Ráðumk þér, Loddfáfnir, en þú ráð nemir, njóta mundu, ef þú nemr, þér munu góð, ef þú getr: hvars þú ǫl drekkir, kjós þér jarðar megin, því at jǫrð tekr við ǫlðri, en eldr við sóttum, eik við abbindi, ax við fjǫlkynngi, hǫll við hýrógi, heiftum skal mána kveðja, beiti við bitsóttum, en við bǫlvi rúnar, fold skal við flóði taka. | Ti consiglio, Loddfáfnir, e tu accetta il consiglio, ne trarrai beneficio se l'accetti, bene ti verrà se l'accogli. Dovunque tu beva birra, invoca per te la forza della terra! perché la terra agisce contro la birra, il fuoco contro la malattia, la quercia contro la dissenteria, la spiga contro la stregoneria, il sambuco contro le liti in famiglia, per l'ira devi invocare la luna, l'erica contro la rabbia, e contro il male le rune, il terreno agisce contro le inondazioni. |
kjós þér jarðar megin: Secondo Reichborn Kjennerud, questo verso si riferirebbe la birra avvelenata. Lle strofe dell Havamal, LXXXI ECXXXI. alluderebbero proprio a questo. Nei tempi antichi, oltre ai normali ingredienti con cui la birra veniva fabbricata poteva capitare che del Lolium temulentum venisse introdotto accidentalmente nel miscuglio, avvelenando la bevanda. Ecco spiegata la consuetudine di benedire la birra prima di berla, come testimoniato nella Biskupa saga. Contro la birra avvelenata sarebbe esistito un medicamento, la cui efficacia sarebbe dipesa dalla forza della Terra. E' una prassi questa che va inquadrata nel contesto magico-religioso tipico delle società arcaiche. La forza della Terra sta nella sua capacità generativa, nella sua fertilità. La Terra che tutto genera e alla quale tutto ritorna, la Grande Madre, custode dell'equilibrio universale. Si ricordi l'uso dei germani di porre neonati sulla terra nuda affinché si impegnassero della forza tellurica. Del resto la Terra non è solo la madre dolce e generosa dispensa attrice di frutti. Essa ha anche il volto terribile della Morte che tutto prende, la Terra alla quale tutto ritorna.
La sua potenza nello Stato allo stato puro non è in e buona né malvagia, dipende dalle circostanze. Anche la birra e intrisa di tale potenza, kjós þér jarðar megin.
La Terra che tutto prende e che ogni male neutralizza. Dello stesso ordine di idee deve essere il senso dei tre sputi (in terra) di un antico formulario danese.
Allo stesso modo riferendosi al verso seguente því at jǫrð tekr við ǫlðri, e all'ultimo fold skal við flóði taka, il vomito di chi è intossicato, libera dalla materia peccans un essere debole e finito e la riversa sulla Terra forte ed infinita.
Tornando alla strofa è probabile che con essa si faccia riferimento a un antico preparato naturale, la terra di Lemno, conosciuto anche come terra sigillata il cui effetto sarebbe stato quello di provocare il vomito ristabilendo l'equilibrio organico. In generale, essa sarebbe stata efficace come antidoto contro i veleni e inoltre contro la diarrea e dissenteria.
Non possiamo escludere anche un'interpretazione "allegorica". Si parla di birra, dunque, di "estasi", "ebbrezza", di un senso di distacco di il rapimento di sè. Ed al vagare rapiti, trasportati fuori da sè violentemente con poca consapevolezza, dominati piuttosto che dominanti, che cosa è meglio contrapporre se non il senso della terra? Un senso di staticità per ritornare in sé e sentirsi fermi.
Altro passo in letteratura in cui compare la jarðar megin, si trova nella Volsugna saga, dove essa è mischiata, nel corno portorio, con acqua di mare, sangue ed ogni genere di segni (magici). Questo è il miscuglio che Grimhild fa bere a Guðrùn, sua figlia al fine di riconciliarsela, dopo la morte del marito per mano dei suoi fratelli.
en eldr við sóttum: le virtù terapeutiche del fuoco sono note fin dai tempi antichi: 'Quel che i medicamenti non sanano, il ferro sana, quel che il ferro non sana, al fuoco sana. Quel che il fuoco non sana, bisogna stimare insanabile.' Gli islandesi, allo stesso modo: 'Pochi escono con tutto il male dal fuoco.' L'uso indiretto del fuoco in medicina avveniva attraverso i ferri roventi usati per cauterizzare o aprire foruncoli. Direttamente invece, esso veniva usato contro le ustioni alcuni farmici venivano preparati col fuoco. Inoltre, noto l'uso della fumigazione con diversi materiali organici, soprattutto bacche di ginepro, contro le malattie dell'utero alcune malattie contagiose. Tali fumigazioni sarebbero state operate anche per scacciare i demoni responsabili delle malattie. RK osserva, tra l'altro, la prassi del Vesland in Norvegia di accendere un fuoco nel luogo dove si credeva, si fosse originata la malattia per cause sovrannaturali. Per finire, interessante notare che prima di toccare un neonato, bisognasse fyre hender, cioè purificarsi le mani col fuoco.
Per Cederschiold, invece, questa strofa sarebbe riferimento di fuoco sacro Gnideeld che veniva acceso nei paesi germanici in caso di pericolo grandi epidemie.Questo veniva ha portato in processione, di casa in casa, ma non fin sotto il tetto; da esso si attingeva per accendere un nuovo fuoco in ogni abitazione. E' una sorta di rituale di purificazione.
eik við abbindi: abbindi anticamente appare solo qui è in AM 194 8vo: 'Prendi bile di toro spalma la sull'ano, allora migliorerà con l'abbindi'. Sembra, dunque che tale termine indichi qualcosa come tenesmo o dissenteria. Eik è la Quercia. I suoi prodotti, radici, corteccia, foglie e ghiande, in particolare una sorta di caffè di ghianda, sono ben noti per le loro proprietà astringenti.
ax við fjǫlkynngi, Cederschiold proponeva di leggere ǫx, ascia in un luogo di ax e riferire questo verso l'uso di inchiodare un'ascia sopra la porta per tenere lontano il incantesimi. Ma RK fa notare che in Gudrunarkivida II, strofa 22, appare ax òskirit in un contesto magico, per cui questo emendamento è da ritenersi improbabile. fjǫlkynngi, deve evidentemente esprimere la causa interna, sovrannaturale di un male. RK cita tanti nomi di malattie e malanni in cui compaiono gli appellativi di esseri sovrannaturali malefici come ad esempio (noi diciamo colpo della strega). Cita, inoltre alcune testimonianze norvegesi e svedesi in cui la spiga veniva adoperata contro il mal di denti e l'orzaiolo (tipo di infiammazione della palpebra). In un libro svedese si legge: 'Contro i vermi della carne umana o nelle membra. Prendi la segale che è a lungo è stata sul letto.'
Del il resto, la spinga e simbolo di rigoglio e felicità. L'oro delle messi riflette loro del sole, come l'azzurro del mare è specchio del colore del cielo e del cielo celeste. Il rigoglio del nostro campo spirituale e la raccolta intensità interiore spezzano i malefici.
hǫll við hýrógi: questo verso ha suscitato qualche perplessità negli studiosi. Se effettivamente la parola havll sul manoscritto è da leggersi hǫll, casa allora non possiamo esprimerci come segue: le contese familiari si dissolvono intorno al fuoco della casa, della famiglia, della stirpe. Si revoca il senso di unione della gens, come una meteora che attraversa il firmamento e sulle cui linee si compie il destino del demone della stirpe: trovare la vita verso il cielo.
Ma alcuni studiosi intendono diversamente lo spirito di questo verso e credono che in quella havll debba esserci il nome di una pianta capace di allontanare gli spiriti malefici che apportano astio nel clima familiare. Dunque, BMO' e proponeva di leggere havll come sambuco. L'appellativo norvegese moderno per tale pianta è hyll. Snorri recitava hallarr come nome di pianta, che con ogni probabilità doveva indicare proprio il sambuco. E' possibile che sia esistita una forma di hollr, oppure hǫll, collaterale ad hallarr e di pari significato; lo scriba islandese avrebbe troncato la r finale in quanto non avrebbe conosciuto il nome di questa pianta - che sarebbe arrivata in Islanda solo nel 1885 - scrivendo hǫll, parola invece di sua conoscenza. Per la verità Asgeir non esclude che la forma collaterale di hallarr sia potuta essere proprio hǫll. Queste considerazioni sono tutt'altro che da rigettare in quanto la proprietà medicinali del sambuco erano note i popoli germanici. Tale albero soprattutto per i popoli germanici meridionali, è stato oggetto di grande venerazione, divinizzato in Germania nella celeberrima figura di Frau Holle. E poteva scrivere ancora RK: il sambuco è ancora l'albero della famiglia dei tedeschi. Inoltre, in Danimarca era di uso chiedere aiuto nel parto al buono spirito del sambuco, abbracciando l'albero
heiftum skal mána kveðja, RK, intende leggere insieme questo verso con i due precedenti e interpreta fjǫlkynngi, hýrógi, e heiftume come espressioni di male sottil, apportato 'magicamente', volgarmente diremmo malocchio.
La connessione con la Luna con la magia era nota anche nei paesi nordici, dove le maghe venivano concepite come spose o amanti della Luna (Màni nordico nome maschile) e la mezza Luna era di grande importanza nella medicina popolare germanica. Del resto si esprime anche AM: 'Nelle atroci ire la Luna deve essere invocata.' Freya, Dea dell'amore e della notte, fa riferimento alla Luna. non ci si stupisce se il suo nume abbia potuto placare le ire.' Chi non ha provato questa grande sensazione di calma di fronte alla sterminata tranquillità del limpido cielo notturno dominato dal sole della notte: la Luna, astro che dona serenità risveglia la gioia nel cuore?
beiti við bitsóttum: è passo più controverso della strofa. Alcuni hanno inteso che beiti nel suo significato comune di pascolo e intendono bitsòttum come malattia causata da puntura di insetto traducendo così: il pascolo guarisce dalle malattie causate da punture; ragion per cui il verso sarebbe rivolto alla cura del bestiame e alluderebbe alla necessità di liberare le bestie e mandarle nel pascolo per guarire dalle punture di insetto.
Cederschiold, invece, propone di leggere e beiti come allume e di intende bitsòtt come malattia da riferirsi all'uomo, non al bestiame. Si riporterebbe in tal modo all'uso dell'allume contro ferite, ascessi e foruncoli sulla pelle dell'uomo, conosciuto anche in tempi moderni. Tuttavia, riteniamo più probabile la lettura di RK. Egli intendenbitsòtt come ferita, ascesso. Inoltre, un altro significato di beiti è esca, verme (come usato come esca). Egli riporta che ancora in tempi moderni il termine Telemark in Norvegia, beitel veniva adoperato per indicare verme in senso generico e analogamente accadeva nel Vest agder per beite. Le proprietà curative dei vermi medicina sono note fin dall'antichità. Essi venivano impiegati come anestetizzanti, analgesici, per chiudere le ferite, come pomate ed era noto pure un oleum lombricorum. In Norvegia, i vermi venivano utilizzati non solo per scopi curativi, ma anche diagnostici. Essi venivano a posti sulle ferite; la morte del verbo indicava che il male era sanabile, mentre se il verme non moriva il male veniva diagnosticato come incurabile.
fold skal við flóði taka. La terra argina la fiumana. La Terra, col suo carattere di solidità fa da argine alla furia devastante delle acque, le raccoglie le confina delineandone le forme, così come un animo forte ordina le proprie passioni incatenandole nella nella direzione che più gli aggrada.
Fonti:
Havamal. La voce di Odino. Diana Edizioni.
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