martedì 27 dicembre 2016

La società tradizionale vichinga



Nessuna fonte del tempo ci fornisce notizie precise e dettagliate sulla società del periodo vichingo. Le testimonianze offrono solo brevi scorci, e il quadro deve essere ricostruito pezzo per pezzo in base alle pietre runiche, ed altre fonti scritte e ai reperti archeologici. Data quindi la difficoltà intrinseca nel delineare una visione completa del sistema sociale vichingo questo articolo sarà notevolmente sintetico, proponendosi il solo scopo di fornire uno schema di riferimento sicuro circa la vita quotidiana in Scandinavia, nell'alto Medioevo nordico, basato su quelle poche nozioni ormai attestate. La consetu ripartizione della società vichinga (800 -1050) in schiavi (trœll), uomini liberi (karl), e nobili (jarl), di cui sembra esistere un mito di fondazione (le parole tra parentesi sono infatti anche i nomi popri dei figli di Tyr) è stata spesso proposta, in modo in modo quasi scontato, mentre in relatà una divisione così netta di ruoli può essere messa in discussione. Innanzitutto il trœll nordico non corrisponde esattamente alla nostra idea di "schiavo" e sicuramente non esistevano è vera e propria "classe" di persone private della loro libertà. Sappiamo che in certi crimini potevano essere puniti con la schiavitù e figli di due schiavi potevano avere la posizione dei genitori, inoltre i prigionieri delle spedizioni vichinghe potevano essere considerati schiavi una volta giunti in Scandinavia. A volte il padrone poteva decidere di liberare uno schiavo oppure questi poteva affrancarsi dalla sua condizione con il lavoro o qualcuno poteva comprargli la libertà con il denaro. Il problema fondamentale però nel definire la l'esatta condizione sociale del trœll, come anche l'individuo comunemente denominato come "hauldr" (o "thegn" o " landsmadhr") consiste principalmente nel fatto che i poveri in Scandinavia non avevano alcuna influenza politica ed economica per cui ne rimangono pochissime tracce. Uguale cautela, dovrebbe essere usata per definire in modo troppo categorico l'uomo libero e lo Jarl.
Alcune cose possiamo invece affermare con maggiore sicurezza la famiglia in senso lato ("ætt". "kyn") era la cellula di base della società nordica. Essa comprendeva, oltre ai consanguinei, gli amici intimi, e i fratelli giurati, i parenti adottivi e i poveri a carico della famiglia. Quindi circa una cinquantina di persone dipendenti a gradi diversi dal capo famiglia (hùsbòndi) è da sua moglie (hùsfreyja). Il capofamiglia, come del resto qualsiasi vichingo, non esisteva di per se, lo stretto vincolo che lo legava la propria famiglia si riflettevano il valore connotativo del patromimico: la scelta del nome non era mai lasciata al caso: talvolta formava allitterazione con quella del padre, Bjorn figlio di Bjorni ecc.; oppure riproduceva una parte di quello di uno dei genitori, Sigfridhr figlio di Siggeirr; ovvero se si tratta di un figlio maggiore, ripeteva il nome di un antenato celebre, ecc.. Attenzione però: in passato si supponeva che legame di parentela determinassero il funzionamento delle comunità vichinghe e quelli familiari o di lignaggio creassero un grande un nucleo omogeneo in base alla discendenza per linea maschile. In realtà non era così. Le iscrizioni runiche e altre testimonianze dimostrano che i parenti di una persona consistevano nelle famiglie sia del padre che della madre, e di solito erano i rapporti tra le coppie separate, i fratelli e le sorelle, i genitori e i figli, il nucleo familiare ristretto, a determinante le occasioni che si avevano nella vita.
Il concetto fondamentale circa il sistema sociale vichingo del quale possiamo parlare con relativa sicurezza e quello di "bòndi". Lo scandinavo tipico, il vichingo di base, il vichingo medio, e il grande vichingo lo erano tutti "bœndr". Il termine "bòndi" è una formazione dotta che deriva dalla forma contratta di un principio presente sostantivo "buandi" del verbo "bua" il cui significato originale e "preparare la terra per renderla adatta e a fruttificare". Il senso "dimorare, abitare" è secondario. Praticamente il bòndi era il coltivatore-pescatore-proprietario libero di cui parlano tutti i testi. Il bòndi era un uomo tuttofare, in grado di offrire tutte prestazioni che si possono chiedere a un uomo completo: agricoltore, pescatore, artigiano, fabbro e tessitore e anche giurista, operatore sacrale, o scaldo (poeta). Nella Scandinavia retta da assemblee pubbliche stagionali o "things", il bòndi aveva il diritto di dire la sua opinione, di sollevare cause legali e di esigere una compensazione perché la legislazione, che comprendeva la pena di morte, prevedeva riparazioni di ogni tipo in tutte le forme per qualsiasi trasgressione.
Diciamo per inciso, che l'assemblea (thing) era il luogo (e la forma) principale di governo in cui discutevano questioni di pubblico interesse e si prendevano decisioni. Prima dell'età vichinga probabilmente c'erano stati in molti regni in Scandinavia, ma non è chiaro quanto fossero grandi loro territori, che poteri avessero i re ho i capi, ne come esercitassero la loro autorità. Lo stesso vale in una certa misura per il periodo vichingo, e sappiamo molto poco dell'unificazione dei tre Paesi così come essi appaiono oggi (Svezia, Norvegia e Danimarca). Una cosa e certa: il potere era lungi dall'essere centralizzato nei regni Vichinghi. Le singole regioni mantenevano le loro usanze, e le loro leggi e un elevato grado di indipendenza. Il potere di un sovrano dipendeva sempre dalle interazioni con i capi della politica internazionale. Il concetto stesso di "re" come noi lo intendiamo, ovvero in riferimento a quella categoria formatasi storicamente nella nostra società, è probabilmente assai in proprio per designare un "capo" vichingo. In certi casi l'eredità stessa del padre in figlio (si diventa re perché si è figli di un re ) è rispettata, ma in molti altri no. Il termine norreno "kinungr" che a nostro avviso impropriamente viene tradotto da alcuni autori con "re", si riferisce invece ho una sorta di "capo" eletto dai grandi  bœndr all'interno di alcune famiglie ("kyn", da cui appunti "konungr"), ma non sappiamo quali fossero i criteri che dirigevano tale preferenza. I vari "thing" locali mantenevano sempre il potere massimo in quanto allora si doveva alla rettifica ufficiale del neo-eletto "re"e sempre thing locali potevano destituirlo in qualsiasi momento se egli non soddisfava l'assemblea, ad esempio nel caso che egli non avesse operato a dovere "per un anno fecondo e per la pace". Ma torniamo al bòndi: dunque, il vero cardine attestato dal sistema sociale vichingo.
Il bòndi, che poteva assumere varie "specializzazioni professionali"- "lœknir", medico; "lagamadhr", giurista; "smidhr",fabbro o artigiano; "godhi", sacerdote - al momento giusto si imbarcava sullo "skidhr", e partiva "i vikingu", ovvero in spedizione (di) vichingo. Le qualità preminente del bòndi fu probabilmente quella di ottimo marinaio e navigatore di primo ordine. La velocità e la maneggevolezza delle "lunghe navi" ("knörr" i "langskip") permisero agli uomini del Nord di navigare sempre più in fretta e più lontano fino a giungere, cinque secoli prima di Colombo sulle coste nordamericane. Con efficace timone fissato al fianco destro poppiero, la prua e la coppa rialzate e decorate, basse sull'acqua, con la chiglia a fendere le onde e la vela quadrata coloratissima ascoltare i venti, le navi vichinghe furono la massima realizzazione dei popoli del Nord, il vertice della loro civiltà materiale. Il coraggio e l'abilità dimostrata intraprendendo lunghi e pericolosi viaggi per commercio, colonizzazione arricchimento (pirateria) conferivano massimo prestigio al bòndi, una volta tornato in patria.
Un'ultima annotazione. Nella società scandinava anche ben prima delle epoca vichinga, la donna, pur non partecipando ne  al thing ne alle battaglie, godeva di molta considerazione: questo ci sembra attestato.
L'agricoltura era la principale occupazione e quasi ovunque, in Scandinavia, nel periodo che ci interessa. Molti vichinghi avevano fattorie ne lavoravano la terra, ma alcuni possedevano enormi apprezzamenti di terreno che probabilmente erano suddivisi in fondi di i media dimensioni e affittati. La terra assicurava posizione e sicurezza in se stessi, e spesso le pietre runiche parlavano anche di grandi poderi, un elemento essenziale sul quale si fondava il potere del re dell'aristocrazia. Conosciamo ad esempio il termine "bryti" (affittuario, fattore) dalle pietre runiche e dai toponimi, e le ricerche archeologiche confermano che le fattorie variavano notevolmente per dimensioni e ricchezza. Ma esaminiamo più in dettaglio l'organizzazione quotidiana. Lo scandivinista francese R. Boyer afferma: "Ancora fino a pochissimi tempo fa il mondo scandinavo stato di 'natura' e 'struttura' profondamente 'rurali'. E' una verità ovvia è indispensabile dire che è la nozione di città era sconosciuta fino al secolo scorso con una possibile eccezione per la Danimarca, geograficamente meglio integrata nell'Europa centrale". La sua unità territoriale mai esistita, sicuramente da millenni, in Scandinavia è quella che i Norvegesi continuano a chiamare "bygd", un'entità geografica talvolta di estensione considerevole, che ragruppa delle abitazioni, spesso molto sparse, sotto una comune amministrazione, che inizialmente doveva a consistere in un 'bing', luogo in cui, in date prestabilite, avevano luogo le riunioni degli uomini liberi, per discutere in comune tutte le questioni di interesse generale.
L'unità abitativa essenziale era costituita dalla fattoria ("bœr") composta in una molteplicità di edifici delimitati da muri obliqui e incurvati, fatti di blocchi di torba disposti a strati alternativamente inclinati a destra e a sinistra. Ciascun edificio aveva un impiego particolare. Gli esseri umani vivevano nella "skàli" o "stofa", l'edificio principale, di dimensioni varie di forma rettangolare. Come si presentava all'interno di uno skàli vichinga? Non c'erano finestre, ma solo feritoie chiuse da frammenti tesi di intestino di maiale; nè camino che era sconosciuto da un semplice foro praticato sul terreno da cui usciva il fumo. Al centro della kàli un focolare longitudinale di alcuni metri serviva a scaldare, a illuminare e a cuocere i cibi quando alla skàli non si affiancava un locale apposito per la cucina ("eldshus", "eldaskàli"). Una struttura di travi delimitava due spazi paralleli lungo le pareti longitudinali che erano di solo di solito rivestite di intonaco contro l'umidità. Questi spazi erano occupati da panche, e dotate di un coperchio che si poteva sollevare al cui interno si riponevano i panni del letto. La panca serviva da sedile di giorno e da letto durante la notte se la skàli non era dotata, come spesso accadeva, di alcova ("lokrekkja"). In mezzo a ciascuno delle file di panche stava un sedile sopraelevato ("öndvegi") sul quale potevano sedersi più persone e che era rivestito riservato al padrone di casa. Praticamente non esistevano mobili: forse uno o due armadi a muro nell'angolo dove si riponevano i viveri soprattutto pesce secco. I tavoli erano mobili, il pavimento di terra battuta talvolta coperta ma solo parzialmente da una specie di pavimentazione ("gòlf").
L'illuminazione era fornita dalle lampade costruite da un lungo e sottile paletto di ferro attorno alla parte alta che veniva piantato a terra e culminava in un recipiente semisferico dove bruciava del sego o dell'olio di pesce. La luce che emanava da quelle lampade non doveva essere granché viva. Lunghe catene pendevano dalle travi del tetto sostenevano le pentole disposte sopra il fuoco, che si otteneva strofinando tra loro le selci incastrate in appositi sostegni. I materiali da costruzione (il legno, l'argilla e la pietra o le zolle d'erba e varie combinazioni di queste), oltre alle tecniche costruttive, venivano a seconda delle risorse locali; i primi edifici di pietre legate con malta sono chiese del XI secolo. L'assenza di camini fa inoltre pensare che spesso il fumo doveva aver riempito le stanze e molte persone dovevano soffrire con sentimenti di avvelenamento da anidride carbonica, soprattutto nell'inverno quando erano costrette a trascorrere lunghi periodi in casa.



I vichinghi usavano consumare due pasti al giorno, al mattino e la sera, e la dieta, salvo che in periodi di penuria o in regioni particolarmente inospitali, era piuttosto ricca e varia: pane di segale, minestra di avena di orzo, pesce, carni ovine caprine e suine, cavallo e bue e tutti i derivati del latte. In genere le carni e venivano bollite più che arrostite e i contorni erano formati da cavo le cipolle, mentre mele, bacche o nocciole e rappresentavano i frutti principali. Il miele era il dolcificante per eccellenza, primo ingrediente per la preparazione dell'idromele dolce, fermentato. Esperti della conversazione  degli alimenti, come tutti i popoli navigatori usavano a tale scopo sale e ghiaccio e siero del latte e il sistema dell'essiccazione. La caccia e la pesca aiutavano a completare i pasti il bœr, dunque rappresentava l'unità di base dell'insediamento umano del Nord. Il bœr costituire anche l'unità giuridica: era il luogo dove si risiedeva legalmente un bòndì con la sua famiglia, quindi in un "usbyli". Il bœr inoltre era anche sede di rituali e pratiche culturali.
La famiglia allargata (kyn) oltre che la struttura portante del sistema sociale scandinavo antico associata ad una ben precisa unità territoriale (il bygd), raccolta nella unità abitativa fondamentale (il bœr), retta gestita dal capofamiglia era anche il supporto obbligato del culto. Il bòndi era l'esecutore di tutti i grandi riti stagionali ho dettati dall'evento (nascite, matrimoni e sepolture) e talvolta il "sacerdote" (godhi) in caso di "blòt" o sacrificio. Come abbiamo già ricordato, specie in Islanda, in date prestabilite, esistevano delle assemblee generali o thing in cui venivano prese all'unanimità le decisioni di interesse collettivo e in cui, verosimilmente si celebrava un culto pubblico: è facile dimostrare che un thing si ricollega ad un'organizzazione di clan di famiglie.
Il concetto fondamentale da sottolineare, oltre quanto detto sin qui, circa l'organizzazione sociale e la vita quotidiana dei vichinghi, è che le società dei vari bygder erano costretta a sviluppare un forte senso del collettivo e della comunità. Si mettevano i propri beni in comune per gli scopi più diversi, ad esempio per costruire una nave. Ognuno dei contraenti "fékagi"si sentiva legato agli altri da un vincolo forte, che poteva anche spingerlo fino al dovere della vendetta. La grande dispersione degli insediamenti abitativi dovuta alla particolare asperità del territorio scandinavo specie in Norvegia e Islanda, il clima duro, le risorse scarse, le condizioni di vita spesso proibitive nei luoghi lunghi inverni nordici, giustificano e spiegano ampiamente un'istituzione come il félag.
Rendersi conto dell'assoluta caratterizzazione dell'originalità socio-culturale scandinava in termini bòndi- bœr-félag, significa che spesso questo aspetto essenziale: la società poteva stabilirsi solo in piccole unità delimitate da a un'isola, un fiordo, una vallata una radura in mezzo a vaste foreste, sulle rive di un lago ecc. Le considerevoli distanze, la difficoltà di comunicazione, l'isolamento dovuto al freddo e, in inverno alla lunga notte, pare che da sempre abbiano costretto la costituzione di piccole cellule necessariamente legate al terreno circostante e più o meno condannate a vivere nel l'autarchia.

E veniamo ora l'ultimo aspetto interessante ai fini del nostro problema: l'hanno vichingo due elementi sono della massima importanza:
I) l'antico Nord conosceva solo due stagioni o semestri (misseri):l'estate l'inverno. Rispettivamente skammdegi (giorni brevi) e nóttleysi (senza notte). Inoltre, l’inizio e la fine dei mesi non combaciava con la nostra. L’anno terminava il 14 ottobre ed iniziava il giorno dopo con il Vetrablót per festeggiare l’anno nuovo.
II) calcolava il tempo:

  1.  non per anni ma per inverni, fino al 900 d.C. circa :
    - Sturla aveva 18 inverni quando si imbarcò per la Norvegia e vi trascorsero 3 inverni;
    - la sequenza di terne di inverni che precede il Ragnarok;
  2.  non per giorni ma per notti:
    - il fatto si svolse tre notti prima della morte di X
    - Vàli, "vecchio di una notte" vendicò Baldr ucciso da Loki 
Su questo modo di calcolare il tempo esistono notevoli prove, lo schema seguente dovrebbe aiutarci a capire più in dettaglio i momenti salienti dell'anno vichingo.

Anno vichingo :

  • 15 ottobre e 15 aprile "misteri" di inverno. 
  • 15 aprile 15 ottobre "m"misseri d'estate. 
In concreto:
  • dal 15 dicembre al 13 gennaio. Mǫrsugr –  il cui nome significa “succhia mǫrr’’. Il mǫrr è una sorta di riserva di grasso e carne di maiale, vitello e talvolta anche pesce. Era la tipica riserva di carne norrena. Alla fine del mǫrsugr, a cavalo con l’inizio del þorri, vi è una delle festività più importanti dell’etenismo norreno: lo Jólablót, il sacrificio di metà inverno (il mǫrsugr è il 3° mese d’inverno, e, durando 6 mesi le stagioni norrene, alla sua fine si è esattamente alla metà dell’inverno).
  • dal 14 gennaio al 14 febbraio. Þorri –  il cui nome significa letteralmente “gelido” (da non confondere con “þórr”, che vuol dire “tuono”). Col tempo, essendo gennaio/febbraio un periodo gelido nel Nord, la parola þorri venne anche utilizzata per indicare le foreste congelate o innevate, similarmente alla parola “hjarn”, che indica il suolo congelato, e “nífl”, che indica la nebbia congelata. Alla fine del þorri vi era un blót dedicato a Þórr, e tradizionalmente durante il þorri si mangiava il Þorramátr, una selezione di cibi tradizionali (incluso il mǫrr visto sopra) adatti all'inverno.
  • dal 15 febbraio al 14 marzo. Gói –  il cui nome deriva da Gói Þórsdóttir, figlia di Þórr. Alla fine del Gói vi è un blót che inizialmente fu tenuto per ritrovare la perduta Gói, chiamato Góablót.
  •  dal 15 marzo al 14 aprile. Einmánuðr –  il cui nome significa “mese unico / singolo’’, ad indicare proprio che non v’è nulla di particolare in questo mese. Segna la fine dello skammdegi e l’inizio dello nóttleysi, e a cavallo tra einmánuðr ed harpa vi è la Hǫkunótt, la notte che sancisce l’inizio dell’estate (nóttleysi).
  • 15 aprile  "GAUKAMANAD" (mese del cuculo) tempo della semina, risveglio della natura e delle attività umane; (esistono i termini Var - primavera e Haust - autunno, ma non servono per il computo delle stagioni.
  • dal 15 aprile al 14 maggio. Harpa – il cui nome deriva da Harpis, un’antica dea germanica della flora il quale culto tuttavia non era molto seguito dai norreni. Il primo giorno di harpa (15 aprile), subito dopo la Hǫkunótt, a cavallo tra einmánuðr ed harpa (14 e 15 aprile) vi è la festa per celebrare il Sumardagrinn Fyrsti, ovvero il Primo Giorno d’Estate
  • 15 maggio "EGGTIDH" (raccolta delle uova) epoca in cui si delimitavano i campi e si stabilivano confini legali.

  • dal 15 maggio al 14 giugno. Skerpla – il cui nome deriva da Skerplis, un’altra antica dea germanica della terra il quale culto non era molto seguito dai norreni.
  • 15 giugno. transumanza: ogni fattoria possedeva in montagna una "dipendenza" che poteva essere di notevoli dimensioni, è il "sel" (antenato del moderno seter norvegese). Giugno è "SOLMANADHR" il mese del sole, durante il quale si svolgono due eventi fondamentali nella società vichinga:
    - la convocazione del thing
    - la partenza per i grandi viaggi.
  • dal 15 giugno al 14 luglio. Sólmánuðr –   il cui nome significa letteralmente “mese del Sole’’. Alla fine del sólmánuðr vi era il Sigrblót, blót importantissimo dedicato ad Óðinn.
  • 15 luglio "HEYMIR", il periodo in cui si doveva tagliare il fieno.
  • dal 15 luglio al 14 agosto. Heyannir – il cui nome significa “mese del fieno’’. Questo era l’inizio della trilogia dei mesi delle dispense, e si chiamava perciò inizialmente Fyrstmánuðr, “primo mese’’. Il nome fu cambiato probabilmente per la confusione che ne derivava dal fatto che l’inizio dell’anno è con il gormánuðr e perciò heyannir in realtà è il 10° mese dell’anno. Alla fine dello heyannir vi era il Várblót, dedicato alla dea Vár e a Freyr e Freyja e festeggiato soprattutto dai contadini.
  • 15 agosto e 15 settembre "KORNSKURDHAEMANADHR" ovvero mese in cui si taglia il grano,detto anche mese doppio, intendendo condizione più antica, la duplice attività del taglio del fieno del grano.
  • dal 15 agosto al 14 settembre. Tvímánuðr –  il cui nome significa “secondo mese’’. Per motivi sconosciuti, il nome del mese non fu cambiato e rimase dunque anche in islandese medievale col significato di “secondo mese della dispensa’’ (vedi sopra, la trilogia della dispensa).
  • dal 15 settembre al 14 ottobre. Haustmánuðr –il cui nome significa “mese d’autunno’’. Come detto sopra, i nomi dello heyannir e dello hastmánuðr sono tardivi; infatti i norreni non avevano il concetto di autunno, ma mutarono la parola “hausti” dall’anglosassone “heoste” derivato a sua volta dal latino “auptum”. Alla fine dello hastmánuðr, e dunque alla fine dell’anno, vi era il Vetrablót, una delle festività norrene più importanti: il Capodanno norreno.

  • dal 15 ottobre al 14 novembre. Gormánuðr –  il cui nome significa “mese congelato’’. Alla fine del gormánuðr, eccetto che in Islanda, vi era lo Álfablót, un sacrificio dedicato agli elfi per la protezione dei propri defunti, di ambito privato. Difatti era una festività/sacrificio a cui solo i membri della propria famiglia o stirpe (ætt) poteva assistere.
  • 15 ottobre "GORMANADHR", inizio dei misteri di inverno. il mese conviviale: si fanno inviti, visite e banchetti, si controllano le riserve alimentari e quelle di legna e torba.
  • dal 15 novembre al 14 dicembre. Frermánuðr –  il cui nome significa “mese di Freyr’’. Mese in pieno inverno, non prevedeva alcuna festività particolare, né segni distintivi.
  • dal 15 novembre al 15 marzo l'attività subisce una brusca interruzione e la società vichinga subisce una sorta di morte temporanea. Conosciamo nomi di mesi come "FRERMANADHR" o "YLIR", o "JOLMANADHR e "EINMANADHR", ma data l'origine antichissima di questi termini e le dubbie ricostruzioni etimologiche, non sappiamo precisare per ora il significato. La stessa etimologia di JOL come significato del sacrificio invernale e blòt attestati da molte fonti, costituiscono ancora oggi un serio problema interpretativo.

Fonti:
 I miti scandinavi della luce: fertilità e iniziazione nei miti nordici Libro di Gianluca Ligi
La stirpe di Odino. La civiltà vichinga in Islanda di Jesse Byock
 norroenn-forn-sithr.blogspot.it/
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