Le premesse da fare sarebbero tante così come le probabili risposte, che parlano di antenati ancestrali, di cui non ho conferma, o del passaggio di queste culture anche nella nostra patria. Tuttavia le uniche vere argomentazioni che ho in merito sono sul piano spirituale, ma io abito nella città che ha un forte simbolo di cui presto vi parlerò dopo alcune premesse.
Sotto un punto di vista storico, nei documenti medievali scritti in latino i popoli che abitavano l’Europa settentrionale (Svedesi, Norvegesi, Danesi) venivano chiamati Nordmanni («uomini del Nord»); nei documenti redatti nelle lingue nordiche, per esempio in inglese, quegli stessi popoli venivano invece chiamati Viking (da vik «baia», o forse da vig «battaglia»). In realtà con il termine Vichinghi si fa spesso riferimento alla fase più antica della storia e della civiltà dei popoli del Nord, quando queste popolazioni risiedevano nelle fredde terre della Scandinavia, dalle quali si spinsero poi in esplorazione verso est, ovest, sud e nord dell’Europa. L’espressione Vichinghi, inoltre, rimanda esplicitamente alle attività di saccheggio e pirateria caratteristiche del periodo più remoto della storia di queste popolazioni (fine 8° secolo), quando esse terrorizzavano con i loro sbarchi improvvisi gli abitanti delle coste dell’Inghilterra, della Scozia e della Francia.
Le prime infiltrazioni dei popoli scandinavi alla fine del VIII sec. Danesi e norvegesi (vichinghi) verso ovest (Islanda, Inghilterra e Francia) e sud-ovest (mediterraneo); svedesi (varieghi) verso sud-est fino al mar Nero. Incursioni in Gran Bretagna e Francia. Il feudo presso Rouen ed il Ducato di Normandia. Guglielmo il Conquistatore da Duca di Normandia a Re d’Inghilterra. Insediamenti nell’Italia meridionale, Roberto il Guiscardo. La conquista della Sicilia ed il regno normanno. Ruggero I, gran conte di Sicilia. Ruggero II, re di Sicilia, del ducato di Puglia e del principato di Capua. Guglielmo I il Malo. Guglielmo II il Buono. Tancredi, Costanza d’Altavilla e Guglielmo III.
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Avventurieri normanni erano già comparsi, nel IX sec., nel mediterraneo senza aver lasciato tracce durevoli, mentre, all’inizio dell’XI sec., si registra l’arrivo e lo stanziamento, nel meridione d’Italia, di gente normanna che ne avrebbe segnato, per lungo tempo, le vicende storiche. Il processo migratorio verso il sud prende avvio sulle orme di pellegrini che, dalla basilica di Mont Saint-Michel si recavano, dopo aver sostato, a metà del percorso, in quella di Novalesa in Piemonte....
La pietra del Pian dei Morti a Coassolo, Piemonte, con iscrizioni runiche e ogamiche. shan-newspaper.com |
In oltre, è possibile qui e la in Piemonte trovare trace di siti megalitici e anche iscrizioni, runiche e ogamiche o una variante di queste (rune longobarde).
Non solo, esistono pietre runiche che parlano del nostro paese ovvero le: Le pietre runiche d'Italia. Sono tre o quattro pietre runiche variaghe risalenti all'XI secolo che ci parlano dei guerrieri che perirono in Langbarðaland ("Terra dei Longobardi"), il nome in antico norreno dell'Italia meridionale,
su Rundata si specifica, erroneamente, la Lombardia, confondendo la Lombardia/Longobardia Maior con la Lombardia/Longobardia Minor.
Le pietre runiche sono incise in antico norreno con l'alfabeto runico e due di queste rimangono nell'Uppland mentre uno o due si trovano nel Södermanland.
Se queste fanno più chiaro riferimento al sud d'italia, tuttavia non possiamo non sottolineare l'influsso che i Logobardi abbiano avuto nell'Italia del nord e non solo.
I Longobardi furono una popolazione germanica, protagonista tra il II e il VI secolo di una lunga migrazione che la portò dal basso corso dell'Elba fino all'Italia. Entrati a contatto con il mondo bizantino e la politica dell'area mediterranea, nel 568, guidati da Alboino, si insediarono in Italia, dove diedero vita a un regno indipendente che estese progressivamente il proprio dominio sulla massima parte del territorio italiano continentale e peninsulare. Il dominio longobardo fu articolato in numerosi ducati, che godevano di una marcata autonomia.
Nei primi anni successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente il Piemonte passò sotto il controllo delle popolazioni germaniche. Nel 568, arrivò una nuova popolazione germanica, i Longobardi: le città bizantine del Piemonte si arresero senza opporre resistenza, e alcuni dei nuovi padroni longobardi stanziatisi in Italia settentrionale salirono a capo del nuovo regno con capitale a Pavia: tra essi, significativa per il Piemonte è la figura di Agilulfo, tra i primi duchi di Torino.
A questo periodo risalgono la suddivisione del territorio in ducati, quali quelli longobardi di Torino, Asti, Ivrea e San Giulio, l.
La posizione strategica del Piemonte era ben chiara nel Medioevo, quando Carlo Magno comprese la necessità d'impossessarsi della regione per conquistare il regno longobardo di Desiderio. La battaglia che si svolse presso la Chiusa di San Michele (santo al quale i Longobardi si sentivano particolarmente, nel quale trovavano attributi e caratteristiche del pagano Wodan, considerato dai popoli germanici dio supremo, dio della guerra, psicopompo, protettore di eroi e guerrieri); Li vennero sconfitti i longobardi.
Le tracce lasciate da questi popoli vivono ancora, scandinavi e longobardi, e anche se è molto difficile trovare fonti per fornirvi esempio (oltre a quello dell' immagine sopra dove: La pietra incisa di Coassolo. La similitudine con altre incisioni rinvenute in Irlanda suggerisce che questa possa riferirsi ad un culto pre-cristiano praticato in zona. Il simbolo inciso sulla pietra. Il disegno riporta segni dell'alfabeto ogamico e o Runico. La scritta che appare a fianco del simbolo. I segni sembrano identificabili con le rune. Si distinguono ad esempio le rune "Tyr" e "Othilaz").
Vi sono ritrovamenti in tutto il Piemonte molto suggestivi come questa Necriopoli.
Le tracce lasciate da questi popoli vivono ancora, scandinavi e longobardi, e anche se è molto difficile trovare fonti per fornirvi esempio (oltre a quello dell' immagine sopra dove: La pietra incisa di Coassolo. La similitudine con altre incisioni rinvenute in Irlanda suggerisce che questa possa riferirsi ad un culto pre-cristiano praticato in zona. Il simbolo inciso sulla pietra. Il disegno riporta segni dell'alfabeto ogamico e o Runico. La scritta che appare a fianco del simbolo. I segni sembrano identificabili con le rune. Si distinguono ad esempio le rune "Tyr" e "Othilaz").
Vi sono ritrovamenti in tutto il Piemonte molto suggestivi come questa Necriopoli.
Mentre esempi piu generici in tutta italia sono:
La zona del santuario di Monte sant’Angelo vide molti degli antichi visitatori lasciare segni a
Il Leone del Pireo è una delle quattro statue di leoni presenti all'esterno dell'Arsenale di Venezia, simboli di San Marco, santo patrono della città.
La statua originariamente si trovava al Pireo, l'antico porto di Atene. Fu portata a Venezia come bottino, dal comandante navale Francesco Morosini nel 1687, durante le guerre della Lega Santa contro l'Impero Ottomano, quando i veneziani assediarono Atene.
La statua, di marmo bianco, alta circa 3 metri, è particolarmente conosciuta per una singolare manomissione avvenuta intorno alla seconda metà dell'XI secolo, a opera di alcuni scandinavi che incisero due lunghe iscrizioni runiche sulle spalle e sui fianchi del leone. Le rune sono incise seguendo la forma di un elaborato lindworm (dragone), motivo ricorrente in altre pietre runiche che si trovano in Scandinavia.
La statua, di marmo bianco, alta circa 3 metri, è particolarmente conosciuta per una singolare manomissione avvenuta intorno alla seconda metà dell'XI secolo, a opera di alcuni scandinavi che incisero due lunghe iscrizioni runiche sulle spalle e sui fianchi del leone. Le rune sono incise seguendo la forma di un elaborato lindworm (dragone), motivo ricorrente in altre pietre runiche che si trovano in Scandinavia.
Gli incisori erano quasi certamente Variaghi, guerrieri scandinavi al servizio dell'Impero Bizantino che erano stati inviati in Grecia a reprimere una rivolta della popolazione locale.
Le iscrizioni non vennero identificate come rune sino alla fine del XVIII secolo quando furono notate dal diplomatico svedese Johan David Åkerblad. Furono trascritte e tradotte per la prima volta nella metà del XIX secolo da Carl Christian Rafn, segretario della Kongelige Nordiske Oldskrift-Selskab (Società Reale degli Antiquari Nordici). Le iscrizioni sono state erose dalle intemperie e dall'inquinamento atmosferico, che hanno reso difficilmente leggibili alcuni dei suoi caratteri. Le lacune nel testo sono stati pertanto colmate dagli interpreti mediante inferenze sul loro significato, basandosi su quelli rimasti leggibili.
Seguono le due iscrizioni e la traduzione di Rafn (le lettere leggibili sono in grassetto, le altre sono state ricostruite):
Lato destro del leone:
Asmund incise queste rune con Asgeir e Thorleif, Thord e Ivar, su richiesta di Harold l'Alto, nonostante i greci lo vietino.
Lato sinistro del leone:
Hakon con Ulf e Asmund e Örn conquistarono questo porto. Questi uomini e Harold l'Alto imposero una forte tassa a causa della rivolta dei greci. Dalk è tenuto prigioniero in terre lontane. Egil è andato in missione con Ragnar in Romania e in Armenia.
La ricerca è interminabile e aimè assai difficile, poiché sono le documentazioni inerti in particolare alla mia zona,sono pressoché impossibili da trovare. Ma c'è una statua in quel di Torino,l a cui origine palesemente non corrisponde a ciò che i documenti che ho trovato riportano, un guerriero palesemente a me molto familiare è stato trasposto nella figura di Umberto I in veste di rix gallico, che di celtico ha ben poco.Ne parlerò la prossima volta.
Oggi volevo solo render noto che ciò che appare molto lontano e distante dalla nostra cultura, in vero non lo è. L'opera di dispersione ha fatto si che noi perdessimo quelle che potrebbero essere le nostre origini, anche una discendenza di sangue, che ci sembra sempre improbabile, relegandole solo ai culti pre-cristiani più diffusi in Italia, come quello Romano o il presunto culto di Diana.
Vi sono stati così tanti passaggi, così tanti popoli che hanno sparso sangue e culti sulla nostra terra che varrebbe la pena, dovrebbe essere nostro diritto poterne risalire.
Provate voi a fare una ricerca in merito al passaggio di Vichinghi e Longobardi in Italia, cercate le tracce che possono essere rimaste e capirete perche questo articolo appare comunque inconcludente e povero di testimonianze. E nel caso abbiate informazioni, vi prego di rendermene partecipe.
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