La narrazione mitologica “Runatàls-thattr-Odhins” (La saggezza di Odino [letteralmente, Il
racconto delle rune di Odino]) dell’Edda riporta 18 rune come ‘simboli per scrivere’; tuttavia viene descritta ancora la loro discendenza dai ‘segni sacri’ nello stesso senso dei successivi ‘caratteri magici’ o ‘sigilla spiriti’. Qui nel "Il segreto delle Rune" viene offerta l’interpretazione di quel carme magico in modo da svelare ulteriormente il vero segreto delle rune.
Nessun altro racconto dell’Edda offre una così chiara interpretazione dell’antica visione cosmica ariana relativamente al rapporto tra spirito e materia, tra Dio e Tutto - e attraverso l’arianità porta decisamente alla conoscenza della ‘diade bifidica-biunica [Zweispàltig-zweieinige Zweiheit] nel microcosmo e nel macrocosmo - come l’“Havamal” il “Runatals-thattr-Odhins” in esso incluso (w. 139-165).
Il continuo e progressivo evolversi dell’Ego (Ich = Io) rimane sempre nel gioco dell'eterna trasformazione dal ‘nascere’ all‘essere’ e da qui al ‘passaggio al non essere’ per pervenire a un nuovo ‘nascere a un essere futuro’; ed è in questa trasformazione evolutiva infinita che Wuotan, come il Tutto e i singoli individui, rimane eternamente compreso. Questo Ego è indissolubilmente legato allo spirituale e al materiale, alla diade bifidica-biunica prima definita, ed è costante e immutabile. In questo modo l’“Hâvamâl” - “Il carme dell’Alto (Odino)” - ritrae Wuotan con un esaltato misticismo come se fosse l’immagine speculare sia del Tutto che dell’individuale.
Wuotan vive in un corpo umano per morire; ‘ha sacrificato se stesso a se stesso’, e si è sacrificato per ‘trasformarsi’ con l’obiettivo di rinascere. Quanto più vicino si sente al momento del suo ‘passaggio per giungere a una rinascita’ - la sua morte - tanto più chiara nasce in lui la consapevolezza che il segreto della vita è un eterno ‘rinascere’ e ‘morire’, un eterno ritorno, una vita fatta di un continuo nascere e morire. Questa consapevolezza gli si rivela completamente solo al momento del crepuscolo, quando si reimmerge nell’‘Ur’ fuori dal quale risorgerà di nuovo. Nel momento del crepuscolo (morte) offre un occhio come pegno per una maggiore conoscenza. Quest’occhio comunque rimane di sua proprietà anche se dato in pegno. Viene recuperato dopo il suo ritorno all’Ur, durante la sua ‘rinascita’, perché è il suo vero ‘corpo’, mentre l’altro occhio, che aveva conservato, è il suo ‘spirito’.
L’‘occhio fisico’, cioè il corpo, di cui si è liberato solo momentaneamente - ma che è rimasto suo - viene riunificato nel momento del suo ritorno all'Ur - rinascita - all’altro ‘occhio spirituale’, il suo spirito. Comunque il sapere primordiale tratto dal pozzo di Mimir rimane una sua proprietà, la proprietà del Tutto; è la somma delle esperienze di migliaia di generazioni, preservata e trasmessa attraverso la scrittura. Perciò il sapere di Wuotan è potenziato nella morte, lo arricchisce con il liquido della fonte primordiale di Mimir, con la Volva della morte e con la testa di Mimir; egli si mostra solo per separarsi dal mondo materiale - a cui pure appartiene in apparente non esistenza - perché realmente forma la ‘zweieinige Zweiheit’ in quanto parte spirituale e parte materiale, indissolubile coppia. Non può separare la propria ‘diurnità’ dalla propria ‘notturnità’ (morte). Comunque, nella
‘notturnità’ - in apparente non essere - raggiunge la conoscenza della sua vita eterna.
Questo lo guida nell’eterno modificarsi attraverso le trasformazioni eterne dal nascere all’essere e al morire per poi rinascere. Cosciente del suo sapere, e della sua vita, sacrificata alla morte, trova il significato del destino del mondo, la soluzione al dilemma cosmico, che ‘mai svelerà a donna o fanciulla’.
E così egli è se stesso, Wuotan, e contemporaneamente il Tutto - come certamente ogni Ego è anche non-Ego, o ‘Tutto’. Quindi ogni singolo ‘Ego’, ogni persona, compie le stesse trasformazioni in se stesso attraverso tutti i livelli di percezione dai quali la comprensione e l’opinione di ogni individuo è considerata quale tesoro spirituale (non come morte conoscenze). Non le perde neanche nella morte, e le riporta indietro quando si reincarna nel mondo degli uomini.
Per queste ragioni ogni singolo Ego ha (di sua natura!) la propria idea dell’ampiezza spirituale del concetto nascosto dietro a questi termini, in accordo al suo ‘tesoro spirituale’ personale. Perciò, tra milioni di persone viventi, non si troveranno due individui le cui idee sul divino siano esattamente le stesse - nonostante tutti i dogmi dottrinali - e così pure non ci sono due individui che abbiano la stessa comprensione dei concetti dell’essenza spirituale di una lingua e dei suoi termini, sia nei dettagli che complessivamente.
Se così è adesso, nonostante altri linguaggi non abbiano raggiunte la ricchezza del nostro, quanto più deve essere stato vero nei tempi antichi quando il vocabolario era ancora ridotto e insufficiente, e quando i veggenti e i sapienti dovevano esprimere le idee simbolizzanti concetti estranei con l’ancora limitato linguaggio per essere il grado di separare concetti simili tra loro, nel modo in cui loro stessi li concepivano nella loro visione spirituale.
Erano obbligati ad aiutare il loro linguaggio con atteggiamenti corporei - i successivi ‘gesti magici’ - e a rinforzarlo con determinati segni simbolici, pensati come ‘sussurranti’ [raunend], cioè portatori di significato, e quindi vennero chiamate ‘rune’ [Runen].
Tutto il misticismo della scienza runica di Wuotan viene raccontato nell’eddico “Carme dell’Altissimo” che descrive la morte sacrificale di Wuotan, e che ci ricorda il mistero del Golgotha in più di un aspetto.
All’inizio il racconto presenta lo stesso Wotan che parla, dopo di che lo scaldo, che ha scritto il racconto, diventa il narratore termina la canzone. La canzone così inizia:
Io so che da un albero al vento pendetti,
per nove notti intere, ferito da una lancia e immolato a Odino,
io stesso a me stesso
su quell’albero che nessuno sa
da quali radici nasca.
Pane nessuno mi dette, né corno per bere;
io giù guardai:
raccolsi le rune, dolorante le presi:
e giù caddi di là.
Dopo altre strofe introduttive, la canzone presenta la caratterizzazione delle 18 rune con le loro interpretazioni mistiche. Quando queste strofe sono appaiate con i nomi delle rane, ci illuminano in modo veramente straordinario e forniscono sostanzialmente la soluzione del “mistero delle rune”. I versi seguenti introducono la spiegazione delle rune, dopo di che lo scaldo passa alla vera canzone delle rune:
Il sapere di Wuotan precede la creazione del mondo,
là andò, da là torna;
dei canti io conosco che non conosce nessuna donna,
né per certo uomo alcuno
1: fa, feh, feo = incendio [Feuerzeugung], bestiame [Vieh], proprietà [Besitz],
crescere [wachsen], vagare [wandern], distruggere [fetzen, fetsen -> vernichten]
Aiuto si chiama il primo, e ti aiuterà
nei dolori, nelle pene e in ogni calamità.
La parola radicale ‘fa’, che in questa runa è simbolo della parola primordiale, è il principio del crescere, essere (fare, lavorare, regolare) e del “morire per rinascere” e quindi della transitorietà di tutta l’esistenza e perciò della stabilità dell’Ego nella sua continua trasformazione.
Questa runa quindi contiene la consoloazione dello scaldo per il quale il vero sapere esiste solo per l’evoluzione del futuro, mentre solo lo sciocco si lamenta della decadenza:
“Produci la tua buona sorte e l’avrai”.
2: ur = Ur (primordiale), eternità [Urewigkeit], fuoco originario [Urfeuer], luce
originaria [Urlicht], toro primitivo [Urzeugung] (generazione primitiva), uro (Bos
primigenius), resurrezione [Urstaend] (vita dopo la morte).
Un altro ne conosco che è utile per gli uomini
che vogliono essere medici.
La base di tutte queste manifestazioni è l'"Ur". Chiunque sia in grado di riconoscere la causa [Ursache = ‘cosa originaria’] di un evento, per lui il fenomeno stesso non sembra un puzzle insolubile - che sia fortunato o sfortunato - e quindi è in grado di contrastare la sfortuna o aumentare la fortuna, ma anche di riconoscere il falso male e la falsa fortuna. Perciò:
"Conosci te stesso e conoscerai tutto".
3: thorr, thurs, thorn = Thorr [tuono, lampo, saetta], spina[Dorn].
Un terzo ne conosco: se ho gran bisogno
di difendermi dal mio nemico
ottundo la lama del mio avversano,
così che non taglino le sue armi.
La ‘spina della morte’ è quella che Wuotan usa per indurre il sonno mortale in Brunilde, la valkiria disobbediente (cfr. la Bella Addormentata ecc...), ma opposta a questa è la ‘spina della vita’ (fallo), con cui la morte è sconfitta dalla rinascita. Questo segno minaccioso sicuramente smussa l’arma che si oppone a colui che va incontro alla morte, attraverso un continuo rinnovamento della vita nella rinascita. Quindi:
“Conserva il tuo ego”.
4: os, as, ask, ast = Ase (uno degli Asi), bocca; crescente [Entsehung], frassino
[Esche], cenere [Asche]
Un quarto ne conosco: se serrano con catene
le mie membra,
io canto in modo da poter fuggire;
scattano via i ceppi dai piedi,
e i legami dalle mie mani.
La bocca, la potenza della parola!
Il potere spirituale che si manifesta attraverso la parola (potere di suggestione) frantuma i
limiti della materia e rende liberi, conquista i conquistatori, che si avvantaggiano solo della
forza fisica, e distrugge ogni tirannia .
Per cui: “La tua forza spirituale ti rende libero”.
5: rit, reith, rath, ruoth, = Rita [ruota cosmica], magistrato [Rath], rosso [Roth],
ruota [Rad], truppa [rott], destra o diritto [Recht] ecc...
Un quinto ne conosco: se vedo volare un dardo,
scagliato dal nemico, verso la mia schiera,
non volerà così forte, che io non lo possa trattenere,
purché con i miei occhi lo veda.
La tre volte santa "Rita", la "Ruota Solare", lo stesso "Urfyr" (fuoco primordiale, Dio!).
L"aumentata consapevolezza introspettiva [Innerlichkeitsgefuehl] degli Ariani era la coscienza della loro divinità, perché "introspezione" significa "essere con se stessi", ed essere con se stessi è essere con Dio.
Finché un popolo possiede intatta la propria "introspezione" originaria in quanto "popolo naturale" (11), non ha neanche motivo di adorare una divinità esterna, perché un rito dedicato a una divinità esterna è giustificato solo quando non si è in grado di trovare Dio nel profondo del proprio essere, e cominciare a cercarla fuori dal proprio "Ego" e dal mondo - "lassù nel cielo stellato".
Quanto meno una persona è introspettiva, tanto più la sua vita diventa superficiale e quanto più un popolo perde la sua interiorità, tanto più le sue manifestazioni esteriori diventano cerimoniose e ritualizzate nel governo, nelle leggi, nella religione e che cominciano a separarsi come concetti, ma che dovrebbero rimanere uniti nella conoscenza: "Ciò in cui credo è ciò che conosco e quindi lo vivo". Così la interiorità-divinità degli Ariani spiega il loro disdegno della morte e la loro illimitata
fede in Dio e nel Sé, che si esprime gloriosamente nella "Rita" (ordine o legge cosmica) e che ha come simbolico segno-parola la quinta runa. Questa runa perciò dice:
"Io sono la mia legge [rod], questa legge è indistruttibile e quindi io stesso sono indistruttibile, perché io sono la mia legge".
6: ka, kaun, kan, kuna, kien, Kiel [chiglia], kon, ardito [Kuehn], niente [kein],
ecc...
Un sesto ne conosco: se qualcuno mi tormenta
con le radici di un albero,
costui, che mi ha eccitato all’ira,
il male lo roderà in vece mia.
L'albero cosmico Yggdrasil rappresenta in senso stretto l'albero tribale ario, di fianco al quale gli alberi tribali delle razze straniere sono visti come "piante estranee".
Il significato del runico "kaun", "kunna" (ragazza, per esempio nel nome Adelgunda) mostra il principio femminile nel Tutto in senso puramente sessuale. La tribù, la razza, deve essere mantenuta pura; non deve essere alterata dalle radici di un albero straniero (fallo).
Se tuttavia ciò deve accadere, è di scarso vantaggio per la "pianta straniera", perché il suo "germoglio straniero" crescerà per diventare il suo violento nemico.
Quindi: "Il tuo sangue, il tuo bene più prezioso".
7: hagal = contenere il Tutto, rinchiudere; grandine [Hagel], distruggere.
Un settimo ne conosco: se vedo una casa bruciare
al di sopra di chi ci abita,
non arderà tanto che io non la possa salvare;
io so cantare quel canto.
Hagal!Consapevolezza interiore, coscienza di portare il proprio Dio con tutte le sue qualità in se stessi, produce una forte auto-stima nel potere dello spirito personale che conferisce potere magico, potere magico che è presente in tutte le persone, un potere che può convincere uno spirito forte a credere in esso senza alcun dubbio.
Cristo, che fu una di queste rare persone - come Wotan - disse: «In verità, in verità vi dico, se qualcuno dicesse a questa pietra: spostati - e lo credesse veramente - allora questa si leverebbe e volerebbe fino al mare.
Generato da questa consapevolezza senza dubbi, il prescelto controlla i livelli materiale e spirituale, da lui compresi completamente, e quindi si sente onnipotente.
Quindi: “Accogli il tutto in te, controllerai il tutto".
8: nauth,noth (Not=necessità), Norna, obbligo del destino.
Un ottavo ne conosco; che è per tutti
utile ad apprendere:
dove l’odio cresce tra i figli di un principe,
io in breve lo posso placare.
"La runa della necessità fiorisce sull'unghia della Norna". Questa non è il "bisogno" inteso nel senso moderno della parola, ma piuttosto la "forza del destino" - ciò che le Norne decidono in accordo alla legge primordiale. Con questa si può capire la causalità fisica di tutti i fenomeni. Chiunque sia capace di comprendere subito la causa primitiva di un fenomeno, e chiunque abbia la conoscenza delle regole dell'evoluzione della materia e i fenomeni naturali che ne derivano, è anche in grado di valutare le loro conseguenze non appena queste iniziano a manifestarsi. Perciò domina la conoscenza del futuro e comprende anche come comporre tutte le discordie attraverso "l'incanalamento della
chiaramente nota via del destino". Quindi:
"Usa il tuo destino, non opporti a esso".
9: is, ghiaccio [Eis], ferro [Eisen].
Un nono ne conosco: se mi spinge la necessità
di salvare in mare la mia nave,
io posso acquetare il vento sui flutti
e calmare le acque.
Attraverso la "indubbia coscienza del proprio potere spirituale" le onde vengono legate – "congelate" - indurite come il ghiaccio. Ma non solo le onde [Wellen] (simbolo della volontà [Wille]), tutta le vite obbediscono alla volontà irresistibile, e innumerevoli esempi della "Agisshield" di Wuotan, così come la testa della Medusa ad Atene, l'"Agishelm", lungo tutto lo sviluppo della teoria e della pratica della caccia di rendere "congelato" un animale, e la moderna ipnosi, sono tutti basati sul potere ipnotico della forza di volontà dello spirito simbolizzata dalla nona runa; quindi:
"Sviluppa il potere su te stesso e avrai potere su tutte le cose del mondo spirituale e fisico che si leveranno contro di te".
10: ar, sole, fuoco primordiale [Urfyr], ariani, aquila [Adler] ecc.
Un decimo ne conosco: se vedo delle streghe volteggiare nell’aria,
opero in modo che esse non riescano a ritrovare
le loro spoglie, e i loro spinti.
L'ar, l'urfyr (fuoco primordiale, dio), il "sole", la "luce" distruggerà il buio, il dubbio e
l"incertezza sia spirituale che materiale.
Nel segno di Ar gli Ariani - i figli del sole - hanno basato le loro leggi (Rita), la legge originaria aria, di cui l"aquila (Aar) è il geroglifico. Si autosacrifica, si immola sulle fiamme, per poter risorgere.
Per questo motivo è stata chiamata "fanisk" e successivamente "fenice" ed è quindi interpretata come un geroglifico simbolico quando un'aquila viene deposta sulla pira funeraria di un eroe famoso per mostrare che l'eroe defunto ringiovanendo si prepara nella morte per una rinascita in modo da affrontare un più glorioso futuro sotto spoglie umane nonostante tutti i limiti imposti dai poteri oscuri - che crollano davanti all'ar:
“Rispetta il fuoco originario”.
11: sol, sal [salute], sul, sig [vittoria], sigi, sole, salvezza [Heil],
vittoria [Sieg], colonna [Saeule], scuola [Schule] ecc.
Un undicesimo ne conosco: se devo guidare
a battaglia dei vecchi amici,
io canto dietro allo scudo ed essi marciano
intrepidi alla pugna, e incolumi ne ritornano:
ovunque essi vanno sani e salvi.
Sal and sig - Salvezza e vittoria![Heil und Sieg]. Il millenario grido di saluto e di battaglia ariano è anche presente in una variante del diffuso richiamo dell’ispirazione: alaf sal fena!(Tutta la salvezza del sole a chi è conscio del suo potere). Questo concetto è stato simbolizzato dall'undicesimo segno del futharkh con la runa della vittoria (sig-rune):
"Lo spirito creatore deve conquistare".
12: Tyr, tar, tur, Thier [animale] ecc... (Tyr, il dio del sole e della spada; Tiu, Zio,
Ziu, Zeus; ‘Tar-" = per generare, modificare, nascondere; da cui ‘Tarnhaut’
[mantello dell’invisibilità]; ecc...)
Un dodicesimo ne conosco: se vedo un impiccato
pendere dall’alto di un albero,
in tal modo incido e dipingo delle rune,
che costui può discenderne,
e mettersi a parlare con me.
Il rinato Wuotan, cioè il rinnovato Wuotan che si è calato giù dall'albero cosmico dopo il suo auto sacrificio, così come la rinnovata "fanisk" (fenice) che risorge dalle sue ceneri, è personificato dal giovane dio del sole e della spada, Tyr. Secondo le regole mistiche, ogni credenza magica si muove parallelamente alla mitologia, nel senso che la modalità mitica è adottata come nei processi umano-terreni, per raggiungere risultati simili a quelli ottenuti nei miti. Contemporaneamente l'esoterismo in base alla nota "Zweispaeltig-zweieinige Zweiheit" riconosce l'"Unico mistico" nel "Molteplice mistico" - e quindi vede il destino del Tutto e dunque di ciascuno - nell'eterna trasformazione dalla morte alla rinascita. Come Wuotan ritorna dopo l'auto-immolazione - che deve essere intesa non solo come la sua morte ma piuttosto come tutta la sua vita - in un corpo rinnovato, così ogni singolo individuo ritorna dopo ogni vita sotto spoglie umane in un nuovo corpo attraverso una rinascita - che è anche auto-sacrificio. Per questo motivo "Tar" significa generare, vivere e morire e perciò "Tyr" è il giovane sole rinato e così pure la dodicesima runa è anche una "runa della vittoria", e quindi è incisa sulle lame delle spade e delle scuri come segno propiziatorio per la vittoria. Si dirà:
13: bar, beork, bioerk, nascita [Geburt], feretro [Bahre], canzone (bar = canzone;
bardit = canto popolare - Dit, diet, diut, diutsch > deutsch, popolo -).
Un tredicesimo ne conosco: se verso dell’acqua
su un giovane guerriero,
egli non cadrà anche se nel mezzo della mischia,
e non piegherà di fronte alle spade.
Nella runa "bar" la vita spirituale del Tutto, la vita eterna in cui la vita umana si alterna tra nascita e morte eccetto un giorno, si pone in opposizione a questo giorno-nella-vita in forma umana, che procede da "bar" (nascita) attraverso "bar" (vita come canto) a "bar" (bara, morte) e che viene santificata e incantata dall'acqua della vita nel battesimo. Questa (diurna) vita è confinata tra nascita e morte, e anche se il destino non ha ancora stabilito una morte di spada per il figlio - esso è ancora esposto a questo e ad altri pericoli, perché la predeterminazione e l'assegnazione del destino governano le cieche leggi del caso, che influenzano la libera volontà dell'uomo, ed è contro tale perverso decreto del fato che si suppone agisca la santa benedizione. Le genti germaniche non riconoscevano alcun "cieco destino".
Credevano nella predestinazione nel senso più ampio, ma intuitivamente videro che molte restrizioni (gli accidenti del caso!) si frappongono sulla via del completamento e del compimento del proprio destino con lo scopo di accrescere e rinforzare il potere personale.
Senza questi accidenti, per esempio, ogni pianta di pino sarebbe inevitabilmente simmetrica in ogni sua parte; si dovrebbe essere uguali gli uni agli altri, mentre in realtà non si trovano due cose identiche, e così pure nella vita umana; tutto senza differenze, uniforme e uguale. Per questa ragione il neonato deve essere consacrato con l'acqua della vita come difesa contro gli accidenti. Perciò:
"La tua vita è nelle mani di Dio; credilo in te".
[Untergang] (sconfitta [Niederlage]).
Un quattordicesimo ne conosco: se agli uomini devo
enumerare tutti gli dei,
tutti gli Asi e gli Alfi io ben conosco;
cosi non sa nessuno stolto.
La conoscenza intuitiva dell'essenza organica del Tutto, e quindi delle leggi della natura, forma la solida base del pensiero religioso ario, o "Wihinei" (religione), che era in grado di assimilare e omprendere il Tutto e quindi anche il singolo nel suo nascere, agire e morire per una nuova rinascita.
Tale conoscenza esoterica veniva comunicata al popolo in miti formulati simbolicamente, perché l'occhio popolare non addestrato, non abituato a tali visioni profonde e ampie, non poteva vedere la legge primordiale nello stesso modo in cui l'occhio reale non può vedere l'oceano nella sua interezza, o l'occhio interno spirituale non addestrato l'infinitezza della vita nel tutto. Per cui la quattordicesima runa afferma:
"Prima impara a navigare, poi osa viaggiare per mare".
15: man, mon, uomo [Mann], luna [Mond] (ma = madre, crescere; vuoto o morto).
Un quindicesimo ne conosco: che cantò il nano
Thiodhroerir, davanti alle porte di Delling:
forza augurò agli Asi, successo agli Alfi,
saggezza a Hroptatyr.
In un altro senso, come nella popolare fiaba "L'uomo sulla luna", la quindicesima runa si rivela come un segno santificato dalla generazione umana. La parola radicale "ma-" è segno della generazione femminile - "maternità" - così come la parola radicale "fa" è quella maschile.
Per questo si ha "ma-ter" (madre) così come "fa-ter" (padre).
La luna serve in modo mitico-mistico come il magico anello Draupnir ("sgocciolante"), da cui ogni nove notti germina (si separa) un anello ugualmente pesante, e che viene arso con Baldr; cioè, Nanna, la madre di suo figlio, era stata arsa assieme al Baldr.
Secondo le regole mitico-mistiche, comunque, la notte corrisponde a un mese, e quindi le "nove notti" citate prima indicano la durata della gravidanza.
Mentre i concetti di Mann (uomo), Mädchen (ragazza), Mutter (madre), Gemahl (marito), Gemahlin (moglie), matrimonio, mestruazione ecc. hanno origine nella parola radicale "ma" (come il concetto "Mond", luna, con cui sono concettualmente legati internamente) tuttavia simbolizzano singoli concetti riconnessi in una apparente unità secondo il principio della "molteplicità multiunica-multifidica" [vieleinig vielspältigen Vielheiten].
Così anche la parola che esprime il concetto di questa unità è radicato nella parola "ma" e viene espresso come "man-ask" o "men-isk", cioè: Mensch (uomo).
Perciò - in quanto concetto unificante - la parola "uomo" è di un solo genere, il maschile (la valenza femminile di mascolinità non esiste), mentre il termine peggiorativo appartiene al terzo genere neutrale, su cui torneremo in seguito. La quindicesima runa comprende entrambi i concetti, essoterico ed esoterico, del mistero profondo dell'umanità e raggiunge il suo vertice nell'ammonimento:
“Sii uomo”.
16: yr, eur, iride [Iris], arco [Bogen], arcobaleno [Regenbogen], arco di legno di
tasso [Eisenholz bogen], sconcertare [Irren], collera [Zorn].
Un sedicesimo ne conosco: se voglio ottenere
i favori e le grazie di una donna,
sconvolgo alla fanciulla dalle bianche braccia
la mente e ogni suo senso.
La runa "yr" è la runa "uomo" capovolta e come indica l'arco rappresenta la luna che scompare, calante, opposta alla luna piena della runa "uomo", e quindi in prima istanza si riferisce alla mutabilità della luna, e secondariamente in quanto runa dell'errore [Irre] - si riferisce alla lunatica mutabilità dell'essenza femminile così ritratta nei versi seguenti dell'Hâvâmal (Leggi della Vita) (stanza 84):
Delle parole delle fanciulle nessuno si deve fidare,
né di quel che dicono le donne,
poiché su una ruota che gira furono fatti i loro cuori,
e l"incostanza è nascosta nel petto loro.
La runa "yr" o "errore", che provoca confusione, sia attraverso l'eccitamento nella passione d'amore, nel gioco, nel bere (ubriachezza), sia attraverso le parole false (sofismi) o con qualsiasi altro mezzo, vincerà forse ogni resistenza grazie alla confusione, ma il successo di una vittoria conseguita con tali mezzi è illusorio come la vittoria stessa - perché porta rabbia, selvaggio furore e infine pazzia.
La runa "yr" o "irr" perciò si oppone anche alla "os-rune" (v. precedentemente), perché cerca di piegare un oppositore con parole pretestuose piuttosto che con reali ragioni. L'insegnamento perciò è "Pensa alla fine".
17: eh(é), Ehe [matrimonio], legge[Gesetz], cavallo[Pferd], tribunale[Gericht].
Un diciassettesimo ne conosco, che mai mi lascerà
quella giovane donna.
La diciassettesima runa, o "eh", pure si contrappone alla sedicesima. Mentre quella ammonisce contro i frivoli e transitori affari sentimentali, la runa del matrimonio "eh"
afferma il concetto dell'amore duraturo basato sul matrimonio [Ehe] come legame legale tra uomo e donna.
Questo simbolicamente è indicato da una successiva runa di matrimonio perché la runa "laf (v. sopra) è una "eh" raddoppiata 0, affermando quindi il simbolo: "Due legati assieme dalla legge primaria della vita".
Il matrimonio è il fondamento dei popoli, perciò "eh" ancora una volta esprime un'idea di legge, perché secondo una antica formula legale di matrimonio è la "Rauwurzel" (legame di sangue), cioè la legge-radice della continuità teutonica. Quindi:
"Il matrimonio è il legame degli ariani".
Tra la diciassettesima e la diciottesima runa lo scaldo ha inserito i versi seguenti:
Di questi canti privo, o Loddfafnir, ne resterai a lungo,
ma buoni sarebbero se tu li impari,
e utili se li apprendi,
e giovevoli se li accogli.
Dopo questo interludio, riprende con la successiva misteriosa diciottesima runa facendo
parlare lo stesso Wuotan:
17. fyrfos, croce uncinata
Un diciottesimo ne conosco che mai svelerò
né a donna né a fanciulla
tutto va meglio quando è uno solo che sa;
questo sia il commiato dei miei canti
se non a lei sola che mi accoglie fra le sue braccia
oppure alla mia sorella
In questa diciottesima strofa, lo scaldo di nuovo si ritira; lascia che sia Wuotan a cantare e parlare per mostrare che questo elevato sapere della generazione primordiale riguardo al Tutto può essere conosciuta e compresa unicamente e solamente attraverso l"unione nuziale delle divinità della "diade biunica-bifidica", del potere spirituale e materiale uniti, e che solo questi sono in grado di omprendere il segreto della santissima triade della generazione perenne, della vita perenne, e della ricorrenza ininterrotta, e possono riconoscere la misteriosa (diciottesima) runa.
Certamente è degno di nota il fatto che la diciottesima runa qui illustrata è - senza dubbio in modo intenzionalmente incompleto un "fyrfos", e che riprende questo segno sia nel nome che nel significato - senza tuttavia esaurirlo.
In questo è evidente l'intenzione degli scaldi di vigilare sul fyrfos come sul loro segreto più esoterico, e come sul sigillo dello stesso segreto. Solo dopo essere stati sottoposti a pressioni particolari hanno rivelato un altro segno che ha parzialmente sostituito il fyrfos.
Questo segno, che può essere visto come un “sostituto” della diciottesima runa è:
18. ge, gi, gira, gibor, dono [Gebe], donatore [Geber], Dio [Gott]; Gea, Geo, Terra,
gigur, morte; ecc.
"Gibor-Altar" (24) - Dio Creatore di Tutto!- Dio è il donatore, e la Terra riceve il suo dono.
Ma la Terra non è solo la ricevente, è a sua volta anche donatrice. La parola radicale è "gi", o "ge"; in questa è presente il concetto di "presentarsi" [Geben], ma indica anche "essere" nel senso di dono [Gebe], e di "morire per una nuova nascita" nel senso di andare [Gehen], Queste parole radicali "gi" o "ge" possono essere ora connesse ad altre parole primordiali o originali, di cui segue un piccolo esempio. In connessione con la parola radicale "fa" come in: gifa, gefa, gea, geo, indica la terra "creatrice di doni". Con "bar" o "bor" (sorgente) il dio "fonte di doni". Viene nominata come "gi-ge-ur" (il dono ritorna all'"Ur"), in "Gigur", il gigante del ghiaccio "distruttore", che diviene la personificazione della morte e più tardi del diavolo. Dalla parola "gigas" (gi-ge-as: il dono esce dalla bocca, dalla fonte) si comprende anche il significato di violino (Geige), che è l"antico strumento magico degli scaldi che dà il segnale d'inizio dei canti, e poiché "canto" (bar) significa anche "vita", il violino era uno dei tanti ideogrammi (geroglifici, simboli) della rinascita, ed è per questa ragione che viene frequentemente rinvenuto tra le offerte nelle tombe. È per questo motivo che non è detto che la tomba in cui viene rinvenuto un violino debba appartenere a un musico. "Flauti e violini" incitano la gente a danzare, all'eccitazione dell'amore, e furono quindi banditi dalla Chiesa - col suo temperamento ascetico - perché si servivano di strumenti magici per risvegliare negli uomini il fyr (fuoco) dell'amore.
Così la Chiesa ha sostituito il simbolo wuotanico del risveglio col simbolo cristiano della "tromba del giudizio". I nomi propri "Gereon" e "Geretrut" (Gertrude) hanno la radice nella parola radicale "ge", che significa rinascita, e il cui geroglifico, la Testa di Gereon", assomiglia a un triangolo equilatero composto da tre profili umani. Ma questo Gereon è, a sua volta, il dio incarnato nel Tutto come spirito del Tutto, del Mondo e dell'Uomo. E per questa ragione il significato della runa "ge" è il più vicino a quello della runa "fyr-fos".
in un certo senso dal livello umano verso l'esterno - mentre la spiegazione fornita dal fyrfos sembra cercare la conoscenza del Dio in modo esoterico scavando nel profondo dell'essere umano - e lo trova; e quando dal punto fisso della "diade biunica-bifidica" lo spirito dell'umanità si sarà unito al Dio, giungerà quindi a una conoscenza certa dall'interno all'esterno, così come dall'esterno verso l'interno.
Ancora una volta l'essoterico e l"esoterico vengono distinti chiaramente, e il fyrfos è riconosciuto come un segno segreto esoterico di santità, che viene rappresentata essotericamente dalla runa "ge".
Quindi, mentre la dottrina essoterica insegna che "l'uomo è stato creato da Dio e tornerà a Dio", la dottrina esoterica esprime “la coesione indivisibile tra uomini e divinità nella forma della diade biunica-bifidica" - e così può affermare coscientemente:
“Uomo - sii uno con Dio”.
Perciò nel canto eddico del “Runatàls-thattr-Odhins” lo scaldo interpreta le singole rune - in forma occultata - e racchiude le "formule magiche" (formule invocatone) in connessione con esse, senza effettivamente comunicarle - quindi preservando il segreto degli scaldi - ma rivelando abbastanza per favorire la riscoperta del loro significato.
Può concludere confidenzialmente la “Runatàls-thattr-Odhins” coni seguenti versi:
Ora son finiti i canti di Har,
nella casa di Har,
assai utili ai figli degli uomini,
ma nocivi ai figli dei giganti.
Salute a chi li cantò!
Salute a chi li conosce!
Se ne giovi chi li apprese!
Salute a chi li ascoltò!
Con questo poema scaldico delle rune e la sua interpretazione è stato provato che le rune furono qualcosa più di quello che sono le lettere in uso attualmente, anche più che segni sillabici o parole, furono cioè ‘segni sacri’ [Heilszeichen] o ‘caratteri magici’ [Zaubercharaktere]. Erano, secondo un certo modo di pensare, qualcosa di simile ai ‘marchi degli spiriti’ [Geistersigille] (e non sigilli [Geistersiegel]!) dei tempi successivi, che ebbero un importante ruolo nella famosa “Congiura diabolica del dottor Johann Faust”. In effetti non erano niente di meno che ‘contenitori’ per l'auto suggestione, di ‘strumenti’ per concentrare il pensiero e intensificare la meditazione. La definizione di ‘segni sacri’ è quindi pienamente giustificata, così come l’altro termine ‘rune’, cioè le ‘sussurranti’ [Raunenden], le ‘segretamente parlanti’.
Con questo ragazzi, per il momento, l'argomento Hàvamòal si esaurisce qui, in attesa di mie nuove scoperte e altre considerazioni, elaborazioni. Se siete a conoscenza di materiare su questi 18 incantesimi runici vi prego di segnalarmeli e fare Cultura insieme.
Vi lascio al fondo il Download per il libro completo.
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Fonti :
Il Segreto delle Rune- Guido von List - Società Editrice Barbarossa
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