chiare,

lettere grandi,

lettere possenti,
che dipinse il terribile vate,
che crearono i supremi numi,
che incise Hroptr degli dèi


Óðinn tra gli Æsir

ma per gli elfi Dáinn, 

Dvalinn innanzi ai nani,

Ásviðr innanzi ai giganti,

io stesso ne ho incisa qualcuna.


Tu sai come incidere?

Tu sai come interpretare?

Tu sai come dipingere?

Tu sai come provare?
Tu sai come invocare?
Tu sai come sacrificare?
Tu sai come mandare?
Tu sai come immolare?


È meglio non essere invocato

che [ricevere] troppi sacrifici:

un dono è sempre per un compenso.

È meglio essere senza offerte
che [ricevere] troppe immolazioni.
Così Þundr incise
prima della storia dei popoli;
poi egli si levò su

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