L'articolo di oggi sulle divinità norrene sarà in larga parte anche utile per il percorso della Volva e della pratica del seiðr che stiamo facendo insieme. Buona Lettura
Gullveig dei Vanir, detta La Scintillante. Padrona della Magia. Ebrezza dell' Oro. È andata a vivere con gli Æsir come ancella di Freyja e come Ella, Gullveig è un insegnante del seiðr.
Gli Æsir hanno cercato di ucciderla, scatenando così la guerra con il Vanir.
Nella mitologia norrena, Gullveig è un essere che infilzata dagli Æsir, viene bruciato tre volte, ma tre volte rinascere. Alla sua terza rinascita, il nome di Gullveig diventa Heiðr e lei viene descritto come un esperta e abile Völva. Gullveig/Heiðr è attestata esclusivamente nell'Edda Poetica attraverso la quale gli studiosi hanno formulato questo collegamento tra le due Gullveig e Heiðr è la stessa figura della dea Freyja.
E' nella Voluspa, che Gullveig compare, quando Odino chiama la Veggente e le chiede di parlare della prima guerra:
- Gullveig [21 - 22]
- La guerra degli dei [23 - 26]
Da questo vediamo che i Vanir e gli Æsir, due potenti gruppi di Dei, hanno iniziato una guerra per stabilire chi sarebbe stato più meritevole di ricevere sacrifici e onori dal genere umano. La guerra iniziò quindi con il tentativo di uccidere Gullveig, sulla quale circolano diverse ipotesi già enunciate:
-Il suo triplice rogo è visto come un rito di iniziazione di grandissima potenza.
-Lei è la Veggente chiamata da Odino alla vita nella Voluspa.
-Lei è semplicemente un'altra Dea Vanica in Suo pieno diritto.
-Una veste della dea Freyja.
L' etimologia del norreno nome Gullveig è problematico. Il primo elemento, Gull- , significa "oro", ma il secondo elemento, Veig , è torbido (una situazione condivisa con nomi personali Rannveig , Solveig , e Thórveig ). Veig può a volte dire "bevanda alcolica - Ebrezza", "potere, forza ", e talvolta anche "Tossico".
Da questo ultimo significato si è presunto che Ella sia stata uccisa, perche era per gli Æsir una sorta di minaccia, il suo legame con l'oro in negativo, poteva interrompere un equilibrio esistente tra le divinità, rendendole avide.
Anche il seiðr potrebbe essere visto come un ulteriore minaccia, ancor prima che Freyja stessa lo insegnasse a Odino. La magia Vanica quindi, potrebbe essere stata vista come minacciosa, immensamente pericolosa, teoria valida se pensiamo che Odino stesso successivamente bandisce questa pratica.
Il nome Heiðr invece, in norreno "fama", in forma di aggettivo "luminoso, chiaro" è semanticamente correlata, secondo lo studioso Rudolf Simek, al nome di Gullveig che diventa appunto Heiðr, in una connotazione più positiva. Heiðr è a volte anglicizzato come Heith, Heid, o Heidi .
In ogni caso, Gullveig fu uccisa, bruciata nella Sala degli Dei, tre volte e tre volte si alzò dalle fiamme. Ciò fu visto come un ulteriore minaccia, come una sfida da parte di questa emissaria Vanica nei confronti degli Æsir, forse circa anche una componente negromantica.
La guerra iniziò con il colpo di lancia di Odino sui Vanir, una consuetudine che continuò ad essere una dichiarazione di guerra nella società norvegese. La battaglia fu lunga e viziosa, ma nessuna delle due parti era in grado di ottenere la vittoria. Finalmente una tregua fu dichiarata e, come non era raro nella società norrena, degli ostaggi furono scambiati per cementare il patto di pace. Questi ostaggi sarebbero stati poi integrati nella società avversaria come membri a pieno titolo e anche con la funzione di mantenere la pace come dei custodi, memorie viventi, e creando un legame di parentela tra i popoli.
Un altro curioso paragone che proviene da questa figura è il suo probabile collegamento con Harthgrepa, la gigantessa levatrice e poi amante dell'eroe Handingus.
Cosi come Handingus stesso viene paragonato nella sua vicenda a Njord, nella sua prima fase di vita, cosi la gigantessa Harthgrepa viene paragonata per destino a Gullveig. Non solo, è la magia di rilevante importanza, quella stessa magia pericolosa - seiðr - praticata dai Vani.
Si nota nella saga, l'immensa differenza che separa all'interino della categoria "magia" le iniziative di Odino a favore dell' eroe da quelle dell evocazione di Harthgrepa.
Cosi come Handingus stesso viene paragonato nella sua vicenda a Njord, nella sua prima fase di vita, cosi la gigantessa Harthgrepa viene paragonata per destino a Gullveig. Non solo, è la magia di rilevante importanza, quella stessa magia pericolosa - seiðr - praticata dai Vani.
Si nota nella saga, l'immensa differenza che separa all'interino della categoria "magia" le iniziative di Odino a favore dell' eroe da quelle dell evocazione di Harthgrepa.
Partiamo dal presupposto che l'eroe nella sua vita, beneficia di interventi magici a suo favore, vediamo come nella prima parte dell Saga, Harthgrepa, la balia di Handingus, decide di sedurlo e unirsi a lui come moglie, con fattezze di donna, lasciando il corpo da gigantessa e raggiunto questo scopo lo accompagna, esattamente come la traccia del hiéros gamos nel culto e nei miti dei Vani, ed in particolare relativamente alla figura della sacerdotessa, gyðja, che accudisce e scorta il suo dio.
La storia prosegue due fasi rilevanti:
- ...Messasi in cammino con il suo compagno entrò per caso per trascorrere la notte, in una casa dove si stavano celebrando le tristi esequie del padrone di casa. Nel desiderio di sollevare la volontà divina attraverso la magia, incise formule spaventose su un frammento di legno, lo fece mettere da Handingus sotto la lingua del defunto, costringendo quest' ultimo a pronunciare versi terribili all'udito.
Maledizioni furono espresse per chi aveva strappato il defunto al suo riposo. - Infatti giunti nel bosco, mentre trascorrevano la notte, una mano gigantesca frugò nel loro rifugio. Spaventati da questo Handingus implorò l'aiuto della nutrice/sposa. Allora Harthgrepa tornado gigantessa, afferrò la mano e la porse al suo protetto perche la recidesse. Dalla ferita sgorgò marciume, e poco dopo tale avvenimento, Harthgrepa venne dilaniata esattamente con Gullveig dalle creature delle sua stessa razza, ricevendo il suo castigo per l'uso improprio della magia.
Harthgrepa ha evocato per mezzo di una tetra operazione un morto, usando la negromanzia, che sia questa anche pratica del seiðr,(?) riceve la più terribile delle pena, che sono assegnate alle seiðknur catturate.
Paul Herrmann parlando della guerra dei Vanir e Æsir cita, una strana figura femminile chiamata Gullveig, parlando di ella come di una strega (seiðkona) - naturale - in quanto Vane, dove il suo nome Ebrezza d'oro, prende il significato più terribile dei suoi effetti e della peggiore magia.
Sebbene le sorti di Gulveig e Harthgreppa sul finire siano differenti (una sopravvive mentre l'altra muore) in entrambi i casi l'attività malvagia magica, porta le donne a condanna e castigo.
Nella Ynglinasaga, Snorri racconta che a seguito della guerra tra i due gruppi di dei e dopo gli scambi di "ostaggi", Freyja insegnò per la prima volta agli Æsir, la magia Vanica chiamata seiðr.
In questo modo, la Ynglinasaga ci da una preziosa informazione stabilendo la definizione originaria di due magie: quella degli Æsir, e quelle oscura dei Vani, appunto il seiðr.
Nel 1903 in Nordische Mytologie, Paul Herrmann riduceva tale differenza a magia Bianca e magia Nera da cui ne desumiamo che:
Non deve stupire se in epoca Cristiana si induceva a vedere gli dei pagani come spiriti diabolici, è una realtà questa, ormai ben nota. Ciò comportò però la fusione di entrambe le magie, la cui origine nefasta o meno era irrilevante agli occhi del Cristianesimo.
Snorri, ridusse queste magie dividendo quella degli Æsir al Galdr e quella dei Vanir al Seiðr, facendo di Odino e degli Æsir dei seiðmenn dopo. Non solo fa di Odino l'inventore di tale magia, per poi indicare in un successivo passo Freyja come maestra che insegnò quest' arte Vanica, ma con la storia di Gullveig ne giustifica un origine oscura.
Né nell'Edda, né in altre fonti, Odino appare come seiðmaðr, ma solo come inventore dei canti runici.
Quando nel Lokasenna, Loki accusa Odino di aver praticato tale arte oscura a "Sàmsey passando di casa in casa come fanno le streghe", si tratta come spesso accade per Loki, di un interpretazione tendenziosa che ancora ci lascia in dubbio su questa pratica magica.
Tornado a Gullveig, è a lei che infine vien attribuito il seiðr con notevole repulsione attraverso la Voluspà, le sue pratiche avrebbero messo in movimento gli spiriti, e cosi come gli umani bruciavano gli stregoni e dopo la morte li facevano a pezzi, cosi questa dea Vanica viene straziata dagli Æsir a colpi di lancia e arsa per tre volte.
In tal senso appare sensata l'ipotesi che i due tipi di magia fossero diversi "nera e bianca", ma dobbiamo tenere conto sempre del contesto cristianizzato in cui le vicende degli dei ci sono stati tramandati. In questa veste possiamo non tenere troppo conto dell'affidabilità delle fonti, compromesse, ripeto da una visone non vissuta direttamente e praticata, ma piuttosto riportata con un filtro di una cultura e religione diversa, che cercava di spiegare qualcosa di sconosciuto.
Anche nel neopaganesimo la stregoneria c'è stata presentata come un arte dalla duplice faccia, ma se solo potessimo andare indietro nel tempo e abbandonare questi concetti, che ancora oggi accompagno la Stregoneria, potremmo forse scoprire, che la distinzione è superflua, che entrambe le realtà sono un unica realtà. Veggenti e sensitivi sono sempre esistiti, così come il loro contatto con i mondi sottili e il regno dei morti, questo di per se, come le pratiche sciamaniche, non assumono categorizzazioni nette come nel nostro presente, si tratta solo di definizioni futili ed estreme. Dividono quando una generalizzazione viene fatta.
Basta pensare alla citazione di Fries: "la negromanzia era un modo accettabile per ottenere informazioni nel vecchio Nord". Non servono quindi altre parole per capire la differnza di visone dal vecchio mondo pagano al cristiano e moderno.
Anche secondo Ursula Dronke la pratica dell'Utiseta (ne parleremo piu avanti),era pratica comune fino al cristianesimo.
La storia di Gullveig per quanto simile, non è uguale a quella di Harthgrepa, non vi è traccia di un seiðr malevolo praticato dalla prima, mentre per la seconda se di seiðr si tratta, forse si. In ogni caso non è giustificata la pratica della gigantessa la dove decide di evocare un morto, forse aveva le sue buone ragioni, forse ne dipendeva la sua vita e quella dell eroe, visto che voleva sollevare la volontà delle divinità. Con ogni probabilità il triste destino di Harthgrepa raccontato da Saxo, è un avviso per coloro che intendono praticare alcuni tipi di magia, dall'astenersi, perche immorali, secondo il dogma cristiano, pena la morte. (Sorte condivisa in ogni caso da qualsiasi praticante di magia, che fosse vanica o asir, che fosse bianca o nera.)
Né nell'Edda, né in altre fonti, Odino appare come seiðmaðr, ma solo come inventore dei canti runici.
Quando nel Lokasenna, Loki accusa Odino di aver praticato tale arte oscura a "Sàmsey passando di casa in casa come fanno le streghe", si tratta come spesso accade per Loki, di un interpretazione tendenziosa che ancora ci lascia in dubbio su questa pratica magica.
Tornado a Gullveig, è a lei che infine vien attribuito il seiðr con notevole repulsione attraverso la Voluspà, le sue pratiche avrebbero messo in movimento gli spiriti, e cosi come gli umani bruciavano gli stregoni e dopo la morte li facevano a pezzi, cosi questa dea Vanica viene straziata dagli Æsir a colpi di lancia e arsa per tre volte.
In tal senso appare sensata l'ipotesi che i due tipi di magia fossero diversi "nera e bianca", ma dobbiamo tenere conto sempre del contesto cristianizzato in cui le vicende degli dei ci sono stati tramandati. In questa veste possiamo non tenere troppo conto dell'affidabilità delle fonti, compromesse, ripeto da una visone non vissuta direttamente e praticata, ma piuttosto riportata con un filtro di una cultura e religione diversa, che cercava di spiegare qualcosa di sconosciuto.
Anche nel neopaganesimo la stregoneria c'è stata presentata come un arte dalla duplice faccia, ma se solo potessimo andare indietro nel tempo e abbandonare questi concetti, che ancora oggi accompagno la Stregoneria, potremmo forse scoprire, che la distinzione è superflua, che entrambe le realtà sono un unica realtà. Veggenti e sensitivi sono sempre esistiti, così come il loro contatto con i mondi sottili e il regno dei morti, questo di per se, come le pratiche sciamaniche, non assumono categorizzazioni nette come nel nostro presente, si tratta solo di definizioni futili ed estreme. Dividono quando una generalizzazione viene fatta.
Basta pensare alla citazione di Fries: "la negromanzia era un modo accettabile per ottenere informazioni nel vecchio Nord". Non servono quindi altre parole per capire la differnza di visone dal vecchio mondo pagano al cristiano e moderno.
Anche secondo Ursula Dronke la pratica dell'Utiseta (ne parleremo piu avanti),era pratica comune fino al cristianesimo.
La storia di Gullveig per quanto simile, non è uguale a quella di Harthgrepa, non vi è traccia di un seiðr malevolo praticato dalla prima, mentre per la seconda se di seiðr si tratta, forse si. In ogni caso non è giustificata la pratica della gigantessa la dove decide di evocare un morto, forse aveva le sue buone ragioni, forse ne dipendeva la sua vita e quella dell eroe, visto che voleva sollevare la volontà delle divinità. Con ogni probabilità il triste destino di Harthgrepa raccontato da Saxo, è un avviso per coloro che intendono praticare alcuni tipi di magia, dall'astenersi, perche immorali, secondo il dogma cristiano, pena la morte. (Sorte condivisa in ogni caso da qualsiasi praticante di magia, che fosse vanica o asir, che fosse bianca o nera.)
Infine, ad un altra gigantessa è collegata alla sorte di Gullveig, così come all'uso della magia del seiðr: Angrboða.
In questo caso la vena malevola è tuttavia più evidente, ma con alcune riserve ad ogni modo.
In questo caso la vena malevola è tuttavia più evidente, ma con alcune riserve ad ogni modo.
Angrboða è una gigantessa jötunn della mitologia norrena. Il suo nome significa "presagio di male"o "colei che porta dolore" è conosciuto come il Hag del Legno Ferro di Jotunheim (Hag = saggia).
Snorri Sturluson nella sua Edda in prosa (nel Gylfaginning) ci racconta che si unì con il dio Loki (un dio controverso benché accusi Odino di aver praticato la magia dei Vani in modo contrariato), dal quale ebbe tre figli: il gran lupo Fenrir, il Miðgarðsormr e Hel, la regina dei morti. Come indicato successivamente, potrebbe essere Iárnvidia, nominata nella lista delle mogli troll nel nafnaþulur di Snorri.
Il poema Völuspá (nelle stanze 40-41 nella maggior parte delle edizioni) narrà di una gigantessa che abitava a Járnviðr e che Snorri di solito identifica con Angrboða (e con Iárnvidia):
(NON)
« Austr sat en aldna
í Iárnviði
ok fæddi þar
Fenris kindir;
verðr af þeim öllum
einna nökkurr
tungls tiúgari
í trolls hami. »
(IT)
« La vecchia siede ad oriente
in Iárnviðr
e laggiù nutre
la stirpe di Fenrir.
Di tutti quelli
uno solo si fa
distruttore del sole
in forma di troll. »
(Völuspá 40 - 41)
La traduzione di Brodeur rende meglio queste parole:
Una strega abita ad est di Midgard, nella foresta chiamata Ironwood: in quel bosco abitano i troll-donne, che sono note come Ironwood [ Iárnvidjur ](Le Maurnir?). La vecchia strega porta molti giganti per i figli, e il tutto in forma di lupi; e da questa fonte sono questi lupi. Il detto va così: da questa gara verrà uno che sarà più potente di tutti, colui che è chiamato Moon-Hound [ Mánagarm ]; egli deve essere riempito con la carne di tutti quegli uomini che muoiono, ed egli inghiottirà la luna, e cospargerà di sangue il cielo e tutta la tana; il sole perderà il suo splendore e il vento in quel giorno sarà inquieto e giungerà da ogni parte.
Forse "Moon-Hound" e "segugio della luna", o alternativamente "quello che ruberà il sole dal cielo", come citati in precedenza sono riferiti a Hati o Skoll, figli di Fenrir, dal momento che in altri poemi Skoll e Hati sono nati da "la strega del Ironwood".
Nella strofa 13 del poema eddico Baldrs draumar Odino dice alla veggente:
Non sei tu saggia-donna, né sapienza hai;
di tre giganti la madre sei tu.
Questo potrebbe fare riferimento a Angrboda come madre dei tre mostri. La veggente afferma che lei non sarà mai affascinata dai morti fino a quando Loki non sarà sciolto dalle sue obbligazioni, ovvero mai. Ciò lascia intendere che si tratti di Gullveig/Heiðr, confusa per Angrboda.
Ancora, varie voci messe in giro dicevano che Loki e Angrboda avevano fatto della magia nera per assicurarsi che il loro figli si dimostrassero pari a quelli della profezia e che in particolare lei, Hel, sarebbe divenuta la dea della morte. Altre voci dichiararono di aver semplicemente previsto che sarebbe stato così e che quindi essi si unirono per realizzare la famosa profezia. Se avvenne per caso o per pianificazione, fù una grande delusione per le altre razze, che avevano sperato di togliere la Terra dei Morti dalle mani degli Jotun.
Anche Angrboda come praticante di una magia oscura, neoromantica, cospiratrice, verrà bruciata tre volte. Infondo lei è descritta come una guerriera, licantropo-mutaforma così come donna saggia, sacerdotessa, strega feroce e veggente, ed è appassionato, violenta, sanguinaria. Lei è il capo del Clan del Lupo, e anche il capo dei capi dei Nove Clan del Legno Ferro per diritto delle tante battaglie ha vinto. Ancora, Lei è abile nella magia della caccia, nella profezia e nella divinazione, e certi tipi di magia sessuale da un punto di vista femminile. Tutto la fa ricondurre in un ottica cristiana, a qualcosa di estremamente pericoloso. Sarà così? Molti lavorano con lei come con una dea madre, benché lei sia molto pretenziosa, come ogni Jötunn ha il suo bel caratterino, avendo procreato quelli che secondo la profezia erano i tre mostri, o abbia magicamente fatto in modo che lo fossero, la fa apparire malvagia ai più. Ma se tutto ha un equilibrio, se la fine degli Dei è gia stata scritta, questo deve avvenire, indipendentemente da chi ne possa essere causa.
Corrispondenze Gullveig:
- Runes: Dagaz, Ehwaz, Sowilo, Tiwaz
- Colore : oro
- Giorno: Domenica
- Incenso: ambra, cannella, incenso
- Pianta: cenere, celandine, camomilla, calendula, vischio, iperico
- Dominio: guarigione, magia, veggente, stregoneria
- Pietra: crisolito, rame, oro, di giacinto, topazio
- Simbolo: il Sole
Fonti :
Gylfaginning -Snorri Sturluson.
Ynglingar Saga-Snorri Sturluson.
Lokasenna -Snorri Sturluson.
La saga di Handingus. Dal mito al Romazo - Georges Dumezil
Seidr The gate is open - Katie Gerrard
Exploring the Northern Tradition - Galina Krasskova
www.patheos.com
Wikipedia
www.northernpaganism.org
Bifrost.it
Bifrost.it
NON COPIARE SENZA AUTORIZZAZIONE E SENZA CITARE LA FONTE!
Lavoro sui vichinghi. Religione e sciamanesimo. ma cosa è la staffa della dea Volva?
RispondiEliminaGrazie e scusate il disturbo.
Franco Trapani